Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

GENNAIO-FEBBRAIO 2013 amico 77 prima: Giovanni Battista, Elia o uno dei profeti. Nessuno sem- brava capace di leggere la sua vera identità dietro la sua uma- nità. Nelle sue azioni e nelle sue parole si manifestava qual- cosa di straordinario, una sa- pienza e autorità straordinarie (cfr. Mc 6,2). Di lì le domande: «Chi è costui? Donde viene a lui la sapienza? Non è egli forse il figlio del carpentiere, il figlio di Maria?» (cfr. Mc 6,3). La gente si meravigliava, si stu- piva, ma non arrivava alla fede in lui, e anzi si scandalizzava. In- vece di trovare in Gesù la solu- zione dei loro problemi vi tro- vava un inciampo quasi insor- montabile. DAI MIRACOLI ALLA CROCE Nel suo Vangelo, come accade anche negli altri, Marco narra una serie di miracoli che ave- vano avviato il processo della fede, senza condurre alla fede piena e genuina. Per compiere miracoli Gesù richiedeva la fede. Alla donna che soffriva di perdite di sangue Gesù aveva detto: «Figlia, la tua fede ti ha salvato» (Mc 5:34); al padre della bambina morta: «Non te- mere, soltanto credi» (Mc 3,36); al cieco di Gerico: «Va, la tua fede ti ha salvato» (Mc 10,52). In quei casi Gesù agiva sulla base della fiducia previa delle per- sone nel suo potere. Tuttavia a ben leggere il Vangelo di Marco, si vede che i miracoli non bastavano per identificare la vera identità dell’uomo di Na- zareth. Le folle si entusiasma- vano alla vista dei numerosi atti di potenza, ma non vedevano in lui il Messia; i discepoli scorge- vano in lui il Messia (Mc 8,27), ma non l’uomo della croce. Una fede basata solo sui mira- coli non è sufficiente. È significa- tivo seguire il cammino di fede di Pietro. Se a Cesarea di Filippi, Pietro era riuscito, per effetto di una rivelazione del Padre, a pro- clamare che Gesù era il Cristo, al primo annuncio che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, essere riprovato e infine ucciso (cfr. Mc 8,31-33), aveva reagito malamente ed era arri- vato perfino a rimproverare Gesù. Le azioni di potenza di Gesù sparivano gradualmente man mano che lo spettro della croce si avvicinava. La potenza dei miracoli si infrangeva nel- l’impotenza della crocifissione. I miracoli mostrano solo un aspetto della identità di Gesù, ma non sono una via sufficiente per una fede solida. Lo stesso Gesù aveva imposto il silenzio ai demoni e ai discepoli che ave- vano intuito qualcosa del mi- stero che lo circondava. Nella prima parte del Vangelo di Marco, Cristo appare come il taumaturgo e maestro, mentre nella seconda parte egli appare come il Servo Sofferente, pronto a dare «la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45). Ma la croce fa paura. Sulla croce egli aveva sperimentato la to- tale e profonda solitudine e aveva esclamato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbando- nato?» (Mc 15,34). La voce che aveva sentito nel Battesimo e nella Trasfigurazione ora taceva. Egli si era ritrovato solo mentre esprimeva la totale obbedienza al Padre e donava la sua vita per l’umanità. La croce è il vero sco- glio per la fede, il vero pro- blema esistenziale per tutti gli uomini di buona volontà. Per questo Paolo affermava con de- terminazione: «E mentre i Giu- dei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predi- chiamo un Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza dei pagani» (1Cor 1,22-23). La vera fede, dunque, deve supe- rare lo scoglio della croce. Para- dossalmente la croce è il luogo dove l’immensità del suo amore diventa visibile. Agli Efesini Paolo scriveva che «questo amore sorpassa ogni cono- scenza» (Ef 3,19). Tale amore è fuori della nostra portata cono- scitiva perché abbraccia le quat- tro dimensioni cosmiche: am- piezza, lunghezza, altezza e pro- fondità (cf. Ef 3,19). L’universo intero riverbera come una eco perenne dell’immenso amore di Cristo. Tale amore è l’oggetto della nostra fede, che diventa performativa solamente quando potremo dire con Paolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?» (Rom 8,35). Antonio Magnante AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Laura James, Jesus Feeds the 5000 da osilasgallery.org

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