Missioni Consolata - Luglio 2014

MC ARTICOLI LUGLIO 2014 MC 65 di violenze senza precedenti. Se in capitale una certa presenza militare, soprattutto francese, as- sicura una relativa tranquillità e la possibilità di spostarsi senza ri- schiare troppo la vita, in provincia la situazione è molto più com- plessa. Tutta la zona Nord occi- dentale del paese è stata a più ri- prese oggetto di rappresaglie da parte ora dei Seleka ora degli anti Balaka: saccheggi, uccisioni, tante case e mercati bruciati. Il paese è entrato nel vortice di una vio- lenza becera che sembra non ar- restarsi. Quello che all’inizio sem- brava una lotta per il potere, si è ora trasformato in uno scontro tra queste due fazioni che hanno avvelenato il paese e mietuto vit- time innocenti. Se i Seleka, e chi li ha sostenuti, sono indubbia- mente all’origine della situazione in cui ci troviamo, gli anti Balaka hanno dimostrato una violenza pari, se non superiore, a chi li ha preceduti e provocati. Gli anti Balaka, che non sono mu- sulmani, non possono dirsi cri- stiani. Se lo erano, le loro azioni dicono il contrario. Più volte, in- fatti, i vescovi hanno denunciato questa violenta reazione popo- lare, che i media hanno frettolo- samente interpretato come cri- stiana. Ma, poiché non sono mu- sulmani, la confusione è stata inevitabile. Ci consola la consape- volezza che, sebbene tutto ciò sia una vergogna, sono stati centi- naia, forse migliaia, i musulmani che hanno trovato rifugio nelle parrocchie e nei conventi sparsi nel paese salvandosi la vita. Ma l’esodo di questa minoranza è or- mai cominciato. Tantissimi mu- sulmani - e tra questi anche al- cuni nostri carissimi amici - sono stati costretti a lasciare il paese, pur essendo nati qui. A ciò si ag- giunge un effetto collaterale che renderà ancora più difficile la già fragile economia del paese. Le poche attività commerciali del paese - soprattutto, ma non solo, la vendita all’ingrosso e al detta- glio dei generi alimentari di base - erano infatti in mano ai musul- mani. Il futuro del Centrafrica, an- che quello economico, è quindi una vera incognita. In questo quadro desolante c’è stato, il 20 gennaio, un segnale di distensione: l’elezione di un nuovo presidente nella persona di Cathérine Samba-Panza, ex sin- daco di Bangui ( vedi box ). Tale nomina è stata salutata positiva- mente dalla comunità internazio- nale. Cathérine Samba-Panza ha una cosa alla quale i politici ten- gono molto e che faceva difetto a chi l’ha preceduta: il favore popo- lare. Ciò non toglie che il compito che le sta davanti sia difficile, quasi impossibile. È ancora pre- sto, allora, per cantare vittoria e brindare alla pace. La nuova presidente ha in se- guito nominato un nuovo primo ministro il cui cognome è tutto un programma: Nzapayeke, che significa «Dio c’è». Un ottimo tandem con il vescovo di Bangui, il cui cognome, Nzapalainga, si- gnifica «Dio sa». Quindi: Dio c’è e Dio sa. Queste due certezze, che non sembrano mai essere venute meno nel cuore di tutti i centra- fricani, siano essi cristiani o mu- sulmani, sono più che sufficienti per non scoraggiarci, sentirci al sicuro e andare avanti. Nel frattempo è nata una scuola d’emergenza, grazie anche all’ini- ziativa degli insegnanti cattolici presenti tra i nostri rifugiati. È sorta nel giardino delle suore, a pochi metri dal nostro cancello. Il giorno dell’inaugurazione, se- duto sulla poltrona principale, ho ricevuto gli onori degni di un di- rettore scolastico di una popola- tissima scuola con classi, pur- troppo senza banchi e sedie, che sfiorano i duecento allievi. Mi hanno dato la parola presentan- domi come padre Federico, papà di tutti i profughi del Carmel. In questi giorni, la gioia più grande è vedere ogni mattina frotte di bambini che sciamano dal nostro campo, con le loro cartelle grif- fate Unicef, per raggiungere le loro classi profumate di plastica… per fare una cosa così normale, così bella e così giusta come an- dare a scuola. Io, alla loro età, non mi ero accorto di essere for- tunato perché i giorni di scuola # In basso a destra : ritratto dell’artista centrafricano Bibi Tanga. # Sopra : il campo profugni al convento Notre Dame du mont Carmel a Ban- gui. # Pagina successiva : bimbi nel campo profughi gestito dai carmelitani scalzi. © Federico Trinchero

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