Missioni Consolata - Aprile 2017

per tranquillizzare il dovere religioso «per non fare peccato»: sarebbe prostituzione di tornaconto. L’Eu- caristia annuncia, proclama e condivide con l’umanità la Benedizione del Padre, Gesù il Signore, il «Vangelo» dato a noi. Il mondo si salverà da se stesso, se sa- premo trasformare la nostra vita in preghiera e la no- stra preghiera in vita. Paràclito e Chiesa Scendiamo in profondità e vediamo cosa accade nel «giorno del Signore». La domenica, un grappolo di fe- deli si affretta alla spicciolata per «andare a Messa» - i più spiritosi dicono: «prender Messa» -, guardando l’orologio, in attesa che finisca presto. Quando tutto «è compiuto», si esce in fretta e si corre via a ripren- dere quello che si era interrotto, con la coscienza di aver perduto del tempo prezioso. Il vangelo di Gio- vanni col termine «Paràclito» indica lo Spirito Santo, inviato da Gesù Risorto: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre man- derà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ri- corderà tutto ciò che io vi ho detto» (cfr Gv 14,16.26). Strettamente connesso a «Paràclito» è il termine «Chiesa - ek-klesìa », ma nessuno vi fa caso. Il termIne « ek-klesìa – chIesa» non appartiene alla tradizione evangelica, essendo molto tardivo. esso ri- corre solo 2 volte in mt; 23 in at; 33 nelle lettere maggiori di Paolo [rm, 1-2cor e Gal]; 22 nelle lettere pastorali, at- tribuite a Paolo [ef; Fil; col; 1-2tm; ti e Filem]; 2 in ebrei; 1 in Giacomo, nessuna in 1-2Pt; 22 nella letteratura gio- vannea [lettere e ap] per un totale circa 105 occorrenze. Possiamo dire che è un termine che non appartiene a Gesù, che non l’ha mai usato, ma alla tradizione suc- cessiva. Paràclito e Chiesa, dal punto di vista seman- tico, dunque, sono connessi. Ambedue i vocaboli deri- vano dal verbo base greco «kalèō io parlo/chiamo». • Paràclito è composto con la preposizione «parà» che indica «vicinanza/accostamento», per cui «para-kalèō» significa «chiamo/invito/nomino in favore di… o a nome di…», e quindi anche «prego/invito/esorto/consolo». In italiano acqui- sta il senso esteso e logico di «avvocato». • chiesa si compone con la preposizione «ek-» che indica origine/provenienza, per cui «ek-kle- sìa» significa radunata/convocata/ riunita da Dio che ne costituisce il fondamento. L’affinità semantica tra «ek-klesìa» e «parà-clito» non è solo linguistica, ma funzionale, di una reciprocità che bisogna mettere in luce; i due termini, infatti, non possono essere separati, pena la dissoluzione di senso di ambedue. Alla luce di tutto questo, ecco cosa accade nel «giorno del Signore». I credenti sono chiamati, convocati, ra- dunati dallo Spirito-Paràclito per costituire l’Ek-klesìa di Dio. Partendo dalla propria individualità e diaspora, ciascuno converge verso l’Altare, il nuovo monte del Signore, divenuto «fisicamente» segno del «raduno universale dei popoli per ascoltare la Parola del Si- gnore» di cui parla Is 2. Nessuno di noi partecipa al- l’Eucaristia di sua iniziativa o per sua volontà, ma cia- scuno risponde a una chiamata, per cui l’Eucaristia non è un «dovere», ma una vocazione dello Spirito cui si risponde non con una parola, ma con un gesto, un atto, «andando», come Abramo: «E Abramo partì» (Gen 12,4). Se siamo figli e opera dello Spirito, in rappresentanza del mondo intero, del cosmo universale (Teilhard de Chardin), anche noi convergiamo dalle diaspore in un unico «luogo» per prendere coscienza di essere «po- polo», santa Assemblea orante che, esercitando le funzioni sacerdotali dell’alleanza, prende atto della «Signoria» di Dio, ne accoglie il Lògos annunciato sul mondo, ricevendolo come benedizione e consola- zione per riportarlo nel mondo come dono di Dio, spargendolo attraverso le parole, le azioni, le relazioni della vita di ogni giorno. Altro che preghiere tisicucce e malferme in salute, al- tro che formule stantie e monotone! Altro che «messe a ore» o per togliersi il pensiero. L’Eucaristia è la preghiera per eccellenza, la sola che la Chiesa può elevare davanti alla Maestà del Lògos che risuona nel silenzio per essere a sua volta ridonato a Dio in una reciprocità di scambio, in cui il dare e l’avere è solo e soltanto il Lògos , la Parola di Dio fatta carne. È neces- sario uscire dall’isolamento egoistico dell’individuali- smo, scoprire il senso «ecclesiale» della preghiera che non è stare fisicamente insieme a recitare salmi o ro- sari, ma coscienza di espletare una «missione» in ri- sposta a una chiamata che si consuma nel desiderio di essere «sacramento visibile» dello Spirito che ci con- voca in «chiesa» per riconoscere lo Spirito attivo nella storia e in ogni singola persona. Ci assumiamo così il compito di andare alla ricerca della sua Presenza, disseminata ovunque, portarla alla luce, adorarla e amarla. Con la morte e risurrezione di Gesù, la croce si frantumò in un’infinità di minuscoli pezzi che si sono dispersi in tutto il mondo e in «ogni carne» come scheggia di sofferenza e di dolore, come sigillo di risurrezione. San Giustino (100-162/168), uno dei primi padri della Chiesa sub-apostolica, parla di « hòi lògoi spermatikòi - i semi del Verbo», (2 Apologia 8, 1-2; 10, 1-3; 13, 3-6), come se il Lògos , dopo avere ingravidato l’intera uma- nità attraverso lo Spirito suo, ora mandasse i suoi di- scepoli a raccogliere i diversi semi dispersi per radu- narli in un unico popolo rinnovato e risorto. «La riflessione non può prescindere dal riflettere sul- l’opera che nei singoli e nelle comunità svolge lo Spi- rito Santo che sparge i “semi del Verbo” in ogni co- stume e cultura, disponendoli ad accogliere l’annun- cio evangelico. Questa consapevolezza non può non suscitare nel discepolo di Cristo un atteggiamento di dialogo nei confronti di chi ha convinzioni religiose di- verse. È doveroso, infatti, mettersi in ascolto di quanto lo Spirito può suggerire anche agli “altri”». ( Giovanni Paolo II, Omelia della Vigilia di Pentecoste , 10 giu- gno 2000, anno giubilare; sui «semi del Verbo» cf Conc. Va- ticano II, Decr. Ad gentes , n. 11; Dich. Nostra aetate , n. 2 ). Compito del cristiano è, quindi, immergersi negli eventi e nella storia per ricomporre il Cristo, riunendo i frammenti disseminati in ogni persona, in ogni cul- tura, in ogni tempo, in ogni religione, in ogni peccato, in ciascuno di noi. La vita è preghiera vivente. Paolo Farinella, prete ( 3 continua ). 34 MC APRILE2017 Insegnaci a pregare MC R

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