Missioni Consolata - Dicembre 2017

emissario aveva scelto di coinvolgere nei suoi pro- getti di sviluppo sostenibile delle donne perché più ancorate al territorio di quanto non lo fossero gli uomini. Questi, infatti, di solito, una volta otte- nuto il brevetto di ingegneri solari, abbandona- vano il villaggio per andare in città a cercare di sfruttare economicamente la loro nuova profes- sione. E concluse: « Si educas a un niño tendrás un hombre, si educas a una niña tendrás una aldea » (Se educhi un bambino avrai un uomo, se educhi una bambina avrai una comunità). Magalys lo ascoltò con attenzione e, pur non avvezza a concetti come quello dell’ empowerment femminile, comprese che la posta in gioco non era solo imparare un me- stiere, ma regalare a tutta la sua comunità ener- gia elettrica. Si sentì chiamata in causa, ne dis- cusse con la sua famiglia e decise di partire per recarsi al corso intensivo per ingegneri solari or- ganizzato dal Barefoot College in Rajasthan, In- dia. Bunker Roy e il «collegio dei piedi scalzi» Il Barefoot College, «collegio dei piedi scalzi», (www.barefootcollege.org ) è una fondazione non profit con base a Tilonia, un villaggio del Raja- stan. È un centro di lavoro sociale e di ricerca di cui esistono pochi esempi al mondo. Fu creato nel 1972 da Bunker Roy, un attivista della intellighen- zia indiana. Dopo aver studiato nelle migliori uni- versità, seguendo i principi del Mahatma Gandhi secondo il quale lo spirito dell’India vive nei vil- laggi, invece di sfruttare i suoi studi per godersi una vita da benestante, decise di andare a vivere per un certo tempo in campagna, dove si scontrò con la violenta realtà dell’India rurale. Dopo aver toccato con mano le devastanti conseguenze della carestia del Bihar del 1960, Roy decise di regalare il suo sapere ai poveri e agli emarginati, i cosid- detti «intoccabili», che per lui erano persone de- gne di rispetto che andavano aiutate a mettere a frutto le proprie conoscenze. Convinto delle po- tenzialità della formazione come strumento di ri- scatto, diede il là a uno degli esperimenti sociali più interessanti dell’India contemporanea e, lavo- rando sulla formazione di poveri e analfabeti, ri- uscì a nobilitare mestieri antichi come quello delle levatrici o degli scavatori manuali di pozzi, e a re- sponsabilizzare migliaia di persone che nessuno avrebbe mai impiegato, rivisitando dalle basi il concetto stesso di «professionalità» che - secondo Roy - è una combinazione di competenza, pas- sione, e sicurezza per il proprio lavoro. Convin- zione quella di Roy che negli anni gli fece ottenere svariati riconoscimenti come quello per l’«Im- prenditorialità sociale Schwab» nel 2002, il «Pre- DICEMBRE2017 MC 43 D mio Ashden» per l’energia sostenibile nel 2003, e nel 2005 il «Premio Skoll per l’Imprenditoria so- ciale», trasformandolo in una delle figure di spicco nella comunità indiana del mondo della co- operazione. La rivista Time lo ha nominato nel 2010 tra le 100 personalità più influenti del mondo. Il Barefoot College ha formato più di 50mila bam- bini attraverso le scuole serali in villaggi remoti di sedici stati indiani per creare «professionisti a piedi nudi», insegnando loro a sfruttare le proprie risorse in maniera autonoma. Grazie al coinvolgi- mento di partner internazionali, è poi riuscito ad ampliare i suoi programmi verso regioni sperdute dell’America Latina, dell’Africa e del Medio Oriente. Il suo nuovo obiettivo ora è quello di for- mare più donne possibile per portare energia elet- trica nei loro villaggi, rendendoli sostenibili e raf- forzandone il tessuto sociale per incentivare i suoi abitanti a non fuggire verso le città. A raccontarci tutto questo, con gli occhi pieni di rispetto e ammirazione, è proprio Rodrigo Paris, ambasciatore per l’America Latina del Barefoot College che, dopo aver trovato Magalys, è riuscito a convincere a partire alla volta di Tilonia altre donne coraggiose: Anastasia, Maria Luisa e Maria Milagros. Tutte loro, anche grazie alla partner- ship con l’italiana Enel Green Power (www.enel- greenpower.com ), hanno portato elettricità a mi- gliaia di persone di varie comunità sperdute. Raccontare alla luce di casa Magalys Ho scelto di andare a visitare la comunità di Ma- galys, all’estremo settentrionale della penisola, nella provincia di Nazareth, la più difficile da rag- giungere. Per arrivarci servono diversi giorni di viaggio in cui non è mai chiaro quando si arriverà. Per la strada s’incontrano solo cactus, alberi morti e vecchi mulini arrugginiti che evocano una lontana presenza umana. Quando sono giunta con Rodrigo Paris, dopo vari incidenti di percorso come insabbiature e conseguenti salvataggi da parte di indios locali, la strada tortuosa che si ar- rampicava per la serra della Makuira era avvolta nell’oscurità più assoluta. Una volta giunti in cima, è apparsa fioca una luce che, oscillando, si è avvicinata sempre più fino a svelarci Magalys nel suo bel vestito bianco e nero. Dopo averci accolti sorridente nel suo rancho , la donna si è messa su- bito a preparare arepas con queso nella sua cucina illuminata da varie lampade a led alimentate dai pannelli solari. «Vedi, anche solo questo momento che stiamo vi- vendo ora sarebbe stato impensabile qualche anno fa: passare la serata insieme chiacchierando, cucinando o tessendo. Ora i ragazzi possono stu- diare la sera, noi donne possiamo tessere e si può passare del tempo insieme senza doverci mettere a letto alle sette di sera per poi svegliarci alle tre del mattino. Ora sì che abbiamo capito perché in città la gente fa le ore piccole», scherzava con la sorella. Pagina precedente : Magalys Polanco nella sua casa prepara «arepas» alla luce di una delle sue lampade a led alimentate da energia solare. D COLOMBIA

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