Missioni Consolata - Maggio 2017

«Oggi alcune ragazze sanno che la prostituzione è il prezzo da pagare per essere portate in Europa - spiega Fatima -. Ma quando si trovano davanti al- l’inferno della strada, alcune provano a scappare e altre continuano il lavoro per paura di ritorsioni». Spesso è bassa la consapevolezza delle ragazze ri- spetto al loro futuro in Europa. Il saggio «Nigeria - La tratta di donne a fini sessuali», prodotto dall’Uf- ficio europeo di sostegno per l’asilo nel 2015, af- ferma che «le donne possono sapere che lavore- ranno come prostitute, senza però rendersi conto delle condizioni in cui ciò avverrà o dell’effettivo ammontare del debito, oppure possono essere sot- toposte a pressioni nell’ambiente in cui vivono, o ancora possono essere vittime di inganni o raggiri». Che siano convinte di arrivare in Italia per fare le badanti, o che sappiano cosa le attende, le ragazze si affidano a persone senza scrupoli. «Spesso sono vittime di violenza e sfruttamento sessuale durante il viaggio e poi in Libia - continua Fatima -. Alcune rimangono incinte dei loro stessi trafficanti». Protezione delle ragazze trafficate Le giovani donne inserite nei progetti di acco- glienza gestiti da Fatima e Princess hanno rag- giunto la Sicilia in barcone, come la maggior parte delle loro connazionali. Ad aspettarle all’arrivo nor- malmente c’è un intermediario che, come è suc- cesso a Fatima, ha il compito di accompagnarle da una madam . «Quando sono ancora in Africa, le ragazze ricevono un numero telefonico da chiamare una volta appro- date - spiega Princess -. In questo modo si possono mettere in contatto con i trafficanti qui in Italia». Proprio per evitare che le ragazze si consegnino ai propri aguzzini, nei primi giorni a ridosso dell’ar- rivo, Fatima e Princess si impegnano a dare tutte le informazioni necessarie perché le giovani donne decidano consapevolmente se denunciare i propri carnefici ed entrare in un progetto di accoglienza per richiedenti asilo politico. «Se arriva una ragazza nigeriana non accompa- gnata, diciottenne o ventenne, è al 100% vittima di tratta - dice Princess -. Ci possono dire che la per- sona che le sta aspettando è loro cugino, zio o un amico di famiglia, ma noi sappiamo che non è vero. Ci siamo passate prima di loro». Tuttavia sta alle ragazze denunciare la propria condizione e, ad oggi, poche nigeriane trafficate si identificano come vittime. Per la maggior parte di loro il pagamento di somme ingenti di denaro per approdare in Europa è considerato la normalità e la prostituzione un passaggio obbligato verso l’af- francamento. Altre sanno che una denuncia suone- rebbe come una dichiarazione di guerra nei con- fronti dei trafficanti che potrebbero minacciare le loro famiglie. «Alcune ragazze invece non vogliono andare sulla strada a nessun costo - dice Fatima -. Si sono affi- date a trafficanti per riuscire ad arrivare in Eu- ropa, ma non hanno nessuna intenzione di svolgere quel lavoro. In questi casi, le aiutiamo a sporgere denuncia e le inseriamo in progetti di accoglienza e di protezione». Un percorso di accompagnamento che Fatima e Princess svolgono con passione e dedizione, inco- raggiando le ragazze ad andare a scuola di italiano, immaginare un futuro lavorativo e provare a sa- nare le ferite fisiche e psicologiche che hanno su- bito durante il processo migratorio. «Non è semplice valutare se una ragazza è davvero fuori dal giro della prostituzione - spiega Princess -. Capita che denunci il trafficante, ma che dopo un periodo scappi dal progetto di protezione, perché teme gli effetti del juju per non aver pagato il de- bito». E così può accadere che una ragazza inizial- mente strappata allo sfruttamento sessuale venga ricontattata dai suoi aguzzini e, intimorita per le possibili ritorsioni, cominci un percorso di miseria sulla strada, schiavizzata per un numero di anni dif- ficile da calcolare. «Quando ci accorgiamo che una ragazza viene mi- nacciata da uno di questi delinquenti, proviamo a trasferirla in un’altra città, prima che scappi senza dirci nulla - conclude Princess -. È nostro compito provare a proteggerla fino a quando ne abbiamo la possibilità». Guadagnarsi la fiducia delle vittime di tratta non è facile. Eppure Fatima e Princess non demordono. Dalla loro parte hanno un’esperienza, triste e dolo- rosa, che le rende un esempio concreto. «Io sono come te, ma sono cresciuta. Ho studiato e ho un la- voro», dice Fatima, ogni volta che incoraggia le gio- vani a trovare la forza di dire no alla tratta, ogni volta che le ascolta e le accompagna per diventare donne libere. E ogni volta che le chiama dalla fine- stra, perché non facciano tardi a scuola. Simona Carnino MAGGIO 2017 MC 41 D

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