Missioni Consolata - Marzo 2013

« 1 Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici d’Israele i suoi figli. 2 Il primogenito si chiamava Gioele, il secondogenito Abia; erano giudici a Bersabea. 3 I figli di lui però non cam- minavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il guada- gno, accettavano regali e stravolgevano il diritto. 4 Si radu- narono allora tutti gli anziani d’Israele e vennero da Sa- muele a Rama. 5 Gli dissero: “Tu ormai sei vecchio e i tuoi fi- gli non camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i po- poli”. 6 Agli occhi di Samuele la proposta dispiacque, perché avevano detto: “Dacci un re che sia nostro giudice”. Perciò Samuele pregò il Signore. 7 Il Signore disse a Samuele: “Ascolta la voce del popolo, qualunque cosa ti dicano, per- ché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di loro ”» (1Sam 8,8). La richiesta di un re su Israele è illegittima, perché re del popolo scelto da Dio per la sua epopea di salvezza dovrebbe essere solo Yhwh, il Dio liberatore e creatore (cf 1Cr 16,31; Sal 93/92,1; 96/95,10; 97/96,1; 99/98; 1Gv 12,13). Da questo momento comincia un tempo burra- scoso per Israele, e la monarchia non attecchirà mai, ma sopravvivrà solo per un paio di secoli e sarà causa di distruzione, di morte e di afflizione per tutto il po- polo. Non bisogna perdere di vista questo testo quando leggiamo il racconto dello scontro tra i capi dei sacer- doti e Gesù perché di questo si tratta: stabilire chi è il re d’Israele, anzi chi è il Dio dei capi dei sacerdoti e de- gli scribi. Il popolo esige un re come giudice «come av- viene per tutti i popoli» (1Sam 8,5). Il popolo sa che il re lo dissanguerà, che ruberà i loro figli e li manderà in guerra, che rapirà le loro figlie per farne schiave nel suo harem, che farà solo i propri interessi, della sua fa- miglia e di coloro che lo adulano, eppure il popolo vuole un re per essere governato da un aguzzino, avverando la Parola di Dio detta per mezzo di Samuele: « 10 Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re. 11 Disse: “Questo sarà il diritto del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo coc- chio, 12 li farà capi di migliaia e capi di cinquantine, li costrin- gerà ad arare i suoi campi, mietere le sue messi e appre- stargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. 13 Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profu- miere e cuoche e fornaie. 14 Prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri. 15 Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le de- cime e le darà ai suoi cortigiani e ai suoi ministri. 16 Vi pren- derà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. 17 Metterà la decima sulle vostre greggi e voi stessi diventerete suoi servi. 18 Allora gri- derete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Si- gnore non vi ascolterà”. 19 Il popolo rifiutò di ascoltare la voce di Samuele e disse: “No! Ci sia un re su di noi. 20 Sa- remo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre bat- taglie”» (1Sam 8,10-20). Gli anziani d’Israele chiedono al profeta un re «come avviene per tutti i popoli» e Dio li accontenta, consape- vole che hanno rifiutato lui, loro liberatore e creatore. La storia si ripete, perché i loro discendenti faranno lo stesso, aggravando la situazione. Non più davanti a un profeta, ma davanti al procuratore romano, rappresen- tante dell’imperatore pagano che occupa la terra santa d’Israele, essi proclamano ufficialmente di non avere altro Dio che Cesare e quindi consegnano la loro fe- deltà a un re usurpatore, in sostituzione di Dio. (Continua - 1) - Il testo di Mc 12,17 che sta alla base degli altri due (cf Mt 22,21 e Lc 20,25) tradotto alla lettera, è il seguente: « 16 Di chi è l’immagine ( eikôn ) e l’iscrizione? Ed essi ri- sposero: “Di Cesare”. 17 Gesù, quindi, disse loro: “Le cose [che sono] di Cesare re stituite a Cesare, «e» le cose [che sono] di Dio [ re stituite] a Dio”». - Luca a differenza di Mc aggiunge: «E disse quindi [Gesù] a loro: “Pertanto dunque/di conseguenza ri - date/ re stituite le cose [che sono] di Cesare a Cesare «e» le cose [che sono] di Dio [ re stituite] a Dio”». Si capisce subito che la questione è solo una trappola, perché qualunque risposta Gesù possa dare, lo mette- rebbe a mal partito: in caso di risposta affermativa, Gesù sarebbe stato additato al popolo come fautore dell’imperatore pagano; in caso di risposta negativa, poteva essere accusato presso l’autorità romana come sobillatore antigovernativo. Osservazione morfologica: tra la prima parte e la seconda troviamo la congiunzione coordinante copulativa « kài - e» che qui ha valore fortemente «avversativo», perché Gesù intende riportare i suoi ascoltatori davanti alla loro respon- sabilità di avere messo sullo stesso piano «Dio» e «Ce- sare», cadendo così nell’apostasia. La congiunzione quindi non ha valore coordinante, ma oppositivo: non quindi «a Cesare quello che è di Cesare e (= allo stesso modo, con- temporaneamente) a Dio quello che è Dio», ma «a Cesare quello che è di Cesare e (= ma al contrario), ritornate a re- stituire a Dio quello che è Dio», segno che i Giudei avevano confuso Cesare e Dio. Tutta la questione, come vedremo, ri- guarda non il potere, ma «l’immagine», cioè la propria identità in relazione al Creatore. UNA QUESTIONE ANTICA Per capire questo brano bisogna andare indietro, a uno scritto del sec. VII a.C. che a sua volta descrive con ogni probabilità eventi avvenuti nel sec. XIII a.C. di cui però è difficile se non impossibile stabilire la cronologia. Il te- sto appartiene al ciclo dei «Giudici di Israele», qui l’ul- timo di essi, Samuele, a cui la tradizione biblica attri- buisce due libri, 1 e 2 Samuele, che nella Bibbia ebraica corrispondono a 1 e 2 Re. 34 MC MARZO 2013 Così sta scritto # Gesù e la moneta: «Date a Cesare ciò che è di Cesare» (da un’incisione di Gustave Doré).

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