Missioni Consolata - Dicembre 2013

Abbiamo ascoltato alcune voci di esperti che ci hanno messo in questione: qual è la nostra idea di persona? È la persona al servizio della legge, dell’or- dine? Oppure è l’ordine al servizio della persona? Do- manda che assomiglia a quella evangelica: l’uomo è stato fatto per il sabato, o il sabato per l’uomo (cf. Mc 2, 27)? La persona ha un suo valore, una sua dignità in sé, oppure solo in relazione a ciò che fa (bene o male)? Negli ultimi decenni una nuova idea e pratica di giu- stizia ha iniziato a diffondersi nel mondo: la giustizia riparativa, o restaurativa. Essa risponde alle do- mande poste sopra affermando che la persona ha va- lore in sé, che non può essere lo strumento, ma il fine, come dicono la Costituzione italiana e la Dichia- razione universale dei diritti dell’uomo. Essa esclude che il compito principale della giustizia sia quello di punire, e afferma, al contrario, che debba restaurare la persona, vittima e colpevole, insieme alla comu- nità, alla società (attraverso l’ascolto, l’inclusione, la responsabilizzazione). «DOV’È ABELE, TUO FRATELLO?» Tra «gli esperti» interpellati, oltre all’ex magistrato Gherardo Colombo e alla docente della Cattolica pro- fessoressa Claudia Mazzucato, c’è anche padre Gianfranco Testa, missionario della Consolata, alle cui parole affidiamo le ultime righe di questa intro- duzione: «“Il Signore impose a Caino un segno, per- ché nessuno, incontrandolo, lo colpisse”. La pagina splendida della Genesi al capitolo 4, in una quindi- cina di righe ci offre l’affresco più coinvolgente della storia dell’umanità. Non c’è campo per la vendetta. Il Dio della vita si fà garante dell’assassino, ma non di- mentica la vittima, e ci dice, allora come oggi, che i fratelli sono due e di tutti e due ci dobbiamo fare ca- rico. Se pensiamo solo al carcerato e ci interessiamo solo di lui, potremmo fare la fine del medico che spera non finiscano mai gli ammalati per non rimanere MC GIUSTIZIA RIPARATIVA senza nulla da fare. Il primo compito di un vero ope- ratore sanitario è di prevenire la malattia. Così il compito principale della giustizia è di prevenire la devianza. Per fare questo, tra le altre cose, si può ve- dere se ci sono delle alternative al carcere. Quando qualcuno commette un delitto, egli va innan- zitutto contro una persona, non contro una legge. E la riparazione avviene quando le due persone tor- nano a incontrarsi in modo positivo. Questo è impossibile? È un’utopia? La persona, qualsiasi cosa faccia, anche azioni di- struttive, deve stare al centro del nostro interesse. E la persona ha due volti: della vittima e del colpevole. Lo scopo della società è quello di recuperare le per- sone in quanto vittime ferite da una azione ingiusta, aiutandole a superare la “schiavitù” del rancore e del desiderio di vendetta. Allo stesso tempo è quello di fare in modo che la persona colpevole che ha provo- cato dei danni senta di essere capace anche di azioni positive. Allora la giustizia non serve per “salvare” la legge, ma per ricostruire la persona. Di qui la giustizia restaurativa, che non è semplice- mente un’alternativa alla giustizia retributiva o ri- educativa, ma una modalità di intervento sulla con- flittualità sociale». Luca Lorusso N OTE : 1 - Dato del maggio 2011 ricavato dalla nona edizione della World Prison Population List dell’I nternational Centre for Pri- son Studies . In queste pagine : immagini simboliche esprimono il «sogno» e il progetto della giustizia riparativa. Un cerchio di persone che si incontrano per narrarsi a vicenda le loro esperienze. | La vita che germoglia al di là delle sbarre che la ingabbiano. | Una persona che condivide: «Sogno giustizia restaurativa». © www alternet org © The Seed

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