Missioni Consolata - Maggio 2017

MAGGIO2017 MC 67 giuridico europeo che definisca le attività e lo status di volontario per agevolare la mobilità europea e internazionale, nonché il ricono- scimento delle competenze, sia nello Youth passaport che nell’ Eu- ropass (strumenti per armoniz- zare la descrizione delle compe- tenze dei cittadini all’interno dell’Unione, ndr )». Quanto alle strategie per lo svi- luppo, ne «Lo stato dell’Unione 2016» la commissione ha annun- ciato un nuovo il Piano europeo per gli investimenti esterni ( Pie ). «Lo strumento», si leggeva nel co- municato stampa del settembre scorso, «consentirà di stimolare gli investimenti in Africa e nei paesi del vicinato dell’Ue, in parti- colare per sostenere le infrastrut- ture economiche e sociali e le Pmi (Piccole e medie imprese, ndr ), mediante la rimozione degli osta- coli agli investimenti privati». Il contributo previsto è di 3,35 mi- liardi di euro, che andranno a so- stenere «le garanzie innovative e strumenti analoghi a copertura degli investimenti privati». Se- condo la Commissione, questi 3,35 miliardi dovrebbero riuscire a mobilitare fino a 44 miliardi di euro d’investimenti e l’importo potrebbe raddoppiare se gli stati membri e gli altri partner contri- buiranno con un finanziamento equivalente. L’iniziativa è certamente in linea con la Comunicazione 263 del 2014, in cui la commissione ricor- dava che il settore privato forni- sce il novanta per cento dei posti di lavoro nei paesi in via di svi- luppo e che questo lo rende un partner essenziale nella lotta alla povertà. Altrimenti detto: se non si coinvolge il settore profit nello sviluppo non si va da nessuna parte. Concord , la rete europea delle ong, ha tuttavia avanzato alcuni dubbi circa il Pie: «Il piano - si legge fra le raccomandazioni in- viate alla Commissione - deve es- sere sganciato dalle politiche di controllo delle migrazioni e dagli obiettivi di breve termine della politica estera europea e non può dare per scontato che la crescita economica - in termini di punti di Pil - implichi automaticamente la creazione di posti di lavoro, e meno ancora di lavoro dignitoso e sostenibile» @ . L’effetto Trump sullo sviluppo Con i loro 31 miliardi di dollari all’anno (nel 2016), gli Stati Uniti sono il secondo donatore al mondo dopo l’Unione europea per quanto riguarda l’aiuto allo sviluppo, il primo se si conside- rano gli Stati europei singolar- mente. Ovvio che la proposta di budget dell’amministrazione gui- data da Donald Trump fosse at- tesa con una certa apprensione nel mondo della cooperazione. E lo scorso 16 marzo le proposte presidenziali sono state rese pub- bliche: Trump ha proposto per il Dipartimento di Stato e l’agenzia Usaid , gli enti governativi che ge- stiscono il grosso dell’aiuto, un budget di 25,6 miliardi di dollari, con un taglio pari al 28 per cento. Altri tagli proposti sono al contri- buto alle Nazioni Unite - attual- mente gli Usa ne sono il principale donatore, coprendo oltre un quinto dei 5,4 miliardi di dollari del budget Onu e quasi un terzo dei 7,9 miliardi per le operazioni di peacekeeping - e agli enti finan- ziari multilaterali di sviluppo come la Banca mondiale. Il presidente statunitense ha inol- tre intenzione di staccare la spina a tutto ciò che riguarda la lotta al cambiamento climatico - elimi- nando la U.S. Global Climate Change Initiative e bloccando i pa- gamenti ai programmi delle Na- zioni Unite in questo ambito - e di riorganizzare Dipartimento di Stato e Usaid , forse accorpando la seconda al primo, ipotizza qual- cuno. Sopravvive invece la dota- zione di risorse per il Fondo presi- denziale di emergenza per la lotta all’Aids (Pepfar) e per il Fondo glo- bale per la lotta a HIV/Aids, tuber- colosi e malaria @ . Rimane da vedere quante di que- ste proposte il Congresso effetti- vamente accoglierà; ma l’opi- nione pubblica mondiale ha già potuto farsi un’idea di come si traduce lo slogan « America first » in termini di fondi per lo sviluppo. Chiara Giovetti _______________ @ Su www.rivistamissioniconsolata.it tro- vate i link ai siti, testi e documenti citati nell’articolo. In alto : tenda dell’ Unicef per acco- gliere i rifugiati interni durante una crisi di violenza tribale a Camp Garba in Kenya nel 2012. | Qui : i contenitori dell’olio distribuiti da Usaid vengono poi regolarmente riciclati per mille usi nei campi dei rifugiati o nelle ca- panne di chi vive in aree colpite da siccità e fame. # MC R

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