Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016

«Lo sono certamente, e questo lo hanno dimo- strato i paesi in cui a suo tempo li hanno introdotti. Ma allora c’era un contropotere, i partiti di sinistra e i sindacati, che furono in grado di imporli. Oggi, sia in quei paesi che altrove, il potere della finanza (capitalismo della globalizzazione) è assoluto e quindi si destabilizzano allegramente i sistemi di welfare. Pensare in questo quadro di introdurre il reddito di cittadinanza prima di ricreare un contro- potere politico è pura illusione». L’euro e l’Unione europea: fenomeni tempo- ranei della storia Ha ancora un senso l’Unione europea? E lamo- neta unica? Se non avessero più senso, allora non sarebbemeglio sciogliere tutto e lasciare che ogni paese scelga la propria strada? «Che l’Unione europea sia sulla strada dell’implo- sione è ovvio, salvo per coloro che non vogliono ve- dere. Non è una unione, ma un sistema di potere, un braccio della globalizzazione, che utilizza gli strumenti a sua disposizione per mantenere il suo dominio. Ovviamente poiché la speranza è ultima a morire, molti pensano che sia meglio trattare le bri- ciole del “dividendo dell’ingiustizia e delle guerre”, come stanno facendo gli italiani in questi anni, piut- tosto che rischiare di essere respinti nella aree di marginalizzazione del sistema». Lei parla di implosione. Dunque, sarebbe au- spicabile un’uscita dall’euro o addirittura dal- l’Unione europea? «L’euro e l’Ue sono un fenomeno temporaneo della storia, nate per di più in una fase in cui l’Europa era forte. Come per le materie ambientali di cui parla- vamo prima, c’è un trend storico dovuto ai cambia- menti nel mondo (Asia e America Latina) che ri- duce gli spazi del capitalismo europeo e del carro a cui si è legato (la globalizzazione). A questo si ag- giunga l’inettitudine delle classi dirigenti che sono state capaci di dividere l’Europa e portarla ai limiti del presente collasso. Lo ribadisco: l’implosione dell’euro e dell’Ue è inevitabile anche se i cittadini preferiscono non crederci perché si troverebbero difronte a un vuoto di speranza al quale non vo- gliono credere. L’uscita sarebbe un gesto virtuoso per seguitare a governare in modo negoziale e sen- sato processi che, quando si manifestano in modo spontaneo e disordinato, producono danni dolorosi. Se per ora prevale questa seconda ipotesi è perché la globalizzazione ha preso il potere sui governi e sui sistemi politici europei togliendo spazio a ogni alternativa». Economia e radicalismi religiosi Le politiche economiche possono spiegare an- che le altre questioni di questi ultimi anni? In particolare, lemigrazioni dai vari Sud del mondo e il diffondersi di radicalismi religiosi come quelli del cosiddetto Stato islamico? «Questi sono fenomeni studiati e annunciati da decenni. Il loro esplodere è dovuto al fatto che non si sono fatte le cose che si dovevano fare, cioè ridi- stribuire redditi e sistemi produttivi a livello mon- diale, e utilizzare il commercio internazionale non come clava per colpire i più deboli ma come stru- mento per un reale co-sviluppo e cooperazione. Mi- grazioni e guerre etniche e religiose come quelle in corso sono il prodotto della destabilizzazione poli- tica che l’Occidente sta introducendo per conser- vare il proprio impossibile potere sui mercati mon- diali. Gli effetti devastanti per la vita delle persone comuni e delle comunità sono ovvi e inevitabili». Paolo Moiola GENNAIO-FEBBRAIO 2016 MC 47 • B RUNO A MOROSO - Economista di fama internazionale, ha insegnato a lungo presso l’Università di Roskilde, in Dani- marca, dove oggi è docente emerito. Membro di Eurispes, presiede il Centro studi Federico Caffè. L E SUE PUBBLICAZIONI PIÙ RECENTI : • Euro in bilico. Il fallimento della moneta unica , Castelvecchi, 2014 (nuova edizione); • Un’Europa possibile. Dalla crisi alla cooperazione , Castelvec- chi 2014 (con Jesper Jespersen); • Figli di Troika. Gli artefici della crisi economica , Castelvecchi 2012. Insensatezza UE I nuclei centrali della teoria macroeconomica di Key- nes perseguono la strategia di eliminare l’instabilità del mercato e le ineguaglianze economiche e sociali, elementi portanti del capitalismo, per rendere possibile la realizzazione di un progetto politico per la «buona vita» e la «buona società». [...] I tagli alla spesa pubblica [...] non potevano che prolungare gli effetti negativi della crisi. Ed è quanto avvenuto con le insensate mi- sure di irrigidimento dei bilanci pubblici introdotti dal- l’Ue, tra cui lo spettacolare limite del 3% al deficit pub- blico sul Pil. Bruno Amoroso, prefazione a «John Maynard Keynes» di Jesper Jespersen, Castelvecchi, agosto 2015. © Erik Drost 2011 “ ” DOSSIER MC RICCHEZZA E POVERTÀ

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