Missioni Consolata - Marzo 2016

Disordine mentale o reazione all’emarginazione politica e sociale? Le testimonianze di 160 famiglie francesi con figli ji- hadisti costituiscono la base di una relazione re- datta dal Cpdsi ( Centre de Prévention contre les Dérives Sectaires liées à l’Islam , Centro di preven- zione contro il settarismo in relazione all’Islam) 4 . La ricerca ha messo in evidenza come una percen- tuale abbastanza elevata di giovani (40% degli in- tervistati) che si era unita a gruppi jihadisti soffriva di depressione o mostrava fragilità psicologiche. Ciò ha portato i ricercatori a supporre che «l’indot- trinamento funzioni più facilmente con i giovani ipersensibili che si pongono domande sul signifi- cato della loro vita». «Le famiglie che entrano in contatto con il Cpdsi - si legge nella relazione - sono tutte di cittadini fran- cesi. Soltanto il 10% ha nonni che emigrarono o si installarono nella Francia metropolitana, dopo aver vissuto nei territori francesi in America, in Germa- nia, in Algeria, Tunisia, Marocco o in Asia. Questi giovani influenzati dal radicalismo dichiarano di sentirsi “senza territorio”, appartenenti al “niente”, e cresciuti in un “blackout”». Un altro dato interessante della ricerca, che ri- guarda l’84% dei jihadisti intervistati, è la loro pro- venienza dalla classe sociale media o medio alta, con una forte presenza di genitori insegnanti e con una formazione universitaria (50% dell’84%). Il re- stante 16% è diviso tra la classe popolare e quella alta. Oltre a ciò, l’80% delle famiglie si dichiara atea. Solo il 20% si definisce buddhista, ebrea, cat- tolica o musulmana. La fascia di età più colpita è quella tra i 15 e i 21 anni (63%). Quella tra i 21 e i 28 anni corrisponde al 37%. La ricerca, inoltre, mostra che, rispetto a un tempo passato nel quale le conversioni al radicalismo (isla- mico o evangelico) erano caratteristiche soprat- tutto delle classi popolari, con bassa scolarizza- zione e instabilità, delle seconde generazioni di im- migrati, e delle minoranze, negli ultimi tempi ri- guardano invece tutte le classi sociali. Come spiega Oliver Roy, esperto di geopolitica islamica e diret- tore di ricerca al Cnrs ( Centre national de la re- cherche scientifique ) di Parigi, nel suo volume Glo- bal Muslim. Le radici occidentali del nuovo islam : «L’islamizzazione della periferia dell’Europa è un fenomeno reale, ma marginale [...]. In realtà, non si può vedere nel radicalismo islamico la conseguenza dell’esclusione sociale, non fosse altro che per l’evi- denza che molti militanti (e lo stesso Bin Laden, ad esempio) non hanno nulla di marginale, in termini socio economici». Tuttavia, per altri studiosi, il radicalismo islamico (anche se non necessariamente quello di al-Qaida o dell’Is) rappresenta un potenziale di «rivoluzione» e ribellione contro lo status quo e contro l’emargi- nazione sociale e politica di masse di persone, sia in Occidente sia in Oriente. Per questo, anche noi cre- diamo che sia importante tenere accesi i riflettori sul tema dell’esclusione sociale dei musulmani in paesi come la Francia e l’Italia: la patria di «Li- berté, Egalité, Fraternité», infatti, secondo un’in- chiesta di The Telegraph , «emargina, impoverisce e perseguita i musulmani. Delle 67.500 persone at- tualmente in carcere in Francia, circa il 70% è mu- sulmano. Nelle prigioni, lasciati a se stessi, i giovani più vulnerabili trovano rifugio nei sermoni infiam- mati di alcuni personaggi radicali». Per l’islamologo Massimo Campanini, docente di storia dei paesi islamici presso l’Università di Trento, il radicalismo islamico è, per sua natura, un’ideologia di opposizione che produce un islami- smo politico. Secondo Hrair Dekmejian, docente di scienze poli- tiche all’Università della California meridionale di Los Angeles, l’Islam radicale, in quanto movimento globale, nei confronti dei giovani europei e arabi può esercitare un potere di attrazione che si basa su sei punti: 1) offre una nuova identità a individui alienati che hanno perso il loro orientamento so- ciale e spirituale; 2) definisce una visione del mondo in termini inequivocabili, identificando le fonti del bene e del male; 3) offre forme alternative di confronto con un ambiente ostile; 4) fornisce un’ideologia di protesta contro l’ordine stabilito; 5) fornisce un senso di dignità e di appartenenza, e un rifugio spirituale contro l’incertezza; 6) promette una vita migliore in questa Terra e nei Cieli. Più fragilità psicologica che economica «Migliaia di giovani lasciano la vita confortevole in Europa per aderire allo Stato islamico, dove fanno addestramento per prepararsi alla guerra, e per morire, poi, in un attentato suicida, come gli attac- chi di Parigi». Secondo Lamya Kaddor, autrice del DOSSIER MC IS 2 © Dabiq 10

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