Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

20 MC GENNAIO/FEBBRAIO2017 l’Italia dell’Associazione delle città interculturali del Consiglio d’Eu- ropa, ricchissimo di qualificati in- terventi, si è svolto recentemente a Torino. Lo scopo era verificare le attività cosiddette di « capacity building » (letteralmente costru- zione di competenze) delle cosid- dette «associazioni diasporiche med-africane» - ovvero di quelle comunità che si fanno carico di ac- cogliere e includere in società i mi- granti provenienti dalla costa afri- cana del Mediterraneo - nelle realtà del capoluogo piemontese stesso e nell’area milanese. Intanto anche l’Unione europea si sta muovendo per far emergere i rifugiati « high skilled », ovvero ad elevate competenze. Sono allo studio sistemi per valorizzare le loro lauree attraverso «corridoi educativi» e una cooperazione territoriale che tocchi atenei, ma anche fondazioni bancarie e Ong. «Finalmente l’Europa ha la sua strategia di diplomazia culturale per rafforzare la dimensione cul- turale ed educativa delle relazioni internazionali». È il commento alla « Towards a Eu strategy in in- ternational cultural relations » (Verso una strategia Ue per le re- lazioni culturali internazionali) adottata nel giugno scorso, di Sil- via Costa, intervenuta al conve- gno come presidente della Com- missione Cultura del Parlamento Europeo. «La strategia - ha prose- guito - fu proposta dall’Italia du- rante il suo semestre di presi- denza. Ora l’Europa ha uno stru- mento potente che la può aiutare ad affrontare la nuova dimen- sione delle politiche culturali sem- pre più connesse con le politiche per lo sviluppo e la pace. Il con- flitto drammatico nell’area del Mediterraneo, il terrorismo, l’e- mergenza dei rifugiati ci spingono con urgenza a rivedere modelli di cooperazione e di partenariato alla luce di un approccio intercul- turale e interreligioso, promosso dalla nuova strategia, anche in chiave competitiva ed econo- mica». L’obiettivo è di arrivare a un piano globale di co-sviluppo (inteso come sviluppo nei paesi di provenienza in cui le associazioni della diaspora hanno un ruolo preciso), sfruttando le reti che re- golano le migrazioni, ovvero le persone, le loro rimesse economi- che, le loro competenze, le im- prese sul territorio e i consolati. Troppi sprechi Su questo percorso oggi si incon- trano troppi sprechi di risorse e competenze. Basti pensare agli 1,1 miliardi di euro - sui 3,3 mi- liardi investiti per la totalità delle operazioni di salvataggio e cure sanitarie - che si spendono ogni anno per tenere 130 mila persone nel limbo dei centri di accoglienza e degli ostelli dove sopravvivono abbandonati al loro destino (que- sti dati sono riferiti al 2015; men- tre i rifugiati nel 2016 sono cre- sciuti a 170 mila con relativo au- mento di spesa previsto a 1,6 mi- liardi). Questo modello di acco- glienza costa allo Stato 35 euro al giorno per ciascuno di loro, cifra che sale a 45 se si tratta di minori (20 mila è il numero di quelli non accompagnati). E non sono soldi che finiscono nelle tasche dei mi- granti, come vorrebbero certe speculazioni politiche. Il vero «pocket money» per loro è di 2,5 euro giornalieri pro capite. È necessario dunque rovesciare gli stereotipi che considerano l’immi- grato un peso per la società. Papa Francesco l’ha ribadito più volte con forza: l’accoglienza deve es- sere bagaglio di ognuno di noi e i governanti non si possono per- mettere il lusso di salvare le ban- che e non trovare i capitali neces- sari a una accoglienza dignitosa per chi chiede aiuto per soddi- sfare i bisogni essenziali. Le città di Torino e Milano hanno saputo offrire un esempio di ciò che si potrebbe ottenere met- tendo insieme le loro esperienze grazie anche al retroterra antico di volontariato, welfare e istitu- zioni sensibili. Magari lo si può © Matteo Montaldo MIGRAZIONI Pagina precedente : gommone carico di migranti. In queste pagine: giovani migranti con elevate competenze, occupano l’ex vil- laggio olimpico di Torino. #

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