Missioni Consolata - Marzo 2016

MYANMAR dini con una salsa piccante e il prezzo molto basso: un dollaro. U Soe Htwe è il padrone di casa che mi accoglie con grande genti- lezza. È molto prudente nel par- lare della difficile situazione di questa regione. U Soe aveva stu- diato ingegneria a Yangon, e nel 2002, ma a causa della guerra, ha dovuto lasciare il suo lavoro nelle miniere dello stato Kayah. Le due figlie sono riuscite a emigrare ne- gli Usa, dove lavorano come in- fermiere, e la casa di famiglia è stata trasformata in pensione. Dei figli maschi, uno lavora a Nay Pi Taw, l’altro è rimasto in casa, con la famiglia. La moglie di U è una signora molto attiva in un’as- sociazione per la promozione della donna birmana, ed è spesso in viaggio per Nay Pi Thaw. Nella locanda, immagini di Aung San Su Kyi sono appese ovunque. Gli altri ospiti sono quasi tutti operatori di Ong e volontari. I soli turisti sono una giovane armena di Bo- ston e un canadese con i quali combino una gita nei dintorni. Il nostro autista è un geologo colto, che ha perso il suo lavoro in mi- niera anch’egli nel 2002. Ci por- terà nelle vallate dove vivono le donne Padaung. Qui anche le bambine portano gli anelli al collo e vivono molto meglio delle loro sorelle senza anelli. Hanno case pulite e vendono monili e sciarpe colorate. Stanno anche asfal- tando la strada che porta nei loro villaggi sulle montagne, rimasti isolati finora. Non vedo turisti. gono offerte al Buddha. Oggi sono invitata a un matrimonio ka- ren nella Chiesa battista, quella che è riuscita a fare più proseliti nel paese sin dall’ottocento. Ar- rivo che la cerimonia è già termi- nata e si sta facendo colazione, nel cortile tra la chiesa e il dormi- torio dei ragazzi. Sono i Pwo Ka- ren, tutti in costume bianco rosso e blu. Amici e parenti sono arri- vati da Yar Aye, una delle isole che punteggiano la costa Sud Est del Myanmar e formano l’arcipe- lago Mergui. Sono agricoltori e pescatori e hanno viaggiato per otto ore su barche veloci. Con la marea bassa non si può partire: il mare qui è molto basso, oltre che caldissimo. La mamma della sposa è una bella donna dall’aria serena: ha sei figli. La maggiore, di 39 anni, vive sull’isola e dirige la scuola per i sei villaggi. Gli altri figli hanno studiato e trovato lavoro a Yangon. Loikaw, stato Kayah Dall’aeroporto di Yangon sono partita per Loikaw, la capitale dello stato Kayah, il più piccolo del Myanmar, ma il più ricco di tradizioni ed etnie: Kayah, Kayoh, Karenni, Pa O, Kayen, Shan. Il bi- motore a elica con 18 passeggeri si alza in volo su una coltre di pol- vere rossiccia, il colore di questo paese durante la stagione secca. Sorvolando Yangon noto la rete di canali che consente l’irrigazione delle risaie, verdissime. Brenda è una giovane olandese, unica straniera, oltre me, sul volo: lavora per una Ong che opera a Loikaw, città aperta ai vi- sitatori individuali da pochi mesi. La città si trova a circa 1000 metri di altitudine, circondata da monti e ricca di orti e giardini. Fa caldo, siamo sui 36°, ma verso sera la temperatura si abbassa molto. Esco dalla Guest house dell’Amici- zia in cui sono alloggiata e sulla via principale trovo pronta una grigliata di spiedini vari: verdure, patate, pesci e code di maiale. La cuoca è abile, spennella gli spie-

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