Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

mo il suolo, esaurendo il petrolio e i luoghi dove è relativamente facile e- strarre i minerali, stiamo cambiando il clima del pianeta e avvelenando la terra, il mare e l’atmosfe- ra in modo assai pericolo- so. Distruggendo le risor- se al ritmo attuale stiamo preparando i conflitti fu- turi, che si innescheranno per la sopravvivenza dei popoli e delle nazioni più forti, quando il più spieta- to e il più progredito tec- nologicamente sarà il vin- citore. Cosa faremo fra trent’anni quando la po- polazione mondiale rag- giungerà i 10 miliardi? La cultura dello spreco, del consumismo e dell’ar- raffa quello che puoi e di- sinteressati delle altre nazioni e popoli, è arrivata alla fine. Se non si farà il necessario, ci saranno e- venti disastrosi per l’uma- nità. Cosa accadrà alla di- gnità umana, quando ci saranno problemi come il poter vivere dignitosa- mente, quando ci saranno grandi distese di case e catapecchie che non a- vranno i servizi igienici, l’acqua potabile e non ci sarà cibo a sufficienza per tutti? Ci ridurremo come nel film “2022, i soprav- vissuti” ( Soylent Green , di Richard Fleischer, 1973)? Cordiali saluti. Paolo Sanviti email, 09/11/2012 STRAGE DI INNO- CENTI IN AFRICA Si dibatte sempre sulla morte di tanti bambini a- fricani innocenti, ma vor- rei far presente: - Non esiste la famiglia a- fricana (le tribù sono qua- si scomparse). Gli uomini africani, dopo avere gene- rato, lasciano la donna che si sobbarca l’alleva- mento dei figli come può. - L’occidente, dopo aver dato ai paesi africani i vaccini, gli antibiotici e le medicine salvavita, dove- va dare anche i profilatti- fare prevalere la fede sul- la religione, ma non di- menticate la religione, perché, se praticata bene, aumenta la fede e vice- versa. Con i nipoti faccio lo stesso, ma è ben più difficile. Continuo a semi- nare e mi dico: «Signore, io cerco di seminare al meglio, ora irriga tu e fa’ crescere la pianta, se vuoi». Quel «se vuoi» mi mette allegria, perché so che anche Lui è coinvolto nel mio lavoro di educa- trice, e io sono coinvolta nel Suo di creatore e re- dentore. Che ne dici? So- no fuori strada? In quanto al Vaticano II, i- niziò pochi giorni dopo il mio matrimonio ed ero alle prese con la tesi di laurea che conseguii a febbraio mentre ero in- cinta della nostra prima figlia, felice più per la creatura che portavo den- tro di me che per aver raggiunto la tanto ago- gnata meta. Leggevo sui giornali del Concilio (ero fissa a quello di Trento che «mi aveva opposto» ai miei compagni di scuo- la valdesi e al Vaticano I che aveva proclamato an- cora una volta l’infallibi- lità del papa), ma ero tal- mente presa dal lavoro tra casa e scuola che non mi rendevo conto di quel miracolo che stava succe- dendo. Papa Giovanni lo amavo molto, ma al mo- mento non capii la porta- ta del suo gesto. Ma don Domenico Mosso, che al- lora era viceparroco a Santa Teresina in Torino, nella seconda metà degli anni ’60, un bel giorno ci spiegò la Messa: le parole in italiano e il significato dell’essere rivolto verso di noi da un altare quasi circolare; ci fece cantare e ci disse che potevamo anche mangiarci una ca- ramella di menta per cantare meglio e che a- vremmo potuto fare lo stesso la comunione (il digiuno dalla mezzanotte era finito e ci si poteva pure lavare i denti senza timore di ingerire l’acqua) e masticare (sic!) l’ostia! Fu allora che mi si aprì nel cuore un canto di gioia: era finita la religio- ne, per me cominciava la Fede. Negli anni seguenti tornai sui banchi di scuola, mi i- scrissi all’Istituto Supe- riore di Scienze Religiose, frequentai per quattro an- ni i corsi e la ricchezza dei testi del Vaticano II in- sieme a quella delle Scritture mi riempì la vi- ta. Imparai a lavorare e ricercare con battisti, val- desi e metodisti, e pure con quelli della Comunità ebraica. Allora abitavamo in San Salvario e la vici- nanza di sinagoga, chiesa di San Pietro e Paolo e tempio valdese, tutti rac- chiusi in un piccolo spa- zio, fu di grande aiuto al lavoro insieme. Hai ragio- ne, quando sottolinei «l’universale e fonda- mentale chiamata alla santità come pienezza della vita cristiana e per- fezione della carità». è su questo punto che dobbia- mo lavorare. Bene, incomincio l’anno sociale nella mia parroc- chia piena di questa pagi- na/editoriale che tu mi hai personalmente rega- lato. Grazie. Paola Andolfi email, 29/09/2012 Caro p. Gigi, ho ricevuto tre giorni or sono il numero di ottobre: visto il tema del dossier, mi ci sono buttato a capo- fitto. Per coloro che han- no la nostra età, o giù di lì, il Concilio Ecumenico Vaticano II ha rappresen- tato e rappresenta uno spartiacque tra il prima e il dopo. Questo noi, vec- chietti, lo sappiamo. Sen- za ulteriormente dilun- garmi, desidero esprime- re a te personalmente e ai tuoi collaboratori il mio grandissimo plauso. Una citazione particolare va a Mario Bandera: mai era successo di leggere scritto da un altro il mio preciso e circostanziato pensiero. Non c’è da mo- dificare una virgola: ciò che espone nel suo con- tributo… è come l’avessi scritto io! Grazie. Ezio Venturelli email, 30/09/2012 ESTREMISMI È molto interessante la rivista Missioni Consolata di novembre, soprattutto l’editoriale, il dossier Jihad africana ed Armi low cost al suo interno. I nemici più pericolosi del- la democrazia e del be- nessere sono i diversi gruppi estremisti, che possono danneggiare la società. La violenza usata per promuovere la falsa democrazia, il falso bene e il falso bene comune, corrompe dall’interno. Oggi, il mondo sta suben- do grandi movimenti di popolazioni, cambiamenti radicali, e l’assenza di buon senso e di virtù mo- rale e generosità, sta fa- cendo prosperare l’egoi- smo e la violenza. Il No- vecento è stato il secolo del terrore e degli orrori, per questo c’è la neces- sità di creare sistemi di valori forti e radicati, al- trimenti gli esseri umani vivranno in una società sempre più simile alla di- stopia di «1984» di Geor- ge Orwell. Ci troviamo in una situa- zione di limite, perché stiamo consumando le ri- sorse del pianeta in modo esponenziale. La vita è vissuta consumando e non elevando la cultura, la spiritualità e la mora- lità. Per questo motivo ci sono sprechi, guerre, persone che muoiono per fame e malattie facilmen- te curabili (se ci fossero farmaci a basso costo e non ci fosse corruzione). Ci troveremo a vivere in un pianeta ridotto a un’e- norme struttura semi ar- tificiale per creare cibo, per ospitare edifici e per avere sistemi di manteni- mento delle poche risor- se che rimarranno. Stia- mo sfruttando al massi- 6 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com

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