Missioni Consolata - Marzo 2018

MARZO2018 MC 13 contrano ad Agadez, ultima città nel deserto, dove poi i migranti si dividono tra chi passa in Algeria a Tamanrasset per entrare in Libia da Est e chi passa da Dirkou e Ma- daua ed entra in Libia dalla fron- tiera Sud (vedi cartina). Per que- sto il Niger è diventato il primo paese a Sud del Sahara, dove i go- verni europei, Italia compresa, vo- gliono stabilire una nuova fron- tiera per bloccare gli africani. L’I- talia sta investendo nel paese, con l’invio, per la prima volta nella storia, di un ambasciatore (Marco Prencipe) nel 2017 e l’inaugura- MC A zione della nuova ambasciata, av- venuta lo scorso 3 gennaio con l’intervento del ministro degli Esteri Angelino Alfano in persona. È del gennaio di quest’anno l’ap- provazione in parlamento dell’in- vio di militari italiani in Niger, uffi- cialmente per la lotta alla migra- zione clandestina e al terrorismo (vedi box qui sopra). Proprio per il contrasto ai flussi migratori, il Niger ha firmato degli accordi con l’Unione europea alla Valletta (novembre 2014), grazie ai quali il paese riceve dei finan- ziamenti. Così nel 2015 l’Assem- blea nazionale (il parlamento) del Niger ha votato una legge (la 36 del 2015) che, entrata in vigore a fine 2016, ha reso illecita qual- siasi attività connessa con la mi- grazione. Tale legislazione pre- vede anche un grande dispiego di forze militari e di polizia per il controllo delle frontiere, delle città e delle direttrici di transito dei migranti. Chiediamo al signor Touré con- ferma degli effetti della legge: «Ci sono ancora migranti che tentano di andare in Libia, ma sono rari, perché c’è una politica di conteni- Militari italiani in Niger: addestrare o occupare? Operazione «scarponi» nella sabbia Anche l’Italia si appresta a inviare militari e mezzi in Niger. L’ottica è quella di bloccare i migranti in Africa, ma con i numeri previsti è impossi- bile controllare le frontiere. Mentre i costi rischiano di lievitare. I l parlamento italiano ha approvato nel gennaio scorso la missione militare in Niger (contestata dal mondo missionario italiano, ndr ). Nell’arco di sei mesi, nel paese saheliano potrebbe essere schierato un contin- gente di 470 uomini. Quale sarà il suo compito? Il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, ha affermato che non sarà una missione di combattimento. I nostri militari dovranno «addestrare i militari nigerini per renderli capaci di contrastare efficacemente il traffico di migranti e il terrorismo». «In realtà - afferma Gianandrea Gaiani, direttore della rivista Analisi Difesa -, la missione partirà in sordina con lo schieramento di 120 uomini che saranno impiegati per la costruzione di una base logistica a Niamey e per compiti addestrativi. Sarà poi il governo che uscirà dalle elezioni di marzo a decidere se mantenere la missione in questo assetto o ampliarla, affidandole an- che i compiti di controllo della frontiera con la Libia dalla quale passano i traffici di uomini, droga, sigarette, ecc.». Indiscrezioni parlano dell’invio dei nostri militari a Ma- dama, in mezzo al Sahara, al confine libico, postazione at- tualmente occupata da truppe francesi. F acendo un passo indietro, da dove nasce l’esigenza di questa missione? «La missione - prosegue Gaiani - vuole rispondere alle richieste del Niger di avere un supporto nel contenimento del fenomeno dell’immigra- zione. Non è un’esigenza nuova. Nel 2014 ero in Niger e l’allora ministro degli Esteri, oggi ministro dell’Interno, Mohammed Bazoummi disse: “Con l’Italia c’è un rap- porto storico, perché Roma non ci aiuta, formando i nostri uomini e fornendoci i mezzi, per contenere l’immigrazione bloccandone le rotte?”. Nel 2014 però, l’Italia era impe- gnata nell’operazione Mare Nostrum e non era interes- sata a inviare uomini in Niger. Oggi le condizioni di poli- tica interna ed estera in Italia sono cambiate e c’è un rin- novato interesse da parte di Roma nel contenere l’immi- grazione direttamente in Africa. Il Niger diventa quindi la prima linea sulla quale combattere il traffico di esseri umani, ma non solo». I l 27 settembre 2017, Niamey e Roma hanno firmato un’intesa che prevede aiuti per 50 milioni di euro e l’in- vio immediato di 120 uomini. «Da giugno - osserva Gaiani -, la missione potrebbe crescere ulteriormente. Sarà il nuovo governo a stabilire se mantenere un contin- gente ridotto oppure se aumentarlo e quali missioni affi- dargli. A mio parere, se la missione sarà quella di control- lare i confini tra Niger e Libia, 470 uomini potrebbero es- sere pochi per presidiare un’area così vasta. I militari sul terreno dovrebbero infatti avere il supporto di elicotteri, droni, mezzi di terra, apparati elettronici, ecc. Ciò aumen- terebbe il costo della missione e lo sforzo logistico e opera- tivo delle nostre forze armate». In Niger gli italiani collaboreranno con altri contingenti? «I militari italiani - conclude Gaiani - lavoreranno insieme alle forze armate francesi che sono impegnate in Niger nella lotta al terrorismo. La presenza di soldati italiani, in- sieme a quella di militari tedeschi e spagnoli, permetterà a Parigi di ridurre il proprio contingente (e quindi di con- tenere le spese in bilancio) ma, allo stesso tempo, la Fran- cia avrà la possibilità di mantenere una forte presenza nell’area». Enrico Casale

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