Missioni Consolata - Giugno 2013

GIUGNO 2013 amico 77 È comunque un contesto contradditorio, in quanto in mezzo a tutto ciò non mancano tanti e bellissimi esempi di persone e famiglie che spendono la loro vita «ordinaria» alla luce del Vangelo. Che lavoro (missionario) state svolgendo oggi? Formazione missionaria, incontri, testimonianze, convivenze, concerti, ritiri spirituali, attività prati- che, volontariato, campi estivi, animazioni… tutte attività che cercano di mettere al primo posto l’in- contro con le persone, e l’incontro con Dio; alla fine la Missione della Chiesa è proprio questa: farsi strumento di un incontro tra Dio e l’uomo. Quali sono la difficoltà e la soddisfazione più grandi della tua vita missionaria? ...difficoltà? Cambiare l’immaginario comune: mis- sione = aiutare i poveri (lontani). La soddisfazione è vedere che la casa in cui vi- viamo è un punto di riferimento per tante persone che qui vengono per coltivare o riscoprire una fede fatta di relazioni. Essere apprezzati e valorizzati dalla Chiesa locale, dalla diocesi. Potete raccontare un episodio significativo della vostra vita missionaria? Siamo tornati dall’esperienza in Ecuador con Chiara incinta al 7° mese di Paola, la nostra prima figlia. Abbiamo condiviso tanto con la gente del Fortìn, ma l’essere genitori, diventare padre e ma- dre, quello no. È difficile da spiegare ma è stato qualcosa che «è mancato». I bambini e le mamme hanno visto crescere la pancia di Chiara senza ve- derne il frutto… È stato bellissimo quindi tornare dopo 4 anni (nel 2007 accompagnando un gruppo di giovani per un’esperienza estiva) con Paola e Silvia, e ricevere ancora l’accoglienza gioiosa, sin- cera e riconoscente di tante persone con cui ave- vamo condiviso un pezzo di vita. Quali sono, secondo voi, le grandi sfide della missione del futuro? Intercultura, dialogo interreligioso, giustizia e pace… sono tematiche già da alcuni anni presenti nell’agenda dei missionari. Sicuramente sono gli ambiti di lavoro del futuro, anche se per noi è fon- damentale il come, cioè la testimonianza di una comunità missionaria credibile prima di tutto per quello che è, e poi per quello che fa. Cosa possiamo offrire al mondo come Missionari della Consolata? Quali sono le ricchezze che possiamo condividere con gli altri? Come dicevamo all’inizio, lo spirito di famiglia, e le perle dell’Allamano, «il bene fatto bene», «prima santi e poi missionari», che da slogan de- vono essere trasformati in stimoli quotidiani per trasmettere agli altri, a chi ci sta vicino, che quello che abbiamo ricevuto ci è stato donato perché venga a sua volta donato. Cosa possiamo fare, secondo voi, per avere più impatto nel mondo giovanile ? I giovani hanno bisogno, oggi più che mai, di esempi, di riferimenti a cui affidarsi e a volte ag- grapparsi, quello che una volta era rappresentato naturalmente dalla famiglia. Più in generale i gio- vani hanno bisogno di entusiasmo, di speranza, di sentirsi accolti. Se useremo questi ingredienti fa- remo più colpo sul mondo giovanile. Durante queste interviste chiediamo sempre di suggerirci uno slogan da proporre a tutti i gio- vani che si avvicinano ai nostri centri missionari. Cosa proporreste? Venite... Vedrete... Gusterete… E annuncerete! Luca Lorusso AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT © Af MC

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