Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 7 Cari mission@ri Ora padre mi chiedo, co- me si può essere cristia- ni e fedelissimi del credo padano, sciupatori di in- ginocchiatoi e nello stes- so tempo assertori di crudeltà verso i fratelli meno fortunati? Dobbiamo rassegnarci o pagare a caro prezzo questa nuova morale a fisarmonica? La morale cristiana, a che livello (di interpretazione) perso- nale vogliamo spingerla? «Pace e bene fratelli, vo- gliamoci bene perché la chiesa è materna , ma la coscienza è nostra e ce la gestiamo noi». Una bella porcata oppure no? Sarebbe bene che la Chiesa adotti, pur rispet- tando la libertà di ogni credente, una soglia o delle regole per un catto- lico che vuol essere tale a costo di rendere il gregge meno numeroso ma più fedele agli inse- gnamenti evangelici. Padre Gigi, questo è il mio mal di pancia che è continuo e non mi lascia tregua in questi tragici momenti dove l’egoismo impera e travalica la più bieca impudicizia. Grazie per aver potuto leggere anche l’amico e fratello in Cristo Paolo Farinella, prete. Giovanni Besana 01/07/2015 Grazie della condivisione. Un breve commento. Non credo sia necessario che la Chiesa detti delle «so- glie minime di cristia- nità»: per chiunque voglia essere un po’ serio con la sua fede, c’è materiale più che abbondante a disposi- zione: dal Vangelo al «Catechismo della Chiesa Cattolica» del 1997, dal Concilio Vaticano II alle tante encicliche, non ulti- ma la «Laudato si’». Biso- gna però sperare che questi testi non rimanga- no nella libreria di casa (sempre che ci sia), e che non si preferiscano a essi il gossip televisivo e il vento altalenante dei so- cial. tutto nei paragrafi 32-42, che cominciano così: «An- che le risorse della terra vengono depredate a cau- sa di modi di intendere l’economia e l’attività commerciale e produttiva troppo legati al risultato immediato». Per questo tutti devono cambiare rot- ta e mentalità: «Prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare» (n. 202). Tutti. PREGIUDIZI SULLA TURCHIA Gentile redazione, scrivo a proposito del mio articolo sulla Tur- chia pubblicato sul nu- mero di luglio. Non sono d’accordo a chiamare l’Akp partito «islamico». Nel testo non lo definisco mai così. Al limite può andare bene chiamarlo «islamico moderato» o «di ispirazione islami- ca». La parola «islami- co» non compare né nel- lo statuto del partito, e nemmeno nel suo nome. Dato che ci sono già un’infinità di pregiudizi sulla Turchia, temo che utilizzare questa etichet- ta non faccia altro che creare una barriera che ostacola la comprensio- ne delle dinamiche com- plesse del paese. Spero si possa farlo sapere ai vostri lettori. Fazila Mat Istanbul, 24/06/2015 Grazie a Fazila Mat per le sue precisazioni. Pubbli- cando il suo articolo non era certo nostra intenzio- ne aumentare i pregiudizi verso il popolo turco, piut- tosto offrire elementi per una comprensione più ri- spettosa e oggettiva di un grande paese che da sem- pre ha giocato un ruolo importante nella storia. SUD SUDAN DIMENTICATO Gentile direzione, mi permetto di farvi notare che nel numero ultimo di MC di luglio, a pagina 42, manca il Sud Sudan, nuovo stato ufficiale afri- cano nato dopo una guerra di oltre 25 anni contro il governo islami- sta di Khartoum. Sembra strana questa mancanza quando nella stessa car- tina mettete (giustamen- te) la nazione del Sahara Occidentale non ancora (ahimè) riconosciuta uffi- cialmente dall’Onu. Vo- glio pensare ad una svi- sta, non so. Tanti saluti e sempre complimenti del vostro prezioso lavoro. Alfio Tassinari Cervia, 27/06/2015 Vero, verissimo. Ed è sta- ta proprio una bella svi- sta. Il problema è sempli- ce: nei repertori di cartine geografiche disponibili per i programmi di grafi- ca, è presente sì il Sahara Occidentale, registrato dal 1963 nella lista Onu dei Territori non autono- mi, ma non ancora il Sud Sudan la cui indipendenza risale solo al 2011. Do- vremmo saperlo bene, vi- sto che nella mappa pub- blicata a centro rivista a gennaio 2015, ci siamo preoccupati di inserirlo. Spero che i cittadini del Sud Sudan ci perdonino. Per concludere sulle svi- ste - questo mese ne ab- biamo collezionate diver- se - anche uno dei miei confratelli mi ha detto scherzoso: «Sai che ho trovato un errore in MC?». «Uno solo?», ho risposto. «Mons. Lerma non è por- toghese, ma spagnolo!» (Mc 7/2015, p. 35; in effetti è nato a Murcia, nel Sud della Spagna). Speriamo proprio che monsignore abbia fatto u- na bella risata, come ab- biamo fatto noi. MAL DI PANCIA Carissimo padre Gigi, nel leggere il tuo bellis- simo articolo di fondo del luglio 2015 mi si è aperto il cuore e non posso che congratularmi per la chiarezza dell’esposizio- ne che hai voluto donar- ci, una sintesi perfetta come portatore di fede e poi anche come cittadino attento e sensibile alle situazioni sociali del no- stro incasinatissimo pae- se dove 67 milioni di ita- liani hanno tutti la ricetta magica per occupare cattedre universitarie sullo scibile umano. Bisogna però dire che anche la Chiesa deve ammettere le sue colpe. Hanno purtroppo ragione tanti sociologi nel dire che la Chiesa denuncia solo ciò che è già risapu- to e nel tempo rimane solo un monito. Senza essere considera- to retrogrado, ricordo sommariamente le seve- re prese di posizione del- la Chiesa, avute per mol- to meno, nei lontani tem- pi dove chi professava il credo marxista era con- siderato eretico e sco- municato; mia moglie spesso mi ricorda che suo nonno iscritto al Psiup non aveva neanche la benedizione natalizia con grande dolore della nonna materna. L’annuncio evangelico attualmente mi sconcer- ta quando sento e vedo che anche qualche ve- scovo e tantissimi preti avallano con il loro com- portamento i mal di pan- cia sostenendo candida- ture che nella sostanza portano in sé valori da far tremare il pensiero della madre Chiesa. Le- ghisti che di fatto fre- quentano consigli pasto- rali e sagrestie di potere.

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