Missioni Consolata - Marzo 2017

a un anno esatto dalla data di inizio del genocidio yazida, alle festività stagionali estive che raccol- gono ogni anno pellegrini provenienti dalla regione, ma anche ogni angolo del mondo. Il pellegrinaggio, infatti - come ricorda Terribili - «è tra i principali doveri del fedele yazida ed è un evento che strut- tura i legami sociali interni ad una comunità spesso emarginata e chiusa alle influenze esterne». Un evento ricco di tradizioni, rituali e suggestioni che rimandano, spesso, a pratiche analoghe tipiche dell’islam e del cristianesimo, altre volte a pratiche ancora più remote. «L’intera valle», prosegue lo studioso, «è un microcosmo sacro che include i san- tuari costruiti intorno alle tombe dei principali sette personaggi santi venerati dalla tradizione, con luoghi o edifici connessi che costituiscono il circuito attraverso il quale è scandito il pellegrinaggio e i suoi atti rituali». L’accusa: «Adoratori del diavolo» La paura e la diffidenza - ma in parte anche il grande fascino - che circondano gli Yazidi ruotano attorno alla leggenda, diffusa in terra di islam come anche fra viaggiatori e fonti orientalistiche occiden- tali, che li identifica come «adoratori del diavolo». Un pregiudizio del tutto infondato, come ricorda Furlani: «Tanto sono lontani anzi da tale adora- zione che non hanno affatto nella loro religione il diavolo: essi negano addirittura l’esistenza del male». Un epiteto, e insieme uno stigma, che trag- gono origine da una delle caratteristiche fonda- mentali del monoteismo yazida, che affianca, a un unico Dio creatore, sette entità angeliche, chiamate i Sette Misteri ( haft surr ), che nel corso della storia si sono periodicamente reincarnate in forma umana. Dio ha affidato loro il governo del mondo, sotto la guida dell’Angelo Pavone ( Malak Tawus ), emanazione divina posta come intermediario fra il cielo e gli uomini. Suggestivo a questo proposito l’incipit di uno dei due testi sacri degli Yazidi, il Li- bro nero, redatto in lingua curda, che riportiamo nella traduzione di Giuseppe Furlani: «In principio Dio creò la perla bianca dal suo pre- zioso seno e creò un uccello di nome Anfar. Egli pose la perla sopra la sua schiena e dimorò sopra di essa quarantamila anni. Il primo giorno in cui Dio creò fu una domenica. Egli creò in essa un an- gelo dal nome ‘Azra’il: esso è il Pavone Angelo, il capo di tutti». Il racconto prosegue con la descrizione di come Dio creò i sette angeli che a loro volta partecipano alla creazione dell’uomo (ascritta all’ultimo di loro, Nu- ra’il) e di tutte le altre creature. Dopo l’opera della creazione, il mondo, come detto, fu affidato da Dio proprio alle sette entità angeliche, che agiscono come protezione e guida. L’Angelo Pavone - questa l’origine del «mito satani- sta» sugli Yazidi - corrisponde poi per alcuni aspetti a Iblis, il Satana della religione musulmana, con tratti che sembrano filtrati in particolare dalla rielaborazione della tradizione mistica sufi, di cui resta abbondante traccia anche nella letteratura persiana medievale. Un Satana, quindi, che dopo la sua ribellione si è pentito ed è stato accolto di nuovo da Dio. Ma gli Yazidi negano con forza que- sta identificazione fra le due figure, al punto - come scrive l’orientalista Christine Allison - di arrivare a proibire la pronuncia stessa della parola Satana ( Shaitan ), e persino di alcune parole che la richia- mano da un punto di vista fonetico. Il divieto dei matrimoni misti A contribuire al pregiudizio e alla paura nei con- fronti degli Yazidi furono anche la naturale chiu- sura di questo gruppo religioso, che non accetta conversioni da altre fedi e vede in modo negativo - ma è così per molte minoranze in Medio Oriente, soprattutto se esigue da un punto di vista numerico - i matrimoni misti. Pratiche e tabù particolar- mente severi riguardano molti aspetti della vita dei fedeli, dal cibo, fino alla proibizione di pronunciare un certo numero di parole. Un’altra peculiarità ya- zida è il fatto di credere di essere discendenti del seme di Adamo ma - a differenza del resto dell’u- manità - non di Eva. Questo a ulteriore testimo- nianza di come gli Yazidi si autorappresentino come un popolo «altro» rispetto al resto del mondo. A contribuire al mistero che circonda questa reli- gione sono anche i suoi testi esoterici, tramandati oralmente di generazione in generazione, e perciò YAZIDI MARZO 2017 MC 41 D dal Web

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