Missioni Consolata - Maggio 2017

a poco mi sono sentita accolta». Un inizio tumultuoso per la ragazza che allo stu- dio doveva affiancare lo sforzo di imparare la lin- gua e la volontà di comprendere un sistema cultu- rale dai punti di riferimento diversi da quelli co- nosciuti nei primi due decenni di vita in Africa. Senza scoraggiarsi e con la metodologia tipica di una scienziata, Joelle ha trasformato una debo- lezza in opportunità. Quell’iniziale sentirsi stra- niera in un paese straniero le ha permesso di svi- luppare doti di empatia e ascolto che oggi rivolge ai suoi pazienti, in particolare a chi è arrivato da poco in Europa e fatica a esprimere il proprio ma- lessere. Appena ha un momento libero, Joelle opera come dottore volontario in medicina generale presso Camminare Insieme (camminare-insieme.it) , un’associazione torinese di volontariato con un poliambulatorio in via Cottolengo, che si occupa di fornire farmaci e visite gratuite a indigenti e a stranieri che, per ragioni diverse, non abbiano di- ritto al servizio sanitario nazionale. Medico, donna e africana A volte non credono ai loro occhi. Stupiti e mera- vigliati, i pazienti stranieri che si siedono di fronte a Joelle rimangono a bocca aperta nel vedere una ragazza dell’Africa subsahariana con stetoscopio al collo e cartellino recante la dicitura «dottore» sul camice. «Mi chiedono come abbia fatto a rag- giungere uno status così elevato - sorride Joelle -. Pensano che sia stata adottata. A loro sembra in- credibile che qualcuno nato in Africa e arrivato in Italia possa riuscire a laurearsi in medicina». Chi si presenta presso gli ambulatori dell’associa- zione Camminare Insieme nella maggior parte dei casi parla la lingua di chi ha fatto un lungo viag- gio, con ferite psicologiche oltre che fisiche, e un passato da dimenticare. Difficile per loro pensare a un domani e ancora più arduo immaginare di realizzare i propri sogni. Tanti di loro fanno parte di quel 61,3% di stranieri che nel 2016 ha ricevuto il diniego alla richiesta di asilo, secondo i dati del ministero dell’Interno. Cittadini invisibili che si muovono sul territorio italiano senza la possibilità di rimanere, ma nep- pure l’opportunità di andare verso un altrove più favorevole alla loro vita. Esseri umani privi di do- cumenti che non hanno il diritto di iscriversi al si- stema sanitario nazionale e quindi si rivolgono a centri ambulatoriali gestiti da volontari per otte- nere visite generali e medicinali gratuiti. Tra i 2.547 pazienti totali, sono 2.113 le persone prove- nienti da paesi non dell’Unione europea che si sono registrate ai servizi dell’associazione Cam- minare Insieme nel 2016. Pazienti senza documenti «Chi è senza documento preferisce farsi curare presso centri come il nostro perché noi non esi- giamo la presentazione del permesso di soggiorno - spiega Joelle -. Ogni volta che una persona consi- derata irregolare si presenta in strutture pubbli- che teme una registrazione formale e conseguenti ripercussioni amministrative o penali». Una paura che non avrebbe ragione di esserci se fosse più conosciuto l’articolo 35 del testo unico sull’immigrazione che cita: «L’accesso alle strut- ture sanitarie da parte dello straniero non in re- gola con le norme sul soggiorno non può compor- tare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano». In Italia il dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’uomo, indipen- dentemente dall’etnia, dalla religione e dal sesso, in tempo di pace e guerra. Così recita ancora oggi l’articolo 3 del codice deontologico medico. Certezze messe in dubbio qualche anno fa dal pacchetto sicurezza del 2008 e dalla successiva legge 94/2009 emanati dal governo Berlusconi che crearono panico diffuso tra gli stranieri e un acceso dibattito tra i medici determinati ad alzare le barricate per difendere il proprio dovere a ope- rare nell’interesse del paziente. Nel mirino c’era l’introduzione del reato di in- gresso e soggiorno irregolare, punito con una san- zione fino a 10mila euro, e l’obbligo di denuncia per pubblici ufficiali e incaricati del servizio pub- blico che venissero a conoscenza di una persona in condizione di clandestinità. Il mondo sanitario si trovò a dover fronteggiare una situazione ambi- gua. Da una parte il divieto di segnalazione pro- pria della deontologia e dall’altra il possibile ob- bligo di denuncia del migrante irregolare, non perché avesse commesso un atto criminale, ma per il motivo di essere nella condizione di sans pa- piers . «È stato un periodo difficile - spiega Fiorella Ferro, socio fondatore di Camminare Insieme -. Tutti i medici, paramedici e corpo sanitario ita- liano si sono allineati in una ferma opposizione alla legge». Sulla porta dell’associazione di Via Cottolengo campeggiava un grosso e rosso ade- sivo che recitava «Noi non segnaliamo» e in quell’anno le code di fronte alle porte si duplica- rono, mentre il libero e spontaneo accesso alle cure pubbliche da parte degli stranieri senza do- cumenti si riduceva. La federazione nazionale degli ordini dei medici chi- rurghi e degli odontoiatri alzò la voce in difesa del ruolo del medico e chiese al governo chiarimenti. La vicenda trovò una sua conclusione nella circo- lare n. 12 del novembre 2009, in cui il ministero A sinistra: Joelle Kamgaing durante le ore di volontariato presso l’associazione Camminare Insieme. D MAGGIO2017 MC 47 D

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