Missioni Consolata - Aprile 2016

APRILE 2016 MC 63 • Alcolismo | Dipendenze | Terapie | Comunità • MC ARTICOLI # A sinistra: immagine di una campagna contro l’abuso di alcolici. # Sopra: Stefano Alberini, «servitore-inse- gnante» di Guastalla. # A fianco: alcuni dépliant esplicativi dei Club alcologici territoriali. Ed ecologico perché, per una vita più sana, occorre ripulire non solo l’ambiente ma anche la cul- tura (vedi box), liberandola dagli aspetti che favoriscono l’impiego di sostanze dannose. Esistono in- fatti in tutto il mondo tradizioni che favoriscono il consumo di al- col, ad esempio alcune popola- zioni latinoamericane consigliano alle puerpere di bere birra per aiutare la produzione di latte. Anche in Italia ci sono credenze, soprattutto d’origine contadina, molto radicate: «Avevo 5 anni e il nonno nei giorni di festa insi- steva per farmi bere lo spu- mante, dicendo: dai che ti fa bene, prima inizi e più ti rafforzi», racconta Mario, che da adulto ha dovuto rivolgersi ai club per risolvere quello che per lui era diventato un problema. Lo spazio per i bambini Oggi in Italia i club alcologici sono 2.050, e raggruppano 20.000 fa- miglie. La partecipazione di que- ste, spiega Stefano Alberini del- l’Acat, l’associazione dei club, «costituisce una differenza signi- ficativa rispetto ad altri gruppi di auto mutuo aiuto (che spesso, inoltre, tendono a considerare il bere come una malattia a tutti gli effetti, nda )». Il coinvolgimento dei familiari nei club hudoliniani avviene quasi in maniera natu- rale: «È raro che un bevitore prenda l’iniziativa di chiedere aiuto, per vergogna o perché nega il problema anche a se stesso. Nella maggioranza dei casi sono proprio i familiari a contat- tarci e, specie all’inizio, sono loro che cominciano a frequentare il club per primi». bevitori non erano malati da trat- tare con i farmaci (o, peggio an- cora, viziosi da disprezzare), ma persone che avevano sviluppato un’abitudine di vita scorretta, portatrice di sofferenze fisiche, psicologiche, relazionali. Per uscirne, il bevitore doveva quindi cambiare le sue abitudini modifi- cando il proprio stile di vita. Il che poteva avvenire in modo tanto più facile e duraturo quanto più nel processo di cam- biamento era coinvolta l’intera famiglia. Nasceva così il metodo ecologico-sociale. Sociale perché, attraverso le famiglie, produce un effetto positivo sull’intera so- cietà: infatti i problemi alcol cor- relati (patologie fisiche e psichi- che, incidenti d’auto o sul lavoro, violenze domestiche, ecc.) inte- ressano il 75% della popolazione. © Stefania Garini © Stefania Garini

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