Missioni Consolata - Giugno 2013

L a celebrazione del 125 o anniversario della partecipazione del cardinal Lavigerie alla campagna antischiavitù, è per tutti uno stimolo per prendere coscienza delle dif- ferenti forme di discriminazioni e schia- vitù che anche oggi negano a milioni di persone la loro uguaglianza davanti a Dio e agli altri e le deprivano della propria libertà. La conoscenza è cosa buona ma quando porta ad azioni significative è anche meglio. Scopo di questo dossier, infatti, non è una rievocazione storica, per ri- svegliare la consapevolezza del nostro passato, ma vuole soprattutto aiutarci ad aprire orecchie, occhi e cuore di fronte alle situazioni di schiavitù che ve- diamo ancora oggi attorno a noi e, come missionari, annunciare un messaggio ben differente al popolo di Dio, che cioè ognuno è nato uguale e libero. Come i profeti biblici, e come il cardinal Lavigerie, dobbiamo essere capaci di denunciare le forme odierne della schiavitù e impegnarci per sradicarle. Si tratta prima di tutto di cambiare e lottare contro la mentalità corrente: gli schiavi di oggi sono consi- derati più in termini economici che di dignità perso- nale; sono merce e tale mercificazione della persona umana nega i valori di uguaglianza e libertà, la di- gnità di figli di Dio e di nostri fratelli e sorelle. Fr. Richard K. Baawobr Superiore Generale M.Afr U n giorno un mio amico mi raccontò una storia riguardante Davide e il suo amico Stefano. Davide fece visita a Ste- fano e tutti e due andarono al cimitero poiché Davide voleva ossequiare i geni- tori di Stefano che egli aveva cono- sciuto molto bene e ora riposavano nel cimitero. Appena arrivato, Davide fu impressionato dal fatto che solo il nome inciso sulla croce distinguesse una tomba dall’altra. Avevano tutte stessa forma e stesso stile. Quando egli espresse la sua meraviglia e chiese all’amico Stefano il perché, si sentì rispondere: «Nella nostra città abbiamo preso la decisione di of- frire lo stesso stile di tomba a tutti i nostri cittadini perché siamo nati uguali e alle fine, di fronte a Dio, siamo uguali. Siamo tutti figli di Dio bisognosi di amore e comprensione. Nella stessa fila dei miei ge- nitori ci sono un poliziotto, un sindaco, un prete, ecc. Non lo sapresti se non ti venisse detto». Con ragione Davide disse: «Nati uguali e liberi: questa è la nostra sfida». Il cardinal Lavigerie non fu il primo nella lotta allo schiavismo, ma il suo ardente impegno nella campa- gna contro la schiavitù nel diciannovesimo secolo ha certamente aiutato molta gente a realizzare il sogno di essere liberi e schiavi di nessuno, così come siamo nati uguali davanti a Dio. E oggi, cosa si può fare? Non molto, saremmo tentati di dire. Ma ricordiamo che la nostra voce in meno in una elezione può significare perdere un’opportunità di servire gli altri con una certa visione. Conta ogni voce, ogni occhio, bocca, mente e via dicendo. Se credi che il tuo contributo non sia importante, os- serva un gruppo di formiche, guarda come lavorano insieme per radunare il cibo dentro il loro granaio. Nessuna è forte abbastanza per trasportare qual- cosa, ma lavorando insieme esse riescono a rotolare dentro il granaio abbastanza cibo per la stagione ma- gra. L’impegno nella lotta alla schiavitù continuò anche dopo Lavigerie, che stimolò altri a partecipare in tale impegno a seconda di come lo Spirito muoveva la Chiesa e il mondo. Agenti pastorali, da papa Leone XIII fino alle semplici persone dei lontani villaggi in Africa, continuarono a deplorare l’ingiustizia di ri- muovere migliaia di africani dalle loro case e por- tarle altrove. OSSIER PREMESSA 36 MC GIUGNO 2013 NATI UGUALI E LIBERI

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