Missioni Consolata - Maggio 2013

tizia della sua elezione. Son ri- masto incredulo. Ma, accesa la Tv, eccolo lì! Sì! Era lui! Anche se un po’ più grassottello di come lo ricordavo. E subito ho visto il suo nome: Francesco! Da quel mo- mento il mio cellulare non ha più smesso di suonare: messaggi, chiamate, chi mi ripeteva la noti- zia, chi si complimentava (non sono molti gli argentini in Kenya!), chi voleva sapere le mie reazioni. E subito la mia rispo- sta: «Ora vedete che c’è un santo in Argentina!». A dir la verità, non ho mai avuto contatto diretto con lui, ma ov- viamente so bene chi è. Mentre lo sentivo parlare e poi salutare la gente radunata in San Pietro, mi son detto: «Sì, è proprio lui!». Sorridente, piacevole, senza pro- tocollo, umile... invitando a pen- sare agli altri (al suo predeces- sore Benedetto XVI), inchinando il suo capo di fronte alla gente per chiedere la loro benedizione (nella messa facciamo il contra- rio, noi preti chiediamo alla gente di inchinare il capo), e il ri- petuto invito alla fratellanza. Sì, È LUI! A ppena dopo l’elezione del nuovo papa ho ricevuto l’invito da padre Gigi a scrivere alcune righe sul nostro caro cardinale Bergoglio, o semplicemente monsignor Bergoglio. Non voglio mancare di rispetto, ma è così che noi lo chiamavamo. Jorge Mario Ber- goglio, sacerdote gesuita (Sj), ora possiamo chiamarlo papa Francesco! E perché non... papà Francesco? Padre Gigi mi ha chiesto di fare parlare il cuore più che la mente. Grazie! Perché se do- vessi far parlare la mente dovrei mettermi a studiare, far delle ri- cerche, invece il cuore parla «in diretta». Nei giorni che hanno preceduto il conclave leggevo la stampa in- ternazionale per vedere se lo metteva in primo piano. Ma nei pochi giornali che arrivano qui, non avevo trovato niente. D’altra parte pensavo che avesse già la sua età, anche se era stato detto che il card. Bergoglio era stato uno degli eletti quando il cardi- nal Ratzinger era diventato Be- nedetto XVI. Solo su un giornale argentino era apparso come co- lui che stava guadagnando il be- neplacito di molti dopo alcuni suoi interventi. È stato con grande gioia che ho ricevuto un messaggio con la no- semplice come Francesco, Fra- tello Francesco! In Argentina monsignor Bergo- glio era il vescovo missionario che camminava, e invitava i suoi colleghi vescovi a camminare, verso le periferie, le baracco- poli... parlando con la gente, po- nendosi accanto ai poveri, non rimanendo nel «tempio». Coe- rentemente incoraggiava i preti e i laici a organizzare «carpas mi- sioneras», cioè delle tende in città, negli incroci delle strade e nelle piazze, nella diaspora, dove si trovano quelli che vanno in chiesa e quelli che non ci vanno proprio. Dove, soprattutto, si può capire che il nostro Dio non è un Dio che si trova solo nel tempio, ma è Emmanuele, il Dio con noi, tutti i giorni, in ogni momento, in ogni luogo. Un Dio che cammina con l’uomo. Il cardinal Bergoglio dimostrava la sua semplicità girando in città coi mezzi pubblici: autobus, me- tropolitana, treno… e vivendo in un appartamento molto sobrio vicino alla cattedrale. Era vicino alla gente, in partico- lare ai giovani in deversi mo- menti, come durante il pellegri- naggio nazionale giovanile al santuario della nostra patrona, Nostra Signora di Luján. I giovani marciano a piedi quasi 70 km, e lui molte volte li aspettava per accoglierli e presiedere l’eucari- stia, incoraggiandoli nella vita quotidiana. In diverse occasioni ha presieduto la messa in onore MAGGIO 2013 MC 11 MC ARTICOLI # Papa Francesco durante l’incon- tro con i giornalisti, il 16.03.2013. # Qui sotto: gli argentini hanno ve- gliato tutta la notta in Plaza de Mayo a Buenos Aires per vedere la cerimonia dell’insediamento del «loro» papa. © Davide Casali

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