Missioni Consolata - Marzo 2017

S toccarda. È una ragazza semplice, la can- didata al Nobel per la pace Nadia Murad, appena 23 anni, ma già donna simbolo della lotta degli Yazidi per la sopravvi- venza. Nel condominio dove la incontro ad agosto, subito fuori Stoccarda, insiste per accompa- gnarmi giù dalle scale fino in strada per salu- tarmi, come si usa fare in Medio Oriente. Veste in modo semplice, di nero, come semplici sono le passioni di cui parla, dal calcio all’Italia, che ha vi- sitato da poco. Ed umile è anche il palazzo popo- lare in cui ci incontriamo, un alloggio per rifugiati dove risuonano di continuo le grida festanti dei bimbi yazidi arrivati da poco dall’Iraq. Proprio non sembra di avere di fronte una delle 100 per- sone più influenti al mondo, secondo la classifica della rivista Time (aprile 2016). Eppure, fra i tanti incontri fatti in questi anni, quello con Nadia Mu- rad è stato di gran lunga quello che più mi ha col- pito. Dettagli: il tono della voce, calmo e ieratico, con cui mi racconta in lingua kurda l’epopea di or- rore che ha investito la sua famiglia e la sua gente. E poi quegli occhi profondi di chi ha guardato in faccia il male e la morte, di chi all’inferno è già stata salvo riuscire a riemergervi e a tornare fra noi. Miracolosamente. Quell’estate del 2014 Sulla sua pelle si scorgono piccole cicatrici, bru- ciature di sigaretta inflitte al tempo della schia- vitù cui l’avevano ridotta gli uomini dell’Isis. An- che la postura chiusa del suo corpo racconta in modo inequivocabile delle violenze subite. Ep- pure, mentre si lascia fotografare, sorride se- rena, quasi pacificata. Ho davanti a me una ra- gazza con una calma e una forza fuori dal co- mune, dolce e insieme inflessibile, con qualcosa di oscuro, ma anche di caldo e materno. «Non ho mai pensato di uccidermi, ma ho sperato che fossero altri a farlo», racconta, rievocando l’orrore della sua lunga prigionia. Sì, perché Nadia Murad in quei giorni dell’agosto 2014 ha visto morire da- vanti a lei sei suoi fratelli, diciotto familiari, e larga parte degli abitanti del suo villaggio, Kocho, stretto d’assedio dai mili- ziani dell’Isis. Nei due anni e mezzo trascorsi da quell’e- state del 2014, l’attivi- sta yazida è stata co- perta di onori per il suo coraggio e la sua determinazione. Can- didata al Nobel per la pace, ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite per la dignità dei sopravvis- suti alla tratta di es- seri umani YAZIDI A destra: una commossa Nadia Murad con Ban Ki-moon, l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, a Istanbul il 24 maggio 2016. D MARZO2017 MC 47 D Rapita, venduta, violentata dagli stupratori dell’Isis, Nadia Murad, oggi 23enne, è la donna simbolo della lotta degli Yazidi. Divenuta mondialmente conosciuta, riempita di riconoscimenti, lei chiede che questa attenzione si trasformi in aiuti concreti per il suo popolo ferito e disperso. Storia di Nadia, da schiava ad ambasciatrice DI S IMONE Z OPPELLARO INCONTRO CON NADIA MURAD © UN Photo / Eskinder Debebe

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