Missioni Consolata - Maggio 2017

MAGGIO2017 MC 29 della forma giuridica delle B Corp , che ora esiste in 31 stati degli Usa, e che ha stimolato la recen- tissima nascita in Italia delle «So- cietà Benefit». Nel 2014 le prime B Corp italiane certificate (da B Lab , una organizzazione no profit a cui tutte le società Benefit fanno riferimento, vedi www.bcorporation.eu ) hanno promosso un progetto politico e giuridico la cui disciplina è en- trata in vigore a partire dal 1 Gen- naio 2016. Il 26 febbraio dello stesso anno le prime cinque aziende italiane hanno trasformato la propria forma giuridica da mera società for profit a società Benefit e da al- lora decine di altre aziende ita- liane si sono trasformate (alla data odierna sono più di 80). Attual- mente nel mondo sono oltre 2.000 le B Corp certificate e si stima che altre 50.000 stiano valu- tando la propria identità per otte- nere la certificazione. Città come New York City hanno addirittura dato vita a progetti come il Best for NYC , per incoraggiare impren- ditori sociali a stabilire le loro atti- vità sul proprio territorio, per il mi- glioramento dell’intera città e delle proprie attività di welfare. Primi in Europa Una volta tanto l’Italia ha fatto scuola e ha introdotto, prima in Europa e prima al mondo fuori da- gli Usa, le società Benefit per con- sentire a imprenditori, manager, azionisti e investitori di distin- guersi sul mercato attraverso una forma giuridica virtuosa e innova- tiva. Tali società rappresentano l’evoluzione del concetto stesso di azienda poiché, mentre le società tradizionali esistono con l’unico scopo di creare profitto e distri- buire dividendi agli azionisti, le so- cietà Benefit integrano nella pro- pria ragione sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla so- cietà e sull’ambiente. A differenza delle altre organizza- zioni non profit (Onlus, Aps/Asso- ciazioni di promozione sociale, Imprese Sociali, ecc.) le società Benefit mantengono sì lo scopo di lucro, ma a questo aggiungono il perseguimento di uno o più ef- fetti positivi o la riduzione di ef- fetti negativi su persone, comu- nità, territorio e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di in- teresse. Il tutto in modo respon- sabile, sostenibile e trasparente con una gestione che richiede ai manager un serio bilanciamento tra l’interesse dei soci e l’inte- resse della collettività. Un profitto condiviso Il profitto come obiettivo primario è sempre stato il criterio domi- nante nei processi decisionali ma molti ora vedono questo come un ostacolo nella creazione di valore a lungo termine per tutti gli stakeholder (o attori, secondo la Treccani: «Chi ha interessi nell’at- tività di un’organizzazione o di una società, ne influenza le decisioni o ne è condizionato»), inclusi gli azionisti stessi, i cosiddetti sha- reholder . Gli azionisti sono sempre più coscienti che non si può più solo speculare sul breve termine e che comportamenti non in linea con l’aspettativa dei clienti alla lunga penalizzano, perché questi non comprano più né prodotti né servizi. Il meccanismo è analogo a quanto è successo nel biologico, dove c’erano individui che vole- vano un prodotto più sano e più ri- spettoso dell’ambiente e, mentre all’inizio questo rappresentava solo una nicchia, oggi è diventato un vero settore di mercato. Le società Benefit pertanto vanno oltre un semplice modello di breve periodo e prendono in con- siderazione tutte le parti interes- sate nelle loro decisioni: ciò ga- rantisce loro la flessibilità neces- saria a creare valore per tutti gli stakeholder nel lungo periodo, MC A • B Corp | Economia | Impegno sociale | Società Benefit • In basso a sinistra : occhiali fatti riciclando reti da pesca abbandonate sulle coste del Cile da una B Corp in colla- borazione con Luxottica. | Qui sotto : le B Corp certifi- cate in Europa. | A destra : «Usando gli affari come forza per il bene», motto delle B Corp . #

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