Missioni Consolata - Aprile 2016

# A sinistra : sulle sponde del lago Turkana le onnipresenti pietre di lava nera sono im- biancate dalla salsedine. Qui : la torre delle telecomunicazioni al centro del villaggio di Loyangalani. in su, abbia un AK47 e il banditi- smo è un fenomeno tutt’altro che sconosciuto. Questo è il contesto, già di suo non certo facile, sul quale si sono innestate negli anni Dieci di que- sto secolo una serie di scoperte e di eventi che mettono il Turkana davanti a un bivio: da una parte la strada del salto di qualità, dall’al- tra quella della distruzione senza appello. Acqua che viene, acqua che va Nel 2013 il governo del Kenya e l’Unesco hanno annunciato che la ricerca da loro condotta con fi- nanziamenti giapponesi ha por- tato alla scoperta nella Turkana county (dall’altra parte del lago ri- spetto a Loiyangalani) di un enorme riserva sotterranea di ac- qua. Si tratta di due bacini, uno vi- cino alla città di Lotikipi e l’altro, molto più piccolo, a Lodwar (capi- tale della county e sede della dio- cesi). Solo Lotikipi dispone, a una profondità di circa trecento metri, di oltre duecento miliardi di metri cubi, pari a circa nove volte le ri- per i più audaci; gli abitanti della zona parlano di «andare in Kenya» quando si accingono a uscire dal loro distretto. La parte a Ovest del lago, la Turkana County , e quella a Est, la Marsabit County , hanno tassi di povertà del 94 e del 91 per cento. Seicentomila persone vivono con meno di 1.562 scellini keniani al mese (circa 15 euro) nelle zone rurali, e 2.913 (circa 30 euro) nelle zone urbane. Con trenta gradi d’inverno e quarantacinque d’e- state, frequenti ondate di siccità e qualche rara ma devastante inon- dazione, la popolazione della zona vive prevalentemente di pastori- zia, integrata con la pesca. Il tasso di analfabetismo è intorno all’85 per cento (96 per le donne), quello di infezione da HIV oltre l’undici per cento, circa il doppio di quello nazionale. Gli scontri fra gruppi etnici, connessi principal- mente ai furti di bestiame e alle conseguenti rappresaglie, non hanno mai assunto le dimensioni di un conflitto su ampia scala, ma hanno accompagnato la storia della convivenza nell’area da tempo immemorabile, con tutti i morti e i feriti che inevitabilmente si contano in un luogo dove anche una banale ferita come un taglio può essere fatale, vista la carenza di centri sanitari. Qualcuno cal- cola che ogni maschio, dai 17 anni serve totali del Kenya. Lo sfrutta- mento delle risorse idriche, una volta portata l’acqua in superficie, sarebbe anche sostenibile, perché il bacino ha un rifornimento an- nuale spontaneo più che suffi- ciente 3,4 miliardi di metri cubi grazie all’acqua proveniente dalle montagne dell’Etiopia. A fronte di un consumo annuale di acqua pari a 2,7 miliardi di metri cubi all’anno per tutto il paese, la stima è che il bacino garantirebbe acqua all’intero Kenya per set- tant’anni. Ma il condizionale è ancora d’ob- bligo. Intanto perché il trovare l’acqua e il renderla disponibile, con tutto l’investimento in perfo- razioni e infrastrutture connesso, sono due cose molto diverse. E poi perché nel marzo 2015 alcuni test su pozzi scavati a Lotikipi hanno rivelato che l’acqua è troppo salina per il consumo umano, almeno secondo il Rift Valley Water Services Board , e do- vrebbe quindi subire un lungo e costoso processo di desalinizza- zione. Altre fonti suggeriscono in- vece che i rapporti basati sui test sono troppo pessimistici, che in altri pozzi il grado di salinità sa- rebbe molto inferiore e che co- munque l’acqua sarebbe adatta almeno per usi agricoli e per ab- beverare il bestiame. Mentre le ricerche per stabilire la fruibilità di quest’acqua sono an- cora in corso, gli effetti di un altro mega-progetto idrico, stavolta in un paese confinante, rischiano in- vece di essere drammatici. La diga Gibe III sul fiume Omo, in Etiopia, • Sviluppo | Energia eolica | Acqua | Ambiente • MC RUBRICHE © Chiara Giovettii

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