Missioni Consolata - Giugno 2014

Libertà Religiosa una valida testimonianza dell’im- portanza che il dialogo interreli- gioso ha nelle diverse articola- zioni della società, e in partico- lare tra la sua gente che vive da anni una situazione di dramma- tica violenza tra musulmani e cri- stiani. Ha sottolineato l’importanza del dialogo anche Abdelfattah Mou- ron, vincitore delle elezioni in Tu- nisia e artefice della nuova Costi- tuzione, uno dei frutti più maturi delle primavere arabe. «La vio- lenza - ha affermato - normal- mente precede la religione». Compito della religione «è di re- cuperare la propria autonomia e di costruire la pace alimentando cultura, valori ed educazione». Allo stesso modo, Muhammad Khalid Masud, membro della corte suprema del Pakistan, ha sostenuto che la religione non fa «parte della violenza», anche se ha riconosciuto che «possa es- sere usata per giustificare la vio- lenza». della politica, provenienti da Eu- ropa, Asia, Africa e Medio Oriente. In un mondo infetto da un’epide- mia di violenza - ha sottolineato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio - «la diplomazia tradizionale ha bi- sogno di nuovi strumenti: in primo luogo la religione, poi la politica, la cultura, la lotta al sot- tosviluppo. L’intera società civile deve essere impegnata in uno sforzo di superamento di antiche diffidenze, quando non di veri e propri conflitti, che sono all’ori- gine delle esplosioni di violenze e terrorismo che hanno insangui- nato il mondo all’inizio del Terzo Millennio». Il convegno è partito da una con- siderazione poco ottimista: «Ne- gli ultimi anni la violenza reli- giosa è aumentata in maniera sconvolgente» - ha detto il cardi- nale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani - e ciò è avvenuto perché «gli apparte- nenti a tutte le religioni, com- presi i cristiani, vale a dire per- sone o gruppi che pretendono di agire in nome di una religione, o del cristianesimo, sono stati o sono fautori di violenza». Dun- que la religione è insieme autrice e vittima di violenza. Eppure «la pace nel mondo non è possibile senza pace tra le religioni» e senza che le fedi promuovano i loro tratti comuni circa i diritti umani, la libertà religiosa, la tol- leranza e il dialogo, spezzando «il circolo vizioso della violenza che genera violenza». A sua volta Benjamin Kwashi, ve- scovo di Jos in Nigeria, ha dato La verità aperta Ecco quindi che il rapporto tra religioni e violenza, tra religioni e fondamentalismo, va posto in maniera radicalmente diversa. In un contesto di assuefazione al- l’uso della violenza, le religioni hanno il dovere di purificarsi e di assumersi le proprie responsabi- lità, altrimenti il fondamentali- smo verrà sempre più definito religioso, fino a qualificare qual- siasi religione come generatrice di vessazioni e di violenza e non invece di pace. «Chi si rifugia nel fondamentali- smo è una persona che ha paura di mettersi in cammino per cer- care la verità». Lo scrive papa Francesco in un testo tratto da La bellezza educherà il mondo , pubblicato dalla Editrice Missio- naria Italiana a un anno dalla sua elezione in Conclave (13 marzo 2013). «La nostra verità - af- ferma - non sia fondamentalista, ma aperta al dialogo». Giampietro Casiraghi # Qui sopra : donne manifestano con il Corano in mano davanti al parlamento a Sanaa, Yemen, bollando come antiislamico un progetto di legge che vieta i matrimoni sotto i 17 anni. | A sinistra : membri del gruppo islamista Movimento per l’u- nità della Jihad in Africa del- l’Ovest (MUJAO) tra i gruppi fondamentalisti protagonisti nel Nord Mali. © Annasofie Flamand/ R N © Brahima Ouedraogo/ R N

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