Missioni Consolata - Dicembre 2015

DICEMBRE 2015 MC 51 UCRAINA Testo e foto di DANILO ELIA (Osservatorio Balcani e Caucaso) Q uando la Spagna eliminò il Portogallo ai rigori nella semifinale degli europei del 2012, il Donbass Arena - il nuovissimo stadio di Do- netsk - esplose in un boato. I gio- catori, osannati anche dai tifosi della squadra locale, erano atter- rati il giorno prima all’aeroporto internazionale Sergey Prokofiev, un altro gioiello modernissimo co- struito appositamente per il cam- pionato. Quella stessa sera festeggiarono in uno dei ristoranti più lussuosi della città più ricca d’Ucraina, casa di uomini habitué nella lista dei magnati del mondo stilata da Forbes . Ad appena tre anni di distanza, lo stadio fa da bersaglio ai colpi di mortaio, l’aeroporto è ridotto a un ammasso di macerie e lamiere contorte e i pochi ristoranti aperti in città servono clienti in mimetica e kalashnikov. E Donetsk, oggi, non è nemmeno più Ucraina. L’epilogo della crisi ucraina forse non lo abbiamo ancora visto. Dalla rivoluzione di Euromaidan del 2014 all’annessione russa della Crimea, dalla guerra in Donbass agli accordi di pace di Minsk, sembra che la travagliata uscita dell’Ucraina dall’orbita russa abbia già vissuto i suoi momenti peg- giori. Ma il passato insegna che non si può esserne certi. AI CONFINI DELL’EUROPA (7): L’UCRAINA KIEV NON PARLA RUSSO # Sotto : il mercato della stazione di Donetsk distrutto dai colpi di mortaio; sullo sfondo, la chiesa ortodossa di San Nicola. Dopo due anni di con- flitto interno, Kiev si ritrova con due regioni in meno: la Crimea (annessa alla Russia) e il Donbass (in mano ai separatisti filorussi). Pur appoggiata dai paesi occidentali, oggi l’Ucraina sopravvive in una situazione di grave incertezza. Con oltre un milione di profughi interni e un’economia allo sfascio.

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