Missioni Consolata - Novembre 2015

58 MC NOVEMBRE 2015 vengono storditi a colpi di ba- stone o schiacciati violentemente a terra e la scuoiatura avviene quando molti sono ancora co- scienti. Nel 2004 in Italia sono state bandite le pelli di cani e di gatti e nel 2009 il divieto è stato esteso a tutta l’Europa. Oltre alle crudeltà inflitte agli ani- mali, la produzione di pellicce ha un impatto sul cambiamento cli- matico circa 14 volte superiore a quello per la produzione di ana- loga quantità di pile, di cotone, di acrilico e di poliestere. Per pro- durre 1 kg di pelliccia di visone sono necessarie 11,4 pelli e poi- ché un visone consuma circa 50 kg di cibo nella sua vita, sono ne- cessari 563 kg di cibo per pro- durre un solo chilogrammo di pel- liccia. Si stima che la pelliccia ab- bia un impatto sull’ambiente da 2 a 28 volte quello dei prodotti tes- sili alternativi, compresi quelli sin- tetici. Animali per la ricerca Un destino non meno crudele è quello degli animali utilizzati nelle sperimentazioni scientifiche, so- prattutto topi, ratti, conigli, ma anche marmotte, gatti, cani e scimpanzé. Certamente i modelli animali sono indispensabili in al- cune fasi della ricerca (altrimenti in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Abruzzo e complessiva- mente detengono circa 200.000 animali. Negli allevamenti gli ani- mali sono detenuti in condizioni di privazioni estreme, che li por- tano spesso a comportamenti au- tolesionistici, nonché a episodi di cannibalismo e di infanticidio. Nel 2001, il Comitato Scientifico della Commissione Ue aveva denun- ciato gli allevamenti di animali da pelliccia come gravemente lesivi del benessere animale, ma da al- lora poco o nulla è cambiato. La situazione è ancora peggiore nei paesi extracomunitari come la Cina, dove non c’è la minima re- golamentazione a tutela degli ani- mali. Non è certo migliore il de- stino degli animali da pelliccia cat- turati in natura (si stima almeno 10 milioni ogni anno). Le norma- tive internazionali prevedono che la loro morte sia esente da cru- deltà, ma sono solo parole. La caccia infatti riesce a eludere ogni controllo e colpisce spesso specie protette. Le vittime restano im- mobilizzate nelle trappole per ore o giorni e la loro morte soprag- giunge dopo una lunga agonia. Gli animali da pelliccia vengono soli- tamente portati nei mercati all’in- grosso, dove le grandi compagnie acquistano le pelli. Gli animali bisognerebbe sperimentare diret- tamente sull’uomo, sinistro ri- cordo di quanto avveniva nei la- ger nazisti), ma non sempre i ri- sultati ottenuti da queste ricerche sono applicabili all’uomo. Quanto più il modello animale utilizzato è filogeneticamente distante dal- l’uomo, tanto meno sono attendi- bili i risultati ottenuti. Ad esem- pio, se si sperimenta sullo scim- panzé, si ottengono risultati appli- cabili all’uomo mentre la speri- mentazione su animali molto di- versi come il coniglio può portare a gravissimi errori di valutazione, come nel caso del Talidomide, farmaco tristemente famoso per avere superato tutti i test di tossi- cità nel coniglio e avere causato la nascita di moltissimi bimbi foco- melici negli anni ’60, in quanto somministrato come ansiolitico durante la gravidanza. Eppure animali come topi, ratti e conigli vengono utilizzati in quantità in- dustriale nella sperimentazione scientifica. Attualmente si cerca di utilizzare gli animali da labora- torio secondo il criterio della ridu- zione al minimo della sofferenza, ma nella storia della scienza non è sempre stato così. Un aspetto de- cisamente raccapricciante è che questi animali vengono acquistati in quantità sempre superiore alle necessità della ricerca. Una volta terminata quest’ultima, gli ani- mali in eccedenza vengono elimi- nati senza tanti problemi: una parte viene utilizzata come cibo per serpenti o gufi nei giardini zoologici, ma la maggior parte viene cremata. La ragione princi- pale dell’ingente surplus di topi da laboratorio è stata l’esplosione Madre Terra © Paolo Moiola © Paolo Moiola

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