Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016

46 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2016 tuzioni e le politiche perseguite. Un indice di grande utilità se lo si usasse per sanare situazioni distorte nella pubblica amministrazione e nella po- litica invece di utilizzarlo solo per criminalizzare i propri “sudditi”. Poi c’è anche la funzionalità del si- stema fiscale, che ovviamente non può essere privo di mezzi efficaci di controllo, ma questi da soli non bastano mai. Problemi che il nuovo stato deve porsi non solo per ragioni economiche, ma anche cultu- rali. Ma questi temi non devono servire a oscurare il fatto che quando parliamo di evasione non trat- tiamo di anomalie rispetto al funzionamento del si- stema, ma del modo stesso in cui questo funziona oggi. La finanza internazionale governa allegra- mente i processi “veri” di evasione e si fa rimbor- sare dalle proprie istituzioni quando questi non funzionano bene». Quali sono i «veri» processi di evasione? «Oggi la vera caccia agli “evasori” è quella che fa la Troika con l’uso del sistema finanziario per espro- priare le famiglie dei loro risparmi. Tutti i discorsi sull’evasione finiscono sui commercianti che non emettono lo scontrino e i cittadini che si sono com- prati la casa. E poi, crimine massimo, sul “lavoro nero”. Chi dirige i cacciatori sono Jean-Claude Jun- ker (presidente della Commissione europea, ndr ), che ha governato il Lussemburgo, un paese europeo che è un “paradiso fiscale”, e Mario Draghi (presi- dente della Banca centrale europea, ndr ) che con la Goldman Sachs (potentissima banca d’investimenti, ndr ) orchestra l’esproprio dei risparmi e le politiche anti-evasione, per canalizzare tutti i risparmi dispo- nibili nelle banche e altrove verso i propri centri di accumulazione finanziaria (borse, titoli tossici, ecc.). Il capitali accumulati da questo sistema al nero oscurano il significato dell’evasione dei cittadini. Ba- sterebbero le briciole fiscali di questo sistema per abolire le tasse su scala planetaria». Le statistiche (e l’indice Gini) parlano di un continuo dilatarsi delle diseguaglianze in ogni parte del mondo, a iniziare dalla Cina comuni- sta. Come spiegare un fenomeno che pare inar- restabile? «Gli indici statistici, come quelli sulla felicità e la bontà, valgono per quello che valgono, e cioè per dare una immagine della realtà concepita in modo astratto. Tuttavia se applicati in modo giusto ci aiu- tano a leggere i fenomeni in corso. Il formarsi di una élite mondiale, in termini di reddito (indice Gini) e di potere (che nessun indice misura) è il cancro maggiore del nostro tempo ed è l’invenzione della globalizzazione. Ai danni in termini di miseria e povertà che questa produce si può reagire contra- stando l’accentramento della ricchezza e del potere con politiche che innalzino il livello di vita dei ceti più svantaggiati e la formazione dei ceti medi. La povertà aumenta nel mondo a causa del potere delle élite. Laddove diminuisce, in Asia (Cina e Vietnam) e alcuni paesi dell’America Latina, accade perché le politiche di contrasto alla globalizzazione danno alcuni effetti positivi». La disoccupazione aumenterà La disoccupazione (e la sottoccupazione) è un dramma che colpisce vaste fette della popola- zione attiva. Ci sono armi efficaci per affron- tarla? Oppure, con il diffondersi di nuovi sistemi produttivi ad alto tasso di tecnologia, essa è ine- vitabile? «Se è vero che la ricchezza viene prodotta, “grazie” al progresso tecnologico, da un numero sempre più ristretto di persone, non è altrettanto vero che que- sto numero ristretto debba goderne da solo i frutti. Si ridistribuisca tra un numero crescente di cittadini “disoccupati” la ricchezza prodotta dando così ac- cesso a altre forme di occupazione come la cultura, i servizi sociali, la sanità, l’ambiente, ecc. Sono aree di grande specializzazione e occupazione e la loro diffu- sione migliorerebbe anche i contenuti qualitativi delle esistenze. Quello che impedisce alla soluzione distributiva di funzionare è che questa richiede un cambiamento del “modello economico di sviluppo” dove la molla dei sistemi produttivi non sia il guada- gno di alcuni, ma l’utile per i beni comuni». Il reddito di cittadinanza o forme similari di supporto al reddito possono costituire unamo- dalità redistributiva efficace? A destra : Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi), e Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (Bce). Pagina seguente : la torre della Goldman Sachs in New Jersey (Stati Uniti). Eurofallimento L ’ Euro [è] una colla che sembra tenere poco ed è poco utile agli usi per cui era stata pensata, ma che tuttavia viene ritenuta insostituibile e imprescindi- bile [...]. L’Euro è instabile e la ricerca della sua stabilità produce intollerabili costi sociali e produttivi [...]. [Un per- corso possibile è] l’introduzione di una moneta comune (Euro-med) per i paesi dell’Europa del Sud maggiormente colpiti dalla crisi e con sistemi economici affini. Bruno Amoroso, «Euro in bilico. Il fallimento della moneta unica», Castelvecchi, maggio 2014. © MF 2015 “ ”

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