Missioni Consolata - Dicembre 2013

DICEMBRE 2013 MC 63 MC ARTICOLI per il dialogo interreligioso, or- ganizzata con gruppi nelle dio- cesi e nelle parrocchie. Nell’arci- diocesi di Ouagadougou abbiamo una commissione diocesana. In Vaticano c’è un Consiglio pontifi- cio per il dialogo interreligioso. Ogni anno produce una lettera ri- volta ai musulmani, noi la tra- smettiamo ai nostri fratelli isla- mici che la leggono alla pre- ghiera o talvolta durante le feste. In tutte le famiglie c’è una certa tolleranza. I legami di sangue sono più forti dei legami di reli- gione. Inoltre ci sono dei matri- sensibilità politica. Alcuni sono furiosi contro il loro pastore: “Si immischiano in cose che non li ri- guardano” pensano. Oppure: “Dovevano dare la lettera a Blaise (Compaoré, presidente del Burkina Faso, ndr ), senza pubbli- carla”. La Chiesa ha la sua ma- niera di lavorare. Noi vogliamo assumere il nostro ruolo morale e spirituale, non politico. Per questo rifiutiamo di andare all’As- semblea Nazionale a deliberare, ma se ci sono delle istanze di concertazione, siamo disponibili. Sempre restando nella prospet- tiva della dottrina sociale della Chiesa: la dignità della persona, il bene comune, la solidarietà e il principio della sussidiarietà. La lettera va in questo senso. I sa- cerdoti l’hanno accolta e l’hanno distribuita al popolo di Dio. La parrocchia universitaria ne ha diffuso 20.000 copie. Non vo- gliamo l’unanimità totale. Ab- biamo alimentato il dibattito, la gente si interroga, e penso que- sto possa contribuire alla matu- razione politica. Non abbiamo scritto la lettera per fare la lezione alle altre confes- sioni. Abbiamo letto su Internet: “Anche i musulmani e i prote- stanti devono pronunciarsi”. Ma non abbiamo la stessa organizza- zione o lo stesso metodo di lavoro. Noi siamo in armonia con loro». E qual è stata la reazione a li- vello del governo? Sono stati piuttosto discreti. Mesi fa avevamo dato la nostra posi- zione rispetto alla modifica del- l’articolo 37 della Costituzione, e loro hanno scritto contro di noi. Noi non abbiamo replicato. Ma questa volta non ci sono stati scritti che ci attaccavano. Siamo stati convocati dal presidente, al quale abbiamo spiegato il perché della lettera: non è per creare problemi al paese, al contrario. Si può dare un’altra lettura, ma il nostro obiettivo non è la sovver- sione, non è rovesciare Blaise, ma contribuire al bene comune, alla pace e alla coesione sociale, che è una delle nostre ricchezze». Ci sono esperienze di dialogo in- terreligioso a livello nazionale o della sua diocesi? «A livello della conferenza epi- scopale esiste una commissione L A LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI DEL BURKINA FASO L’AVVENIRE PIENO DI PERICOLI Basta con clanismo, clientelismo e corruzione. Il Burkina ha bisogno di una maggiore redistribuzione di ricchezza, traspa- renza ed etica. I vescovi prendono la parola contro la polveriera sociale. I l 15 luglio scorso, i 16 vescovi del Burkina Faso pubblicano una let- tera pastorale sulla situazione del paese. Esplicita sul malgoverno, è una presa di posizione forte. Nel testo, i prelati, espongono la loro preoccupazione per la situazione politico-sociale del paese e per le tensioni e agitazioni che lasciano trasparire un «malessere della so- cietà burkinabè». Facendo un’istantanea la lettera descrive una so- cietà profondamente cambiata, in cui l’alfabetizzazione e le cono- scenze sono raddoppiate (dal 16% al 32%), con un maggiore accesso all’informazione, grazie alle nuove tecnologie e una maggiore presa di coscienza delle donne. Ma la «frattura sociale» sta aumentando, con la base della povertà che si allarga, mentre il potere politico ed econo- mico interessa un gruppo sempre più ristretto. La lettera denuncia la «Crisi di valori» con il denaro diventato valore di riferimento, più im- portante della famiglia, della nazione, di Dio. I giovani sono sempre più emarginati e rigettano e sfiduciano chi governa. Il malcontento profondo e il sentimento di ingiustizia sfocia in un aumento della vio- lenza. «I n questo contesto di grande povertà e bisogno essenziali di base non coperti, quali salute, educazione, lavoro, casa, cibo, che valore aggiunto fornisce il Senato?» si chiedono i vescovi. Secondo l’opposizione, la camera alta costerebbe allo stato tra i 5 e 7,5 milioni di euro all’anno. «Le istituzioni sono legittime se sono social- mente utili», continuano i vescovi. La denuncia al potere assume termini forti: «clanismo, clientelismo, corruzione finanziaria», da sostituire con «democrazia consensuale, consultativa e inclusiva», perché «una democrazia senza valori etici si trasforma facilmente in totalitarismo dichiarato o sornione in dispoti- smo legale». Il documento porta la proposta della Chiesa: «Affinché il Burkina Faso non diventi una polveriera sociale occorre ricercare la giustizia so- ciale, operare per una trasformazione so- ciale e democratica profonda promuo- vere i valori cardinali di solidarietà e sus- sidiarietà. Questa deve essere la preoc- cupazione di chi governa». E le racco- mandazioni: «Più equità nella distribu- zione della ricchezza, più trasparenza nella gestione degli affari pubblici, più etica nei comportamenti sociali e poli- tici». Marco Bello

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