Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

ogni volta che gliene viene data occasione esso ap- plica alla vita associata, come puntualmente è an- che successo in Italia con le cosiddette seconde generazioni cinesi, i suoi talenti nel campo della po- litica e dell’economia. Infatti i giovani cinesi delle seconde generazioni sono riusciti ad essere degli apripista per promuovere i legittimi interessi di tutti gli altri cinesi, che magari, pur nati qui, sono tuttavia ancora privi della cittadinanza italiana. Sono moltissime le aziende, legate alle seconde ge- nerazioni, che quotidianamente incrementano l’in- tegrazione sociale, anche grazie alla loro naturale capacità di mediazione tra lingue e culture diverse. Il mutuo beneficio tra generazioni italiane e cinesi deve essere strategicamente l’orizzonte che ci guida. Il professor Daniele Cologna, dell’Università del- l’Insubria e fondatore dell’agenzia Codici, ha aperto il suo intervento con una sorta di monito, in quanto per tutti noi le seconde generazioni cinesi sono «uno squillo di tromba», che non si può non co- gliere. Abbiamo infatti bisogno di un’Italia diversa, più matura, meno infantilmente atteggiata verso la Cina. Ma ci vogliono anche delle istituzioni più sen- sibili alle esigenze delle seconde generazioni di im- migrati, persino verso coloro che, pur essendo nati in Italia, a causa di una norma farraginosa ( legge 5 febbraio 1992, n. 91 ), non possono ancora ottenere la cittadinanza. Oggi in Italia abbiamo oltre 270 mila residenti cinesi. Il tema dell’acquisizione della cittadinanza resta fondamentale, anche se non tutti coloro che ne hanno diritto iniziano le pratiche per ottenerla. Tra la prima e la seconda generazione Il fatto macroscopico a cui si assiste è il passaggio di testimone tra la prima e la seconda generazione nelle imprese. Mentre i cinesi arrivati nei decenni precedenti avevano un grado di istruzione basso ed erano impegnati in lavori che prevedevano un con- tatto minimo con la popolazione italiana, oggi tra i giovani delle seconde generazioni crescono i lau- reati che parlano sia il cinese che l’italiano. Se è pur vero che i rapporti gerarchici all’interno delle fami- glie cinesi rimangono quelli tradizionali e i giovani vengano chiamati ai loro doveri familiari, è anche vero che una volta nel mondo del lavoro tendono a scegliere approcci operativi non sempre in linea con i modelli di business comunitario ed etnico dei loro genitori. Così, ad esempio, a Milano i giovani cinesi puntano alle imprese di servizi, rivolgendosi a una clientela trasversale, spesso proprio a quella fascia di italiani maggiormente impoveriti dalla crisi economica. A livello culturale è importante notare che le reti familiari, le citate guanxi , sono al centro dei rapporti sociali sia tra cinesi che tra ita- liani. Soprattutto le reti informali costruite negli anni, durante il percorso scolastico, dai giovani delle seconde generazioni anche col tessuto sociale degli italiani, costituiscono una carta in più da im- piegare nella costruzione di una più ampia rete di relazioni rispetto a quella a disposizione dei loro ge- nitori. In prospettiva quindi, soprattutto per i gio- vani italiani che studiano la lingua cinese, si apre un mondo di collaborazione reciproca con le se- conde generazioni cinesi, che li proietta a relazio- narsi in modo più efficace anche con la stessa Cina. L’ideale per i nostri giovani sarebbe proprio l’acqui- sizione di un trilinguismo pieno, giocato tra ita- liano, cinese e inglese. Pensiamo soltanto ai 17 mi- liardi di euro investiti dall’impresa cinese in Italia e dalla crescita del turismo cinese nel nostro paese. Il sistema bancario e il lavoro in proprio Andrea Orlandini, presidente e fondatore di Extra- banca , unica banca nata per dedicarsi unicamente agli stranieri, con sedi a Milano, Prato, Brescia, Roma, con il 70% di clienti cinesi business, ha aperto il suo intervento ribadendo il concetto già espresso dall’assessore Rozza sulla predisposizione dei milanesi a considerare la dedizione al lavoro il vero passaporto dell’accoglienza e dell’integra- zione. In questo la comunità cinese ha sempre di- mostrato di essere all’altezza della sfida con la sua In alto: il logo dell’associazione Associna. Pagina seguente: il logo dell’Istituto Confucio, presente in varie università italiane; qui a fianco , una veduta di via Paolo Sarpi, la strada più cinese di Milano. D 42 MC GENNAIO/FEBBRAIO2017 D

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