Missioni Consolata - Giugno 2013

GIUGNO 2013 MC 13 MC ARTICOLI # Pagina precedente : il gas boliviano in un murale di La Paz. A lato : il professor Zaratti (a sinistra) con l’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, recente- mente scomparso. remo? Non si fanno investimenti. Non si fanno esplo- razioni per ricercare nuovi giacimenti e non si indu- strializza responsabilmente il gas. La compagnia sta- tale Ypfb è inadeguata. Per parte loro, le compagnie petrolifere straniere che operano in Bolivia ( Petro- bras , Repsol , ecc.) non fanno investimenti in esplora- zione perché non si fidano». All’estero il presidente Morales è molto cono- sciuto per le sue origini indigene e per le sue posi- zioni ambientaliste. «Evo ha il volto indigeno, ma non la cultura. Lui è un cocalero . Ha lavorato nel Chapare muovendosi nel- l’ambito culturale del sindacato e non certo in quello indigeno. Un esempio concreto: per gli indigeni è in- concepibile che un capo sia una persona non sposata. Ed Evo non è sposato. Lui si giustifica dicendo che si sacrifica per il bene pubblico e che non ha tempo per una famiglia. Sia come sia, il suo indigenismo è sol- tanto di facciata. Quanto all’Evo ambientalista, è un ruolo che prima non aveva mai vestito. Lo hanno in- trodotto i suoi collaboratori per fare di lui un difen- sore della natura. Alla prima grande prova è stato però smentito: voleva fare una strada nella foresta del Tipnis. Insomma, anche questa è una maschera ad uso e consumo degli stranieri e degli europei in parti- colare». La coca viene coltivata in Chapare e Yungas. Ci spiega dove sta il confine tra produzione legale e il- legale? «Chapare e Yungas sono territori molto diversi. In Chapare ci sono più raccolti annuali, ma si produce una foglia di coca che non serve per l’ acullico . Tanto che i contadini del Chapare masticano la coca dello Yungas. Ora, se per l’ acullico ci vogliono 12.000 ettari e se gli ettari coltivati sono circa 30.000, allora la do- manda è: dove va la coca eccedente? E ancora: come utilizzare la produzione del Chapare? Hanno cercato di fare prodotti industriali: mate di coca, dentifricio di coca, spaghetti di coca e quant’altro 3 . Stringi stringi non si tratta però di volumi importanti, soprattutto perché questi prodotti non si possono esportare a causa delle convenzioni internazionali 4 . Dunque, tutta la produzione eccedente va al narcotraffico, un affare che muove milioni di dollari». La Dea, l’agenzia statunitense per la lotta alla droga, è stata espulsa dalla Bolivia nel 2008, così come l’ambasciatore Philip Golberg. Come si com- batte allora il narcotraffico? «Con la cooperazione internazionale, ma non con le modalità che erano state imposte dagli Stati Uniti. L’ac- cordo antidroga con il Brasile e gli Usa (firmato il 20 gennaio 2012) è una buona cosa. Internamente invece il governo sbaglia. Dato che i cocaleros sono suoi alleati, non fa alcuna azione repressiva. Soprattutto se si tratta di cocaleros affiliati al sindacato del Chapare». Esiste ancora un progetto camba ? In altri ter- mini, il separatismo della Mezza Luna è un’istanza ancora viva? «In Santa Cruz, ci sono almeno 2 settori - curiosamente agli antipodi - che appoggiano Evo. Uno è quello delle classi popolari, il secondo è quello dei grandi indu- striali. Questi ultimi furono i grandi avversari del presi- dente. I gruppi separatisti dell’Oriente - con i loro pre- giudizi razzisti - erano finanziati dall’oligarchia di Santa Cruz. Avendo perso, si sono accordati con il governo centrale. In fondo, l’unica vera ideologia dell’oligarchia cruceña era quella di fare i soldi. Se si fanno i soldi, al- lora “Viva Evo”». Proprio in Santa Cruz e Beni, abbiamo incontrato persone che ci hanno parlato di questo paese come di una dittatura. La Bolivia è una democrazia? «È una democrazia perché ha strutture democratiche. Però è una democrazia sui generis , dato che il potere esecutivo controlla il parlamento, la giustizia, la polizia, l’esercito, i sindacati. Se le elezioni fossero oggi, vince- rebbe Evo Morales senza problemi, anche perché non c’è una figura significativa dell’opposizione». Professore, la Costituzione boliviana del 2009 è un testo di straordinario valore. Come lo sono altre leggi. Ad esempio, quella sui diritti della Madre Terra (legge 71 del 2010) e quella sulla Madre Terra e sullo sviluppo integrale per il benvivere (legge 300 dell’ottobre 2012). Lei è critico anche su queste? «Su questo ha ragione: si tratta di leggi interes- santi, ben fatte, moderne. Purtroppo, sono anch’esse delle maschere. Come accaduto con la Costituzione, il governo di Evo Morales ha fatto approvare delle belle normative, che però vengono immediatamente messe da parte quando si scontrano con i piani politici. La vi- cenda del Tipnis è lì a dimostrarlo». PaoloMoiola N OTE 1 - Carlos Mesa è stato presidente dall’ottobre 2003 al giugno 2005. 2 - Si fa riferimento a un’intervista con Francesco Zaratti pubblicata su Missioni Consolata nel marzo 2006. 3 - La coca industrializzata non raggiunge l’1 per cento della coca prodotta legalmente. 4 - In particolare, le convenzioni Onu del 1961 e di Vienna del 20 dicem bre 1988. Nel gennaio 2013 il governo di Evo Morales ha espresso la volontà di chiedere alla comunità internazionale la possibilità di esportare la coca industrializzata (prodotti alimentari e me dico farmaceutici).

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