Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

OSSIER 48 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 S alafismo o salafiyya è una scuola di pensiero dell’Islam sunnita che si rifà ai « Salaf al-ṣaliḥīn » («Pii antenati», «Precedessori»), ovvero le prime tre generazioni di musulmani (VII-VIII secolo): i « Sahābi » (i «Compagni» di Muhammad; i « Tābiʿūn » (i «Seguaci»), la generazione suc- cessiva a quella del Profeta; i « Tābiʿ al-Tābiʿiyyīn » («Coloro che vengono dopo i seguaci»), la terza generazione. Dai se- guaci della dottrina salafita, queste tre generazioni ven- gono considerate «modelli» da seguire. Il salafismo originario era un movimento autenticamente religioso, che ricercava un’antica purezza dell’Islam, ripu- lita da sovrastrutture createsi nei secoli, e proponeva una lettura né troppo letteralista né troppo allegorica o spiri- tuale-esoterica del Corano. Figure storiche fondamentali per i salafiti sono Ahmad ibn Hanbal (780-855), Ibn Taymiyya (1263-1328) - introdusse il concetto di « ǧihād », che ebbe grande influenza sul radiali- smo islamico moderno -, e Muhammad ibn Abd al-Wahhab (1703-1792). Il significato moderno del termine è collegato a un movi- mento di rinascita dell’Islam, avviato nel 1800 e proseguito nei primi decenni del 1900, in Egitto e in altri paesi arabi, in reazione - relazione al colonialismo occidentale, attraverso i testi e il lavoro di grandi studiosi musulmani: Jamal ad-Din al-Afghani (1838-1897), Muhammad ‘Abduh (1849-1905), fondatori del movimento culturale e politico conosciuto come « Iṣlāḥ » , riformismo islamico, e Rashid Rida (1865- 1935). È con Rida, nel 1900, in Egitto, che il movimento ri- formista assume caratteristiche di maggior contrapposi- zione con l’Europa, e intende far rinascere l’Islam dell’e- poca del profeta Muhammad e dei suoi compagni, i pii ante- nati, Salaf al- ṣ ali ḥī n, appunto. Da qui deriverà l’uso del ter- mine «Salafita». Il salafismo si trasformerà, negli anni successivi, sempre di più da movimento riformista, intellettuale, aperto e tolle- rante, a fondamentalista. Nascerà la «neosalafiyya», o neo- salafismo, con la creazione delle organizzazioni dei giovani musulmani (« Jam‘iyyat al-Shubban al-muslimin ») e la Fra- tellanza musulmana o Fratelli musulmani («J amāʿat al- Ikhwān al-muslimīn »), fondata al Cairo nel 1928 da Hasan al-Banna, politico e religioso egiziano, iniziato al sufismo e allievo di Muhammad ‘Abduh. Attraverso la «da‘wa», richiamo all’Islam, il neo-salafismo diventerà un’ideologia rivolta alle masse arabe diseredate, e non più solo a élite colte e intellettuali: in totale contrap- posizione al salafismo delle origini e di quello degli illumi- nati al-Afghani e ‘Abduh, si trasformerà dunque in movi- mento «anti-intellettuale» e conservatore. Esso diventerà espressione delle forme radicali del fondamentalismo isla- mico, fino alle sue estreme conseguenze del «qaedismo» e «jihadismo» attuali, passando per i gruppi violenti del sala- fismo algerino degli anni ’90. C on il passare degli anni, il «salafismo» è andato a deli- neare una galassia di gruppi e movimenti identificantisi con il wahhabismo , fondato nel 1700 da Muhammad ibn Abd al-Wahhab, teologo arabo della scuola giuridica hanba- lita (la più severa e intransigente, che rifiuta l’uso della ra- gione umana nell’interpretazione del Corano e della Sunna, le due fonti primarie dell’Islam). Dalla metà del 1900 a oggi, molti salafiti si rifanno all’ideo- logia wahhabita e impongono una lettura letterale del co- rano e della legge, la shari‘a, in quanto, secondo loro, è più adeguata alle necessità della vita attuale. I loro autori di ri- ferimento non sono più i fondatori del riformismo islamico dell’Ottocento-Novecento, ma studiosi fondamentalisti come Ibn Taymiyya, teologo hanbalita del 1200-1300. Dal 1700, il movimento wahhabita è profondamente legato alla dinastia degli al-Sa‘ud, in Arabia. Seguendo gli insegna- menti del suo fondatore, esso rifiuta tutto ciò che non è isla- mico ritenendolo pericolosamente «bid‘a» («innovativo») e «shirk» («associatore», di divinità all’unico Dio). Tra gli as- sociatori ci sono sciiti, sufi (i mistici dell’islam), cristiani e tutti coloro che non condividono la loro visione religiosa. Infatti, una delle opere maggiori di al-Wahhab è il « Kitāb al- Tawḥīd », il libro dell’Unicità divina, dove egli denunciò come eretiche e fuori dall’ortodossia le pratiche delle varie confraternite sufi, degli sciiti e di altre correnti dell’Islam. Il cristianesimo trinitario è considerato altrettanto eretico e politeista. Il salafismo moderno e contemporaneo, o neo-salafismo (che, da diversi anni a questa parte, si sta diffondendo an- che grazie a internet), si può distinguere in: 1) L ETTERALISTA O WAHHABITA . Si occupa della sfera reli- giosa e non è interessato alla politica. Non va d’accordo con la Fratellanza musulmana in quanto questa è impegnata nella conquista del potere. Quietista, incoraggia l’obbe- dienza al potere costituito, purché sia islamico. Nelle forme estreme, rigoriste, avversa ogni segno e simbolo della vita moderna: musica, tv, computer; le donne sono totalmente velate. L’Occidente è per loro simbolo della corruzione in tutti gli ambiti. 2) R IFORMISTA . Ha una lettura politica del mondo e dei rap- porti con l’Occidente, e una linea conservatrice e moderni- sta allo stesso tempo. Si oppone ai governi islamici collabo- ratori degli Usa e di Israele. 3) J IHADISTA . Il «jihad», qui inteso come sforzo militare, bellico, è un impegno prioritario rispetto al resto dei doveri religiosi del fedele-combattente. Per questa tendenza, qua- lunque musulmano può e deve proclamare il jihad, inteso come «dovere obbligatorio individuale», contro il «so- vrano» o i governanti musulmani qualora si dimostrassero non in linea con i dettami islamici. Per gruppi tipo al-Qaida tale jihad ha carattere globale, cioè può essere esportato anche al di fuori del mondo islamico; per altri invece deve rimanere «locale». T utte le forme di fondamentalismo islamico neo-salafita e jihadista sono accomunate da una scarsa capacità di analisi politica e geo-politica del mondo arabo-islamico e globale, da un ridotto sviluppo istituzionale, da un anti-in- tellettualismo, dall’indifferenza per la cultura e da un’atten- zione accentuata verso gli aspetti giuridici, materiali, e scarsamente spirituali della fede e della vita umana. • IL SALAFISMO: NASCITA, STORIA, IDEE © Annasofie Flamand / IRIN

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