Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

GENNAIO-FEBBRAIO 2013 amico 69 AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Per prima cosa dobbiamo rico- noscere il conflitto e so-stare in esso. «Perdonare e riconciliarsi non significa far finta che le cose siano diverse da quelle che sono. Non significa battersi re- ciprocamente la mano sulla spalla e chiudere gli occhi di fronte a quello che non va. Una vera riconciliazione può avve- nire soltanto mettendo allo scoperto i propri sentimenti: la meschinità, la violenza, il do- lore, la degradazione… la ve- rità» (Desmund Tutu). Proponiamo su questo tema al- cune attività per fare una rifles- sione attiva con i ragazzi tratte dal libro Educamondo. Per- corso di formazione alla pace, cittadinanza, giustizia e solida- rietà , editrice AVE, 2005. Esse verranno pubblicate insieme al testo di questo articolo sul no- stro sito nella sezione «Amico- mondo. Strumenti di Anima- zione Missionaria». PACE È… GIUSTIZIA NEI RAPPORTI NORD/SUD DEL MONDO La pace non è solo assenza di guerra ma opera di giustizia, si costruisce anche con la denun- cia e la modifica dei meccani- smi iniqui che condannano alla fame milioni di abitanti del pia- neta. La denutrizione, la man- canza di assistenza sanitaria e d’istruzione, non sono il frutto della malasorte, ma il risultato di scelte economiche di sfrutta- mento di quei paesi definiti gelo di Giovanni, nell’episodio dell’interrogatorio di Gesù da- vanti al sommo sacerdote (Gv 18, 19-24). Gesù chiede alla guardia che lo schiaffeggia: «Se ho fatto male dimostrami dov’è il male, ma se ho detto bene, perché mi percuoti?». Gesù fa una scelta di nonviolenza, per- ché aiuta l’altro a prendere co- scienza dell’inadeguatezza del gesto violento. All’amore per il nemico si affianca il perdono, che diventa una possibile meta di un itinerario che può spez- zare la catena della violenza e della vendetta. PACE È… GESTIONE NONVIOLENTA DEI CONFLITTI «Pace non è assenza di guerra: pace è l’assenza o la riduzione della violenza di qualunque ge- nere, è la trasformazione non- violenta e creativa dei conflitti» (Johan Galtung). Dobbiamo imparare a stare dentro il conflitto, a viverlo come momento di crescita e di confronto e non solo come fat- tore di paura o di minaccia da eliminare. I conflitti fanno parte della vita, mettono in evidenza problemi e sofferenze, sono sintomi di crisi in cui le persone possono superare il risentimento e com- prendersi meglio nelle rispet- tive differenze. Il conflitto è uno stato delle re- lazioni in cui è presente un pro- blema al quale è associato un disagio. PAR GIOV © biancoenerored.wordpress.com «poveri», condannati alla mise- ria proprio dalla loro ricchezza di materie prime. Contribuire alla pace significa allora creare un nuovo ordine economico che ponga al centro la persona umana, i suoi biso- gni e il suo sviluppo integrale, e non gli interessi economici e finanziari di una cerchia ristretta di persone. Sono molte le attività possibili per far toccare con mano ai ra- gazzi i meccanismi di sfrutta- mento dell’economia globale. Il gioco più conosciuto è quello del «banchetto mondiale», sca- ricabile dal sito internet http://www.volint.it/scuolevis/f ame/strumenti.htm , ma altre interessanti proposte didatti- che sono rintracciabili sui libri: M. Morozzi, A. Valer, L'econo- mia giocata. Giochi di simula- zione per percorsi educativi verso una società sostenibile, EMI 2001; E. Del Vecchio, S-cambiando il mondo , Vannini 2003. PACE È… CONVIVIALITÀ DELLE DIFFERENZE «Ci attende un lungo e faticoso cammino: in questa nuova sta- gione dobbiamo, infatti, diven- tare competenti nella comples- sità, esperti della diversità, ca- paci di incontrare e di comuni- care con uomini e donne che © Af.MC/U. Pozzoli 2009

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