Missioni Consolata - Dicembre 2013

cere. In Siria esistono vari sinda- cati di settore, legalmente rico- nosciuti con relativi diritti e rela- tive proteste. Sono paesi dove non esistono op- posizioni politiche e dove, come accaduto in Arabia Saudita o in Bahrein, pacifiche dimostrazioni popolari vengono schiacciate nel sangue da feroci repressioni con decine di morti nelle piazze, mi- gliaia di arresti e decine di con- danne a morte, coprifuoco per settimane. In Siria qualsiasi mani- festazione pacifica e non armata è legale; da sempre esiste una op- posizione politica legale al go- verno, esistono partiti politici (an- che due partiti comunisti), non al- lineati e critici al governo. E dopo la riforma del 2012 ci sono diciotto partiti nuovi legalizzati e nell’at- tuale governo del presidente Ba- shar al-Assad, due ministri appar- tengono all’opposizione. Sono paesi dove il diritto allo stu- dio, a essere curati, a migliorare la propria condizione sociale è esclusiva delle famiglie dei funzio- nari dello stato e dei clan regnanti, o discende dall’appartenenza alla fede religiosa dominante. In Siria ogni cittadino parte dalle stesse possibilità, qualsiasi sia la sua et- nia, la sua fede religiosa, il suo ceto sociale. Da ultimo, un aspetto che, se non avesse risvolti tragici, sarebbe co- mico: l’Arabia Saudita chiede mo- difiche e riforme della Costitu- zione siriana quando in quel paese non esiste una costituzione! Ma c’è un altro paese dell’area mediorientale che sta fomen- tando questa guerra ed è storica- mente coinvolto da oltre ses- sant’anni in tutti i conflitti di quel- l’area: Israele. Un paese che con casa loro negano qualsiasi tipo di diritto civile minimo alle mino- ranze etniche, religiose e politiche e non solo alle minoranze. Sono paesi dove la condizione della donna è ferma al medioevo. Da decenni, in Siria le donne sono ministri, medici, docenti, giudici e anche ufficiali dell’esercito, nor- malmente. Sono paesi dove la fede religiosa può essere solo quella dei re- gnanti e le altre non possono es- sere dichiarate o praticate. In Ara- bia Saudita, il più grande e fedele alleato degli Stati Uniti e dell’Oc- cidente in quell’area, il solo fatto di portare una croce al collo può essere causa di arresto. In Siria sono riconosciute e sostenute dallo stato 17 fedi diverse, persino la sinagoga ebraica di Damasco è stata ristrutturata con i contributi del governo. Sono paesi dove le minoranze et- niche non hanno alcun diritto ci- vile e non sono riconosciute. In Si- ria da decenni 7 etnie hanno me- desimi diritti e doveri, e ogni citta- dino è uguale davanti alla legge. La struttura statale è fondata su una rigida ripartizione delle cari- che e dei funzionari. Per esempio, il 62% dei medici, degli ingegneri, dei giudici, degli insegnanti, sono sunniti, il 12% sono cristiani, il 7% alawiti, e poi armeni, curdi, drusi. Identica divisione percentuale si ha nell’esercito siriano. Sono paesi dove i diritti sociali di lavoratori e immigrati non sono minimamente riconosciuti o pra- ticabili. In questi paesi orari di la- voro, paghe, contratti, sicurezza sono a discrezione dei vari sceic- chi e padroni, e, ove siano recla- mati, si va incontro all’accusa di sedizione e sovversione, o al car- forza e arroganza chiede il di- sarmo delle dotazioni chimiche dell’esercito siriano (in sè una cosa giusta, se valesse per tutti), ma che possiede ufficialmente - senza che alcun paese impor- tante osi protestare - armi nu- cleari, armi di distruzione di massa e chimiche. Un paese che invoca il rispetto dei diritti umani in Siria, ma che ha la possibilità del cosiddetto «arresto ammini- strativo», la possibilità cioè di de- tenere una persona anche senza accuse specifiche, e che in questi decenni ha portato centinaia di migliaia di cittadini (ovviamente palestinesi) nelle carceri israe- liane come forma di prevenzione. Un paese che ha la tortura lega- lizzata e praticata normalmente. Insomma, viene da dire: da che pulpiti provengono le morali dirit- tumaniste per la Siria! LE PAROLE DELLA MINORANZA CRISTIANA E DEL PAPA Mons. Giuseppe Nazzaro, france- scano, ex vicario apostolico di Aleppo, racconta: «Per come io la conosco, la Siria era il paese isla- mico più democratico di tutto il Medio Oriente (…). Quello che mi sta a cuore è che in Europa si sappia bene che cosa sta succe- dendo qui e in tutto il Medio Oriente e per colpa di chi. Questa è soprattutto una guerra di com- mercio. Siamo in una nuova colo- nizzazione che si traduce così: “Io vi dò le armi, voi vi autodistrug- gete e poi vengo io a ricostruire tutto”». «Io lancio un allarme per tutta la situazione che siamo obbligati a vivere oggi. I potenti della terra che l’hanno causata, la devono smettere, la devono finire. Noi stavamo benissimo. Vivevamo in pace. Ci hanno portato una guerra che è diventata guerra fratricida, che sta distruggendo un paese che era bellissimo, ricco di storia, ricco di civiltà». Un discorso che viene confer- mato dalla testimonianza di pa- dre Daniel Maes, sacerdote catto- lico belga del Monastero S. Gia- como di Qara: «Qualche anno fa, quando siamo venuti in Siria, non abbiamo incontrato una società politica perfetta, ma abbiamo in- contrato una società prospera e DICEMBRE 2013 MC 11 MC ARTICOLI IL MOSAICO SIRIANO P OPOLAZIONE : 23 milioni di abitanti, di cui il 52% nelle campagne e il 48% nelle città. C OMPOSIZIONE ETNICA : il 90% dei siriani è arabo, circa il 5% è curdo e il re- stante comprende varie minoranze (armeni, drusi, circassi, beduini, pa- lestinesi). F EDI RELIGIOSE : i musulmani sono circa l’87%, mentre i cristiani sono il 13%. All’interno di questi due gruppi ci sono diverse denominazioni. I musulmani sono al 60-65% sunniti, i restanti sono sciiti, in cui rientrano anche alawiti, drusi, ismaeliti. I cristiani comprendono varie confes- sioni: cattoliche, ortodosse, protestanti. Tra le cattoliche ricordiamo la Chiesa maronita, la Chiesa armena, la Chiesa sira, la Chiesa caldea e la Chiesa greco-melchita ( intervista a pag. 12 ). (segue a pagina 14)

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