Missioni Consolata - Dicembre 2015

nessione della Crimea da parte della Russia, avvenuta con un colpo di mano militare, eppure senza sparare nemmeno un proiettile, pochi giorni dopo la pa- cificazione della Maidan. La sede della flotta russa del Mar Nero, re- gione storicamente appartenente alla Russia, nonché unica dell’U- craina a essere abitata da una maggioranza di etnici russi, oltre che di russofoni, non poteva ri- schiare di seguire la strada di Kiev verso l’Europa e la Nato. Nello stesso tempo, i clan di oli- garchi che avevano sempre soste- nuto Janukovič - in primo luogo Ihor Kholomoyski, «l’ebreo» di Dnipropetrovsk, e Rinat Akhme- tov, «il re» di Donetsk, gli uomini che controllavano le due regioni più ricche dell’Ucraina - cercarono di non perdere il loro potere. C’era da fare una scelta di campo, pre- vedere da che parte sarebbe sof- fiato il vento. Fecero scelte di- verse. Kholomoyski è ritenuto oggi il primo artefice dell’unità di quel che resta dell’Ucraina; Akhmetov, di contro, il principale responsa- bile dell’ascesa dei separatisti in tutto il Donbass. Mentre a Kiev ve- niva eletto presidente Petro Poro- shenko e si formava il governo più europeista di sempre, nel bacino del Donets’, la vasta pianura dal Cleptocrazia e oligarchi La storia post sovietica dell’U- craina somiglia a quella di tante al- tre ex repubbliche dell’Urss. Indi- pendente dal 1991, quando l’Im- perium dei Soviet crollò sotto il suo stesso peso, il paese intra- prese un percorso democratico e di apertura all’economia di mer- cato. Ma, a ben vedere, molto ri- mase sulla carta. La Rada, il parla- mento, rimase per più di due de- cenni prigioniera di una classe po- litica corrotta fino al midollo, di- rettamente controllata da un pu- gno di oligarchi assetati di potere (ancora oggi, la metà del Pil ucraino è nelle mani dei 50 uomini più ricchi del paese). Una clepto- crazia che vide nel presidente Ja- nukovič il degno epigono. Le proteste di piazza iniziate nel novembre 2013 contro la sua deci- sione di non firmare l’Accordo di adesione con l’Unione europea si trasformarono rapidamente in ri- volta contro il sistema. Euromai- dan, con tre mesi ininterrotti di scontri di piazza e 108 morti, fu più di una rivolta, fu una rivolu- zione. La fuga in Russia di Januko- vič a fine febbraio 2014 fu salutata come una liberazione, ma nello stesso tempo creò delle crepe nel- l’elemento di unione del paese. Il primo immediato effetto fu l’an- ricco sottosuolo, scoppiava la guerra. Una guerra da 8mila morti e 1,5 milioni di sfollati. Una guerra combattuta con carri armati e arti- glieria pesante tra quartieri resi- denziali, condomini, scuole e ospedali. Donetsk, Luhansk e il Donbass Nel momento in cui scriviamo, il cessate il fuoco, il terzo dall’inizio dei contatti tra le parti bellige- ranti, sembra finalmente portare dei passi concreti verso la pace. Sia l’esercito ucraino che i miliziani filorussi stanno ritirando le armi, anche leggere, dalla linea del fronte, che oggi è il nuovo confine tra l’Ucraina e le autoproclamate repubbliche separatiste di Do- netsk e Luhansk (nel Donbass). L’artiglieria tace, le città ripren- dono lentamente vita, e chi non l’ha persa sotto le bombe sta tor- nando alla propria casa. UCRAINA 52 MC DICEMBRE 2015 # Sotto : gli abitanti di Kiev depongono fiori vicino al luogo in cui sono morti i manifestanti negli scontri con la polizia. Pagina seguente : sulla mappa le due zone in rosso eviden- ziano la Crimea e il Donbass, en- trambe in orbita russa.

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