Missioni Consolata - Luglio 2014

LUGLIO 2014 MC 61 # Pagina precedente : padre Federico in mezzo ai bambini del campo profughi al Carmel di Bangui. # A sinistra in basso : Catherine Samba- Panza, presidente di transizione della Rca, il giorno dell’investitura. # A destra : miliziano anti Balaka a Bouca, nei pressi di una casa distrutta dai Seleka prima di lasciare la città lo scorso aprile. nelle loro abitazioni. Il coprifuoco è infatti terminato. Provo a fare colazione, ma mi chiamano al portone d’ingresso. La gente corre verso il convento. È il pa- nico. Nel quartiere si spara. Li ac- cogliamo a braccia aperte. Li si- stemiamo come meglio pos- siamo, anche se la poggia, a un certo momento molto forte, rende tutto più difficile. Moltis- simi, ovviamente, sono bambini. Per fortuna c’è solo un ferito. Provo a contarli discretamente, perché non vorrei mai che qual- cuno pensasse che non ci sia po- sto per lui. Sono quasi 2.000. Telefoniamo all’arcivescovo, in nunziatura, all’ambasciata fran- cese per informarli della nostra situazione e chiedere se ci pos- sano dare una mano per nutrire la gente. Ma comprendiamo che non siamo gli unici a vivere una situazione del genere. Attraver- sare la città per venire qui da noi è difficile per tutti. Pazienza, ci or- ganizzeremo diversamente. Verso le 10 due caccia rombanti attraversano il cielo nuvoloso. Sono arrivati i francesi! La gente applaude. Io quasi piango. Poco dopo il cielo si rischiara un po’. Gli uomini rientrano nei quartieri. Restano con noi le donne e i bambini. Non ho il coraggio di chiedere a questa gente la loro storia e il motivo per cui sono qui. Chiedo ai bambini il loro nome. Uno si chiama Shalom , l’altro Dieu Sauve … cosa volete di più? Le donne sono tutte concentrate a cucinare e a consolare i loro bam- bini. I vecchi sono pochissimi. I volti più tristi sono quelli dei gio- vani e degli uomini della mia età. Sono esausti. Che futuro li at- tende? Deve essere insopporta- bile avere una voglia matta di ri- bellarsi e non poterlo fare. In questi giorni non riusciamo più a pregare secondo l’orario abi- tuale. Inoltre la nostra chiesa è ormai occupata da 300 bambini. Ci pensano loro a pregare al po- sto nostro. I loro strilli e il loro pianto ininterrotto suppliscono abbondantemente alla nostra sal- modia. Dopo le 17 arrivano altri aerei. Siamo tutti con il naso al- l’insù. I bambini non stanno più nella pelle e per qualche minuto dimenticano la fame. Cose così le hanno viste soltanto nei film, e questa è realtà. 7 Dicembre Alle cinque siamo quasi tutti già svegli. Faccio un giro di perlustra- zione. Trovo due famiglie nella sala del capitolo. Poi vado in chiesa. Due bambini hanno pen- sato bene di mettersi a dormire proprio sotto l’altare. Questo sì che è sensus fidei dei piccoli: non c’è posto più protetto di quello. Altri sono addormentati sugli stalli del coro e pregano al nostro posto. Gli uomini e alcune donne, come ieri, rientrano nei quartieri per recuperare qualcosa, costa- tare i danni e, purtroppo, sapere chi è morto. C’è una bambina che da due giorni cerca il suo papà e la sua mamma. Facciamo un af- fido temporaneo alla cuoca che, con suo marito, nostra sentinella, abita nella nostra concessione. Ha già tre figli e giusto qualche giorno fa le chiedevo se pensava di farne un quarto. Eccola esau- dita! C’è anche un papà con un bambino di pochi mesi che da due giorni non trova sua moglie. Registriamo i loro dati e spar- giamo la voce. Alla sera il papà ri- trova finalmente la moglie. Alle 9 parte la «nettezza ur- bana»… perché circa 2.000 per- sone che vivono insieme su uno spazio grande più meno come un campo da calcio, hanno indubbia- mente le loro esigenze e qualche inconveniente. Se dobbiamo es- sere un campo profughi, lo dob- biamo fare bene. Con i bambini ripuliamo tutta la zona. Poi in fila indiana ci si lava le mani e in pre- mio c’è una frittella. Nel frat- tempo la gente cucina, lava i bambini, fa il bucato e stende i panni. Anche la rete del campo da pallavolo diventa un comodo stenditoio. Organizziamo l’ac- cesso all’acqua e ai wc; disinfet- tiamo con la candeggina e delimi- tiamo le zone con la calce. Cedric, il nostro medico da campo continua a ricevere gente e distribuire medicine. I casi più gravi sono nel noviziato. Continuano ad arrivare aerei, or- mai non li contiamo più. Verso le 15 arriva dal vicario epi- scopale e dall’Unicef l’ordine di registrare tutti per ricevere degli aiuti. Ci mettiamo subito al la- voro. © AFP / ssouf Sanogo

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=