Missioni Consolata - Luglio 2014

Credo che i mezzi alternativi deb- bano utilizzare gli stessi metodi per raccogliere denaro di qualsiasi altra radio. Soltanto gli scopi per cui lo fanno debbono rimanere di- stinti. Però questo esige che le ra- dio alternative e i piccoli comuni- catori entrino in una logica di com- petizione, che pare suscitare paura. Qualcuno ha messo nella testa di questi mezzi di comunica- zione che non debbano compe- tere, che non debbano entrare nella logica “commerciale”. Io non sono d’accordo. Da quando ab- biamo preso in mano il trasmetti- tore siamo entrati in competizione con le altre radio per raggiungere più ascoltatori. Perché non farlo anche sul terreno pubblicitario? Ovviamente ci saranno clienti commerciali, come Monsanto, che non ci interesserà pubblicizzare. Per questo si dovrà lavorare ragio- nando su una base etica e coe- rente, ma pur sempre muovendosi in una direzione di competizione, anche commerciale. L’idea è fare soldi affinché il nostro mezzo possa pagare le fatture. Non per produrre profitti, ma semplice- mente per sopravvivere». Che ruolo possono avere le radio alternative nel campo dei diritti umani e dei popoli originari? «I gruppi di potere che posseg- gono la maggioranza dei mezzi di comunicazione nel mondo non sono interessati ai diritti umani o ai popoli originari. Le loro priorità sono altre: l’obiettivo è fare de- naro. Oltre a possedere i mezzi d’informazione, questi gruppi di potere posseggono le banche o sono amici delle multinazionali (dei semi, del petrolio o delle mi- niere). Imprese - e ci sono centi- naia di casi che lo dimostrano - che passano sopra la testa della gente pur di fare soldi. Ciononostante i mezzi d’informazione commerciali non si interessano di queste ingiu- stizie e non le riportano. Men che meno danno voce ai contadini, agli indigeni, alle donne. Gli unici mezzi che aprono i loro microfoni a que- ste persone sono le radio alterna- tive. Senza di esse, i silenziati del sistema non avrebbero canali per farsi sentire». Nel prologo del tuo manuale José Ignacio López Vigil (autore, tra l’altro, di un altro conosciuto ma- nuale per le radio) parla di «de- mocratizzare la tecnologia». È questo lo scopo del tuo volume? «Quando lavoravo a Puerto Ayacu- cho, nella regione amazzonica del zione? Questa concentrazione è stata smisurata però si stanno in- travvedendo cambiamenti pro- mettenti. In vari paesi, nel corso degli ultimi 10 anni, sono state ap- provate norme di legge che favori- scono l’accesso di comunità e or- ganizzazioni alle frequenze di radio e televisione. Oggi, tra gli altri, Ar- gentina, Uruguay, Bolivia, Vene- zuela, Ecuador, Colombia hanno leggi che riservano o dividono lo spettro radioelettrico tra i diversi mezzi di comunicazione: comuni- tari, pubblici e privati. Questo ha consentito a molte ra- dio e televisioni comunitarie di ac- cedere a una frequenza. Tuttavia manca ancora molto. Ribaltare tanti anni di oligopolio in così poco tempo non è facile. La cosa buona è che i paesi riformatori non stanno abbandonando questa li- nea». I mezzi di comunicazione piccoli o alternativi quasi sempre hanno problemi economici. Cosa si può fare? «Credo che questa domanda se la pongano ogni giorno tutti i mezzi alternativi. Non è facile dare una risposta. È certo che queste radio sono nate senza fini di lucro. Que- sto però non significa che esse non possano trasmettere pubblicità e fare “commercio”, perché di qual- cosa debbono pur vivere, almeno per riuscire a pagare le bollette della luce. AMERICA LATINA 30 MC LUGLIO 2014 # Qui sopra : Santiago García Gago durante un laboratorio didattico. A destra : la copertina del «Manuale urgente per operatori radio appassio- nati » di José Ignacio López Vigil. In basso : i fratelli María e José Igna- cio López Vigil, autori di Un Tal Jesús e Otro Dios es posible .

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