Missioni Consolata - Marzo 2016

• Giustizia ambientale | Bene comune | Lotte internazionali • MC ARTICOLI MARZO 2016 MC 23 # Da sinistra, in alto . Val di Susa (Torino): mobilitazione No Tav. | Il planisfero navigabile di www.ejatlas.org . I pallini disseminati sui vari continenti indicano ciascuno un conflitto ambien- tale in atto. A inizio febbraio 2016 erano 1.671. | Nantes (Francia): manifestazione del febbraio 2014 contro l’aeroporto di Notre Dame des Landes in cui circa 50.000 manifestanti (e 500 trat- tori) hanno sfilato pacificamente. L’aeroporto, la cui utilità è fortemente contestata, dovrebbe essere eretto in una zona sotto tutela ambientale. | Berlino (Germania): una delle molte mani- festazioni che hanno avuto luogo in diversi paesi europei contro il trattato transatlantico deno- minato Ttip. Il cartello sorretto dal manifestante recita: «No al Ttip. Sì al referendum». sione (Mat), e in Italia, sul Monte Amiata (Grosseto) e a Porto Tolle (Rovigo). La rete italiana Stop Enel sta intentando un coordina- mento fra i comitati in Italia, e scambi con comunità estere che vivono nelle località coinvolte dai progetti dell’azienda. La rete di Oilwatch attenta al tema dell’estrazione di petrolio, o l’alleanza Gaia sulle alternative all’incenerazione dei rifiuti, o an- cora la Campagna Internazionale contro l’Impunità delle Multina- zionali , sono altri esempi di azioni di pressione congiunte su go- verni, istituzioni e imprese pri- vate a livello globale. L’atlante globale della giustizia ambientale Per fornire nuovi strumenti e me- todologie di ricerca, accademici e organizzazioni per la giustizia am- bientale hanno creato l’«Atlante Globale della Giustizia Ambien- tale» (Ejatlas, Environmental Ju- stice Atlas ), all’interno del pro- getto di ricerca Ejolt ( Environ- mental Justice Organizations, Lia- bilities and Trade ), coordinato dall’Università Autonoma di Bar- cellona. L’atlas è stato lanciato online nel marzo 2014, ed è in co- stante espansione; oggi conta più di 1.600 casi di conflitti socio-am- bientali in tutto il mondo 5 . Vi si trovano informazioni circa mobili- tazioni, campagne, petizioni e conflitti a livello locale, su pro- getti industriali, infrastrutture ur- bane, centrali elettriche per le quali si siano registrate istanze d’opposizione e forti critiche da parte di comunità locali, residenti dell’area, comunità scientifica o internazionale. L’Ejatlas dimostra che esiste una presa di coscienza presso comu- nità in tutto il mondo rispetto alla difesa di un ambiente che non è costituito solo da parchi naturali e zone delimitate da conservare, ma è il fondamento della vita e della sua continuità. Descrive i tratti comuni di tanti movimenti sociali che vedono nello sfrutta- mento ambientale i rapporti di potere tra governi, imprese e co- munità locali, in linea con il feno- meno che Henri Acselrad, profes- sore della Universidade Federal do Rio de Janeiro (Ufrj), chiama environmentalization (ambienta- lizzazione) delle lotte sociali. L’Ejatlas dimostra infine che non si tratta di movimenti «nimby» ( not in my backyard , non nel mio cortile), come alcuni sostengono (tra cui il think tank italiano Nimby Forum), ma di genuini mo- vimenti di solidarietà tra comu- nità anche molto distanti e di- verse tra loro, benché certa- mente la mobilitazione di solito inizi per ciascuno nel proprio ter- ritorio, per ragioni di affezione emotiva e conoscenza delle sue caratteristiche. L’Ejatlas rende più evidente che quanto risulta nocivo alla salute a Ponte Galeria (frazione di Roma Capitale), lo è anche nella discarica di Dandora a Nairobi, e che la repressione vio- lenta di cittadini della Val di Susa segue la stessa logica di controllo e imposizione che sta dietro la co- struzione di dighe nei territori in- digeni del Guatemala. philippe leroyer/Flickr.com Chris Grodotzki/Campact/Flickr.com

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