Missioni Consolata - Marzo 2016

38 MC MARZO 2016 il GloSSario riportiamo qui in sintesi alcune definizioni di pa- role chiave usate nel testo. Per un approfondi- mento rimandiamo amC 1-2/2015, pagg. 38-39. Jihâd Fa parte degli atti di adorazione, ‘ibâdât , ed è soggetto a diverse interpretazioni a seconda delle correnti islamiche. La sua traduzione occidentale in «guerra santa» è una ge- neralizzazione. La radice jim-hâ’-dal ( jhd ) ha il significato di sforzo, compromesso, lotta interiore, applicazione con zelo. La forma verbale jâhada significa lottare contro qual- cuno, ma al-jihâd fî sabîl Allâh è lo sforzo/lotta sul cam- mino di Dio, uno sforzo sacro. L’Islam distingue due tipi di jihâd : il grande jihâd , che è contro le proprie passioni, contro l’anima che si perde, è lo sforzo nel cammino del Bene, sociale o personale; e il pic- colo jihâd , sforzo militare difensivo, che deve essere fatto con le armi per la difesa della comunità e il territorio del- l’Islam quando sono minacciati dai nemici. Ciò non ha nulla a che vedere con la guerra e la violenza indiscriminate. Chi muore facendo il jihâd è un martire e va in Paradiso. JihadiSmo Il termine deriva da un neologismo - jihâdî -, che identi- fica chi si sta dedicando al jihâd . Presente storicamente nell’Islam, ha avuto uno sviluppo moderno con la guerra contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Esistono vari tipi di jihadismo: da quello più condiviso dai credenti musulmani, che è la lotta «del bene contro il male» o la lotta di liberazione nazionale (come in Palestina), al jiha- dismo globale, che è quello rappresentato dai fondamen- talisti di al-Qa‘ida e dell’Is, i cui obiettivi sono l’Occidente infedele e gli «eretici» sciiti e sufi. kuffār (plurale di kāfir) Miscredente, infedele. Dai fondamentalisti islamici sono definiti così tutti i non musulmani, soprattutto gli occiden- tali, a causa dei loro «costumi corrotti» e del secolarismo. SalafiSmo o Salafiyya È una scuola di pensiero dell’Islam sunnita che si rifà ai sa- laf al-ṣaliḥīn (i pii antenati), ovvero alle prime tre genera- zioni di musulmani (VII-VIII secolo) considerate modelli da seguire. Il salafismo originario ricercava un’antica purezza dell’Islam, ripulito dalle sovrastrutture createsi nei secoli. takfīr, takfiriSmo Dalla stessa radice di kāfir abbiamo takfīr : dichiarare un musulmano miscredente, apostata ( murtadd ), colpevole di apostasia ( riddah o irtidād ). Nell’Islam è una grave ac- cusa che può comportare la pena di morte. A livello teo- rico, l’unico che può lanciare un takfīr è un ‘ālim (plurale ‘Ulam’ā ), uno studioso islamico, esperto di fiqh (giurispru- denza islamica). Tuttavia, per il wahhabismo salafita qual- siasi musulmano autodidatta o autoproclamatosi «emiro» o «califfo» può accusare di miscredenza altri correligionari. WahhabiSmo Fondato nel 1700 da Muhammad ibn Abd al-Wahhab, pro- pugna un’interpretazione rigida e letteralista del Corano. Dalla metà del 1900 a oggi, molti salafiti si rifanno all’ideo- logia wahhabita. Uno degli autori di riferimento è IbnTay- miyya del XIII sec. Fin dall’inizio il movimento wahhabita è profondamente legato alla dinastia degli al-Sa‘ud, in Ara- bia saudita. Esso rifiuta tutto ciò che è ritenuto «non isla- mico», considerandolo una bid‘a , innovazione, eresia, e shirk , associatore, politeista. Tra gli associatori ci sono sciiti, sufi (i mistici dell’Islam), cristiani e tutti coloro che non condividono la loro visione religiosa. Angela Lano guerra, tra i quali i famosi «Call of Duty». Tutto, dall’uccisione del miscredente, al comporta- mento illecito, all’abuso, è giustificato attraverso ahadith 2 (ovvero, i detti del Profeta) selezionati e menzionati ad hoc , e rafforzato dalla convinzione che governi e corporazioni occidentali si compor- tino da criminali. La distinzione, operata a volte da governi e media occidentali, tra jihadista «mode- rato» (utile ad esempio in Siria per destituire Al- Assad, ndr ) e terrorista, non ha senso. Tutti attin- gono dalle medesime fonti. «Tutti questi eccessi, il discorso del martirio, i com- portamenti immorali, la dissimulazione, la violenza, costituiscono un abuso da parte dell’Is e degli altri gruppi, una strumentalizzazione politica della reli- gione», ci dice Roberto Aliotta, musulmano sufi e responsabile di una comunità ad Albenga (Savona). «Senza una guida spirituale, il Sacro Corano di- venta lo strumento per giustificare ogni genere di crimine. L’abbandono del sufismo da parte degli Arabi ha avuto effetti catastrofici e li ha fatti tor- nare all’epoca preislamica. L’Is, così come altri gruppi, utilizzano alcuni versetti del Corano e certi ahadith per giustificare le loro azioni e far scattare la trappola del takfirismo (l’ideologia che usa l’ac- cusa di miscredenza e apostasia, cfr . il glossario). Purtroppo il salafismo attuale (che vorrebbe un Is- lam «puro» come quello delle origini) incoraggia l’interpretazione personale degli ahadith , indu- Brenna Daugherty/Flickr.com

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