Missioni Consolata - Marzo 2016

I Perdenti rella Pulcheria, non soddisfò le richieste di Oreste. Pul- cheria era molto legata al vescovo Cirillo di cui si conside- rava discepola e, di fatto, agiva come se fosse l’impera- trice perché il fratello era ancora minorenne. Cirillo nella sua ottusa e rigida visione religiosa del mondo mal sopportava il consenso e la stima che buona parte della società del tempo ti attribuiva. Con il passare del tempo si convinse che l’ostacolo mag- giore all’affermazione del messaggio della nuova reli- gione fossi proprio io, e incominciò a ostacolarmi e diffa- marmi in tutti i modi possibili e immaginabili. Si può dire quindi che il mandante del tuo assassinio sia stato proprio lui? Egli istigò un gruppo di monaci parabolani, una confra- ternita cristiana che nella Chiesa alessandrina si dedicava alla cura dei malati, specie degli appestati, e alla sepol- tura dei cadaveri, sperando così di morire per Cristo. Tra i compiti che si erano attribuiti c’era anche quello di difen- dere il vescovo e gli altri cristiani. Com’è che ti catturarono? Mi tesero un agguato e, dopo avermi legata, mi trascina- rono fino alla chiesa che era stata costruita sopra il Cesa- reion (un tempio sacro a Cesare), quasi volessero com- piere una sorta di sacrificio umano. Strappatemi le vesti, mi scorticarono fino alle ossa con ostrakoi (conchiglie di ostrica o cocci di vasi o di tegole). Dopo avermi fatto let- teralmente a pezzi, trasportarono i brandelli del mio corpo in un posto detto Cinaron e bruciarono il mio cada- vere per non lasciare tracce. Considerando il clima di terrore che Cirillo aveva in- staurato, ovviamente nessuno aprì un’inchiesta sul tuo assassinio. Per la verità il prefetto Oreste chiese che fosse fatta luce su quanto era accaduto. L’Imperatore da Costantinopoli mandò ad Alessandria un suo emissario per approfondire la faccenda, ma questi, come giunse in città, fu contat- tato da Cirillo che lo corruppe con una forte somma di denaro. Con la sua richiesta Oreste ottenne soltanto dei provvedimenti per arginare l’ingerenza politica dei vescovi nei poteri civili. orizzonte sconfinato per quanto riguardava l’intelligenza umana. Questo in germe fu l’origine dello scontro con la nuova religione che si andava diffondendo, ovvero il cri- stianesimo, in quanto i più fanatici del gruppo neoplato- nico ritenevano inconciliabile il razionalismo che affon- dava le sue radici nella filosofia greca con il cristiane- simo. La nomina del vescovo Cirillo a patriarca di Alessan- dria nel 412, fu una vera iattura non solo per te ma per l’intero mondo alessandrino. Io non riesco a capire come una religione fondata sull’a- more e sulla misericordia di Dio, potesse indurire a tal punto il cuore degli uomini. I cristiani che uscivano da se- coli di persecuzione, una volta raggiunto il potere si com- portavano esattamente come gli altri. Cominciarono col cacciare gli ebrei della città e iniziarono una metodica epurazione degli «eretici» neoplatonici. Per te, pagana dalla condotta e morale irreprensi- bile, maestra e punto di riferimento per il mondo culturale, non solo della tua città, non dovevano es- serci problemi, anche se ti trovavi a vivere in mezzo a tensioni non indifferenti. La situazione in città diventava ogni giorno più critica: i cristiani, incredibile ma vero, erano sempre più intolle- ranti. Dopo aver avuto con l’Imperatore Costantino nel 313 il permesso di praticare la propria fede alla luce del sole, con l’editto di Teodosio nel 380, che faceva del cri- stianesimo la religione ufficiale dello stato, divennero il gruppo dominante in grado di influire sulle scelte dell’Im- peratore e di imporre la propria volontà anche a quelli che cristiani non erano. Questo loro atteggiamento in- fluenzò in modo deleterio tutta la vita sociale della città. Infatti il vescovo Cirillo entrò in rotta di collisione con il prefetto Oreste che cercava di mantenere l’or- dine sul territorio. È vero, Oreste, incapace di mantenere l’ordine in città dopo che gli ebrei, una notte, massacrarono molti cri- stiani, e di conseguenza, il vescovo li aveva fatti cacciare confiscando i loro beni, chiese l’intervento dell’Im- peratore d’Oriente Teodosio II a Co- stantinopoli. L’imperatore però, influenzato dalla so-

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