Missioni Consolata - Maggio 2017

ha sofferto, piegata inoltre da ondate di carestia, che hanno accelerato i moti migratori e collocato la Somalia al terzo posto nel mondo per numero di richieste di asilo politico, con 1,1 milioni di abi- tanti in fuga, secondo il 3° Rapporto sulla Prote- zione internazionale 2016 (di Caritas Italiana e al- tre organizzazioni). «Da quando sono nato non ho mai vissuto un giorno di pace, fino a quando non ho deciso di partire - racconta Abdullahi -. La paura del viaggio era tanta, ma quella di rima- nere, e non potermi realizzare come essere umano, era più forte». Compiuti 19 anni, ha preso il suo bagaglio e ha cominciato un viaggio di 7 mesi, affidandosi a organizzazioni di trafficanti che si occupano di gestire il viaggio dei migranti verso l’Europa. Mesi trascorsi ad attraversare l’E- tiopia, il Sudan e poi la Libia. «Mi sarebbe pia- ciuto prendere un aereo, ma non è stato possibile - ricorda il ragazzo -. Con il passaporto somalo non si può andare neanche in Kenya, mentre con i documenti italiani si può viaggiare in 175 paesi. Oggi c’è chi ha diritto di viaggiare e chi no. E i so- mali non ce l’hanno», per cui il viaggio è stato pre- cario e insicuro a ogni passo. L’attraversamento del mare tra Libia e Italia è stato più semplice del passaggio nel deserto, durato sette giorni. La paura che la macchina si inceppasse a causa della sabbia, che i soccorsi non arrivassero o che le ri- serve d’acqua terminassero, ha seguito Abdullahi fino all’arrivo in Libia, dove, pagando un biglietto salato, è salito sul barcone che lo ha portato in Eu- ropa. «Tu non scegli in che punto attraversare il Mediterraneo né dove arrivare - racconta -. Ti af- fidi e basta. Il viaggio in mare dura mediamente 24 ore. Se c’è un problema, speri di essere soc- corso e preghi Dio». Dopo quattro giorni dall’arrivo a Lampedusa, Ab- dullahi è stato imbarcato su un volo per Torino e ac- colto nel Centro Fenoglio di Settimo Torinese, ge- stito dalla Croce Rossa. Dopo tre mesi, ha ottenuto il permesso di soggiorno come rifugiato politico. «Vorrei fare qualcosa di buono» «Certezze non ce ne sono, ma per ora vorrei met- tere qui il mio mondo e fare qualcosa di buono». Nel 2009, Abdullahi ha posato la pietra miliare della sua nuova vita in Italia, ma non ha smesso di muoversi. Almeno con le idee e con la volontà di rendersi utile. A un anno dal suo arrivo in Italia ha iniziato a svolgere il mestiere di mediatore culturale. «Nel 2009 sono arrivati al Fenoglio 150 richiedenti asilo politico dalla Somalia - racconta Abdullahi -. Io mi sono messo a disposizione per aiutare gli opera- tori del centro a trasmettere le comunicazioni». Un’attività iniziata per caso, diventata una profes- sione che lo ha reso indispensabile per la sua fun- zione di ponte linguistico. «Ma il mediatore è molto di più di un interprete. È una persona che conosce la cultura del paese d’origine e ha acqui- sito la cultura del paese ospitante», dice Abdullahi che da anni ha il compito di aiutare i ragazzi so- mali a iscriversi al sistema sanitario, alla scuola di italiano per stranieri, a conoscere il territorio e a seguire l’iter di ottenimento dei documenti. «Se i ragazzi non hanno ancora fatto richiesta di asilo politico, li accompagno in questura per com- pilare i moduli necessari - spiega -. I tempi di at- tesa oggi sono molto più lunghi del 2008. A volte ci vogliono due anni per ricevere una risposta». Secondo i dati mensili raccolti dal ministero del- l’Interno, da gennaio a dicembre del 2016 sono state presentate 124.382 domande di asilo, mentre ne sono state esaminate 90.552, indipendente- mente dall’anno di arrivo del richiedente in Italia. L’attesa è sfiancante e in più del 50% dei casi la ri- sposta è negativa. Una doccia fredda. Esseri umani dichiarati illegali, spinti a lasciare il paese, nonostante spesso abbiano già imparato la lingua e magari trovato un’occupazione. «In quei mo- menti il mio lavoro si fa duro e posso fare ben poco - racconta Abdullahi -. In ogni caso, continuo In basso: Abdoullahi Ahmed, sol- malo, mediatore e volontario. A destra : una serata ad «Arte mi- grante» a Torino, di cui Abdullahi è un organizzatore. D MAGGIO2017 MC 43 D

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