Missioni Consolata - Marzo 2017

una discarica di odio interetnico, di macerie di interi settori econo- mici e di detriti di servizi pubblici e infrastrutture, sbriciolati dai tarli della corruzione. Alla data di chiu- sura di questo articolo la situa- zione sembra essersi stabilizzata, ma sono tanti a temere che il ri- torno della tensione sia dietro l’angolo. Marandallah, la missione del dialogo Marandallah è una sottoprefet- tura nel Nord Ovest della Costa d’Avorio a poco meno di 500 chi- lometri da Abidjan. Siamo in piena zona koro , gruppo mandé pre- sente in tutto il Nord ivoriano. Il 72 per cento della popolazione è musulmano, seguito da un 25 per cento che pratica le religioni tradi- zionali, mentre le diverse denomi- nazioni cristiane si dividono il re- Proteste e disordini «Padre Alexander Likono, uno dei nostri confratelli, era a Bouaké per delle commissioni», racconta padre Ramón Lázaro Esnaola, su- periore dei missionari della Con- solata in Costa d’Avorio. «All’en- trata in città ha trovato una cin- quantina di militari: abbiamo preso Bouaké, dicevano, e pren- deremo tutta la Costa d’Avorio. Poi gli hanno ordinato di scendere dalla macchina e di cederla a loro. Al suo rifiuto, lo hanno minac- ciato. Dopo una serie di negozia- zioni e dopo avergli estorto de- naro lo hanno lasciato andare, ma la paura è stata davvero tanta». I giornali hanno scritto che non ci sono stati incidenti seri, ma chi era a Bouaké parla di due morti e diversi casi di stupro. «La situazione è grave», continua padre Ramón, «perché la popola- zione, esasperata da una setti- mana di blocco delle attività eco- nomiche, si è ribellata ai militari, e questi hanno aperto il fuoco sulla folla. È un miracolo che non ci siano decine di morti». Anche dopo i fatti del 13 gennaio governo e militari hanno siglato un accordo, ma il 17 gennaio c’è stata una terza ondata di disor- dini che ha causato quattro morti. A protestare non sono stati stavolta gli ex ribelli inte- grati nell’esercito, ma quelli en- trati in forze alla gendarmerie e alla polizia, intenzionati a otte- nere lo stesso trattamento dei «fratelli» militari. A peggiorare ul- teriormente il clima è stato lo sciopero dei dipendenti pubblici a partire dal 9 gennaio, che ha por- tato, fra le altre cose, alla chiu- sura delle scuole per tre setti- mane. La tensione sociale è alta: il go- verno avrebbe accettato, almeno sulla carta, l’esorbitante richiesta dei circa 8.500 militari ribelli, equivalente a circa 7.500 euro a testa (ma secondo altre fonti a questi si aggiungerebbero altri 10 mila euro da corrispondere in sette mesi), creando malumore in tutto il paese. I dipendenti pub- blici, ad esempio, vivono la resa del governo come un’ingiustizia che aggrava l’inadeguatezza dei loro salari. Cooperando… 66 MC MARZO2017 Il 7 febbraio le Forze speciali del- l'esercito si sono ammutinate a Adiaké, città di confine con il Ghana. Reclamano pure loro premi economici come quelli ac- cordati ai commilitoni. Malumore popolare Ma, ricorda ancora padre Ramón, il malcontento è diffuso soprat- tutto nella fascia più ampia della popolazione, quella che non può far valere le sue ragioni attraverso le armi né far sentire la propria voce con uno sciopero. Si tratta della gente comune, che un sala- rio non lo ha mai visto e che vive di agricoltura e commercio. «Con quali soldi il governo pagherà i ri- belli?», si chiede la gente. «Userà denaro pubblico sottraendolo agli investimenti in infrastrutture, sa- nità e scuola?». La popolazione è disgustata dai militari che, riconvertendo i bloc- chi stradali del tempo di guerra in improvvisate frontiere interne, non hanno mai smesso di estor- cere denaro a chi passa per tra- sportare cacao, anacardi, cotone o per andare a coltivare i campi. È stufa di non poter mandare i figli a scuola e di avere i servizi sanitari ridotti al minimo a causa dello sciopero. È, infine, spaventata dalla possibilità di ricadere in un conflitto - logorante, estenuante - come quello che solo dieci anni fa aveva trasformato il Paese mo- dello dell’Africa Occidentale in Pagina precedente : l’ausiliaria Su- zanne al lavoro nella case de santé ́ di Séguébana a Dianra Village. | Questa pagina, sopra : deposito di cotone, un prodotto tipico del paese. | Qui a de- stra : entrata al centro di salute dedi- cato alla Consolata a Marandallah; al centro padre Alexander Likono. #

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=