Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

2000 si è registrato non una cre- scita bensì una diminuzione della temperatura media della Terra pari a 0,2 gradi nonostante il con- tinuo aumento delle emissioni di CO 2 e che negli ultimi cento anni cambiamenti climatici si sono ve- rificati prima che il cosiddetto ef- fetto antropogenico (cioè l’effetto derivato dalle attività umane) esercitasse un’influenza significa- tiva sull’ambiente. Questo non to- glie che le emissioni di CO 2 va- dano limitate, sostiene lo stu- dioso, che però è critico rispetto ad alcune scelte di politica ener- getica come quelle europee, a suo dire coercitive e costose, mentre l’investimento tecnologico in set- tori come quello del gas naturale ha permesso agli Stati Uniti non solo di creare business e posti di lavoro ma anche di diminuire le emissioni. gambe levate», di 15 dollari per tonnellata di carbonio che au- menti di 10 dollari l’anno, gene- rando introiti pari a 600 miliardi solo negli Usa. Ma nessuno, nem- meno i gruppi ambientalisti, ha accolto la sua proposta. E se quella di Hansen è una critica al troppo poco che, a suo dire, si sta facendo, non mancano le criti- che dall’altro versante: quello dei cosiddetti climate change deniers , i negazionisti del cambiamento climatico, per i quali il clamore (e il giro d’affari) intorno all’argo- mento è fin troppo. I negazionisti Le posizioni negazioniste si pos- sono (brevemente e non esausti- vamente) riassumere così: i nega- zionisti «duri e puri» che sosten- gono non ci sia nessun cambia- mento climatico; i negazionisti più morbidi, secondo i quali il cambia- mento climatico c’è ma non è in- dotto dall’uomo o almeno non in maniera determinante né chiara- mente quantificabile; un ultimo gruppo, che negazionista non è ma che appare scettico rispetto alla gestione del fenomeno e so- stiene che il cambiamento clima- tico c’è, è indotto anche dall’uomo ma è diventato un business, uno strumento di controllo attraverso l’allarmismo o, addirittura, una specie di nuova religione. Ai negazionisti del primo gruppo possono essere ricondotti i crea- tori del documentario Climate Hu- stle (Truffa climatica), uscito lo scorso maggio negli Stati Uniti, che sostengono che il film «to- glierà la maschera alla propa- ganda sul riscaldamento globale, Cooperando… 70 MC DICEMBRE 2016 mostrando quel che veramente c’è dietro questo multimiliardario imbroglio». Marc Morano, il nar- ratore del documentario è citato dal Washington Post «come uno dei principali responsabili di cam- pagne di deliberata disinforma- zione». A fargli compagnia il quo- tidiano statunitense mette il com- mentatore di Fox News , Steve Milloy, che in comune con Mo- rano ha anche legami professio- nali ricorrenti con colossi dei com- bustibili fossili come ExxonMobile . Fra i «disinformatori» cita poi l’ex governatore dell’Alaska Sarah Pa- lin e il magnate delle comunica- zioni Rupert Murdoch. Posizioni più moderate, sebbene scettiche, ha espresso ad esempio il senatore e premio Nobel per la Fisica 1984 Carlo Rubbia. Nel 2012 ha sostenuto che «non è riscon- trabile un rapporto tra i cambia- menti climatici e le emissioni d i CO 2 » e nel novembre 2014, du - rante un’audizione al Senato h a affermato che «il clima della Te rra è sempre cambiato». Pensare che tenendo la CO 2 sotto controllo il clima resterà invariato è un er- rore. Nello stesso intervento, Rub- bia ha anche precisato che dal © Freya Morales / UNDP © AfMC / Diamantino Antunes

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