Missioni Consolata - Giugno 2017

• Martirio | Resistenza | Nazismo | Spiritualità • GIUGNO2017 MC 73 L’ambiente universitario quindi influenzò e fece maturare la tua lettura della realtà del tuo tempo… Fui molto colpito dalla teologia dialettica e dal pen- siero del teologo protestante svizzero Karl Barth. Leggendo e approfondendo i suoi scritti, aumentai di molto il mio bagaglio teologico. Terminai i miei studi laureandomi nel 1930 con una tesi sulla Chiesa, dal titolo «Sanctorum communio», diven- tando allo stesso tempo pastore luterano e otte- nendo a soli 24 anni l’abilitazione per la docenza universitaria. Quale fu il tuo primo incarico accademico? Dal 1931 al 1933, insegnai all’Università di Berlino, dove mi sforzai di coinvolgere gli studenti in un ap- proccio innovativo alla teologia, teso a sensibiliz- zare le coscienze, in modo particolare sulla situa- zione politica della Germania di allora. Nel tuo programma accademico avevi qualcosa di specifico da offrire ai tuoi studenti? La mia fissazione come insegnante di teologia era la Chiesa, intesa come concreta comunità di uomini, che, in quanto tale, ha il dovere di calarsi nella realtà e combatterne le distorsioni, per realizzare una società giusta e fraterna, estranea a ogni tipo di odio e di violenza. In quegli anni anche la tua famiglia faceva scelte in disaccordo con l’ideologia nazista che però guadagnava consensi sempre più ampi in tutta la Germania… La mia opposizione sempre più forte al nazismo na- sceva proprio dall’ambiente familiare. Basti pensare ai contatti che avevo con Gerhard Leibholz, il gio- vane di origine ebrea sposato con mia sorella ge- mella Sabine. Essi, nel 1933, lasciarono la Germania a seguito delle prime leggi razziali emanate dalla dittatura di Hitler, rifugiandosi negli Stati Uniti. Questo ti aiutò a prendere coscienza della depravazione presente nell’ideologia nazional- socialista e cominciasti a reagire di conse- guenza… Compresi la grande aberrazione dell’antisemitismo e presi posizione pubblicamente contro la «clausola ariana» che era stata inserita negli statuti della Chiesa protestante, imposti dal regime nazista. Scesi in campo in prima persona per denunciare l’allucinante deriva del potere politico in Germania. Che scelte facesti allora per contrapporti all’i- deologia nazista? Mi schierai con la cosiddetta «Chiesa confessante», cioè quella parte della Comunità evangelica prote- stante che aveva imboccato la via della resistenza al regime, e cominciai a organizzare seminari e corsi di studio per far conoscere la situazione in cui ci trova- vamo. In più mi misi all’opera per stabilire contatti con l’estero, affinché fosse sostenuta la resistenza tedesca. MC R A sinistra : primo piano di Dietrich Bonhoeffer. | Sopra : la grande fa- miglia di Bonhoeffer. Molti di loro hanno pagato con la vita la loro resistenza non violenta al nazismo. | Pagina seguente : altro ritratto di Bonhoeffer ( immagini CC dalla rete ). #

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