Missioni Consolata - Marzo 2016

22 MC MARZO 2016 e coloro che si oppongono a que- sta ideologia di sviluppo per i suoi impatti sociali ed ecologici e alla dominazione di potenti lobbies economiche e politiche. Notizia dell’inizio del 2015, per esempio, è il cosiddetto Piano Junker , che sta investendo 315 miliardi di euro in grandi infra- strutture in Europa, con la crea- zione di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) e il coinvolgimento della Banca Europea degli Investimenti (Bei). Trasporti ed energia sono due colonne portanti del piano e rappresentano la maggior parte dei progetti candidati, cosiddetti di «interesse comune» (Pic). I cri- teri decisionali e di valutazione dell’opportunità o meno di aprire cantieri, e da parte di quale im- presa, non sono chiari e certa- mente non sono frutto di una di- scussione democratica e infor- mata in ciascun paese membro. I trattati di cosiddetto «libero» commercio dell’Unione europea con partner di altri continenti, come il Ttip ( Trattato transatlan- tico sul commercio e gli investi- menti , cfr MC ottobre 2015, p. 64) con gli Stati Uniti o il Ceta ( Ac- cordo economico e commerciale globale ) con il Canada, sono un altro cardine del meccanismo che porta le istituzioni a smettere di perseguire il bene pubblico a fa- vore della concentrazione della ricchezza in mano di pochi. Nuove forme di mobilitazione Critiche al modello di accumula- zione di ricchezza e impunità si stanno diffondendo in modo tra- sversale tra gruppi sociali distinti: l’opposizione alle esplorazioni per fracking 4 , per esempio, ha fatto il suo ingresso nei salotti della classe media in Polonia, mentre il caso della miniera di oro a Roșia Mon- tană, che prevederebbe la rimo- zione di diverse montagne nel ter- ritorio degli Apuseni (Monti del tramonto), parte della catena dei Carpazi occidentali, ha risvegliato la società civile rumena in quello che è considerato il più grande movimento civico del paese dopo la rivoluzione del 1989. Tali mobilitazioni creano forti le- gami nazionali e internazionali, e spesso azioni congiunte, tra co- munità locali che subiscono le conseguenze sociali e ambientali di una stessa attività, o gli abusi di un’impresa. I progetti di Enel-Endesa, per esempio, sono stati contestati dalla Patagonia cilena (contro i progetti idroelettrici nella regione australe) al Guatemala (contro la centrale idroelettrica di Palo Viejo), alla Colombia (contro quella di El Quimbo). Ma anche in Spagna, per la rete d’alta ten- Piazza Taksim contro Erdogan Turchia, Istanbul, Taksim Gezi Park 2013: gli abitanti della città sul Bosforo scendono in strada per difendere il parco cittadino più famoso della città, e mostrare la loro contrarietà al centro com- merciale che dovrebbe sorgere al suo posto. In gioco non ci sono solo gli alberi del parco, ma una visione, un’idea politica di ciò che Istanbul deve offrire ai suoi citta- dini. La contrarietà al mall e alla speculazione edilizia nell’area cir- costante si manifesta tra persone di diversa età ed estrazione so- ciale che, forse, mai nella loro vita precedente avevano pensato di scendere in strada o di parteci- pare ad azioni dimostrative. Per la prima volta in Turchia si tro- vano dalla stessa parte, e devono affrontare una dura repressione dello stato e delle forze dell’or- dine. Nella discussione, emer- gono aspre critiche che mettono in difficoltà il governo di Recep Tayyip Erdogan. Contro il bene comune Dinamiche simili sono avvenute negli ultimi anni in Francia presso l’area dove sarebbe dovuto sor- gere il nuovo aeroporto di Nan- tes, ribattezzata Zona da Difen- dere (Zad, dall’acronimo fran- cese), a Stoccarda in merito alla paventata ristrutturazione della stazione dei treni, per non parlare della Val Susa e della decennale opposizione al Tav. Trasporti e in- frastrutture, ma anche energia e industria estrattiva, sono al cen- tro di intensi dibattiti e opposi- zioni in Europa, tra sostenitori di una politica espansiva e di grandi appalti per rilanciare l’economia MONDO Luca Perino/Flickr.com

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