Missioni Consolata - Maggio 2013

MAGGIO 2013 MC 55 MC ARTICOLI mento di Santa Cruz, le ex «riduzioni» dei gesuiti, sviluppatesi tra i chiquitos 2 , sonomolto conosciute, anche a livello turistico. Qui cosa ha lasciato la sto- ria dellemissioni? «Avrete certamente notato che nel Beni tutte le citta- dine hanno nomi di santi. La ragione è che nel secolo XVII arrivarono qui i missionari gesuiti. Quasi tutti i centri abitati sono nati dalle famose riduzioni. La prima missione gesuitica fu fondata nel 1682 con il nome di Nuestra Señora de Loreto. Nel 1696 nacque Trinidad e di seguito tutte le altre cittadine. Dopo la espulsione dei gesuiti (nell’anno 1767), gli indigeni furono dispersi, ma sono loro ad aver preservato le tradizioni cattoliche. Basti pensare alle celebrazioni durante le feste reli- giose (Natale, settimana santa o feste patronali), cele- brazioni attese da tutti gli abitanti». Raggiungere Trinidad e il Beni non è facilissimo, soprattutto nella stagione delle piogge. Come giu- dica la situazione di questo dipartimento? «Il Beni è un po’ isolato rispetto a La Paz, Santa Cruz e Cochabamba, le principali città del paese. Tuttavia, vi- vendo a Trinidad dal lontano 1974, posso dire di aver vi- sto progressi, anche se le difficoltà non mancano. Qui non ci sono industrie. La nostra sola ricchezza è stata - almeno fino ad oggi - l’allevamento di tipo estensivo». Aparte le condizioni del Beni, a suo giudizio, quali sono i principali problemi della Bolivia? «Al primo posto c’è certamente la povertà. Mi spiego meglio: nella Bolivia di oggi non manca da mangiare, ma si tratta sempre di un’economia di sussistenza. E poi siamo carenti in tema di salute e educazione. Se ci si ammala, non è facile curarsi. Allo stesso tempo manca anche un adeguato sistema educativo». Nel 2014 ci saranno le elezioni presidenziali. Quando Evo Morales venne eletto per la prima volta, nel dicembre 2004, c’eranomolte aspettative. Viaggiando per le pianure orientali abbiamo notato molta ostilità nei confronti del presidente. Come lo spiega, monsignore? «Con l’elezione di Evo Morales c’è stata una grande speranza, che permane tuttora, anche se la si trova so- prattutto tra le popolazioni degli altipiani. Allo stesso tempo, è vero che i cittadini di qui si sono sentiti un po’ colonizzati dalla gente dell’Occidente». Lei ritiene che ci sia una componente di razzismo in questa contesa tra dipartimenti dell’Oriente (a maggioranza bianca e meticcia) e il resto del paese (amaggioranza indigena)? «No, non credo che ci sia razzismo. Per esempio, il Beni è sempre stato aperto a ricevere. Qui ci sono persone provenienti dagli altipiani e personalmente non vedo razzismo nei loro confronti. D’altra parte, è altrettanto vero che l’Oriente boliviano è diverso, culturalmente di- verso dal resto del paese». Una diversità che è stata confermata anche nelle recenti elezioni per il governatore del Beni. La can- didata del presidente e del Mas è stata sconfitta - per la seconda volta - dal candidato dell’opposi- zione 3 . Che succederà ora? «Dopo il voto, io ho detto pubblicamente che occorre collaborare tutti per l’interesse comune del Beni. Con verità, giustizia, libertà, amore». La sua è una visione carica di speranze... «Passeremo per crisi, per momenti dolorosi come la croce, ma io certamente rimango un uomo di speranza. Sono - come diceva il papa Paolo VI - per costruire una civiltà dell’amore». La bellissima Costituzione boliviana del 2009 parla di «sagradaMadre Tierra». Purtroppo, anche in questo paese, come nel resto del mondo, i pro- blemi ambientali stanno avanzando a un ritmo im- pressionante... «È così vero che, nel marzo 2012, i vescovi boliviani hanno presentato una lettera pastorale - dal titolo El Universo, don de Dios para la vida - dedicata proprio alle tematiche ambientali, al modello consumistico e alla crisi ecologica. Come francescano, io ricordo che San Francesco parlava non soltanto di “Madre Terra” ma di “Sorella Madre Terra”. Alla base del problema ambientale sta il fatto che non si può pensare soltanto a noi stessi, ma occorre pensare a quelli che verranno dopo di noi». A proposito degli interventi della Chiesa boli- viana, ritiene che l’istituzione cattolica sia ancora ascoltata? «Abbiamo voce nella società boliviana e siamo rispet- tati dal popolo, che ci sente vicini. Certi politici e go- verni pensano che vescovi e sacerdoti si debbano dedi- care soltanto alla salvezza dell’anima. Però non è così. L’evangelizzazione non è soltanto per l’anima, ma per tutta la realtà della persona umana. Come sacerdoti e vescovi non dobbiamo guardare al denaro, al potere o al piacere, ma dobbiamo realmente metterci al servizio del prossimo». Paolo Moiola N OTE 1 - Si parla anche di moxxitos e di mojos . Secondo le statistiche, questo gruppo conterebbe su 76.073 persone (fonte: www.ama zonia.bo) . Un’indagine del Cepal, fatta nel 2005, riporta un nu mero inferiore, ma si basa su dati del 2001. 2 - I chiquitos sarebbero 184.248 (fonti e osservazioni come in nota precedente). 3 - Le elezioni, tenute nel gennaio 2013, sono state vinte da Carmelo Lens. Jessica Jordan, candidata del Mas, era già stata sconfitta nel 2010 a opera di Ernesto Suárez, altro candidato dell’opposi zione, destituito nel 2011.

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