Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

L a situazione in Siria è drammatica ormai da molto tempo. Che prospettive ci sono? «Lo scenario è cambiato. Ci sono forti dichiarazioni della Cina contro la guerra alla Siria. E anche della Russia, che oggi è decisamente più forte di quando cadde il Muro, nel 1989. È un paese ricco - il primo produttore di gas a livello internazionale -, grande e con un popolo che sostiene il risveglio del nazionali- smo. Allora, perché dovrebbe lasciare fare all’Occi- dente ciò che vuole? Un Occidente in caduta libera, oltretutto, ed esportatore di terrorismo islamico, in quanto, dalla Guerra fredda in poi, gli Usa hanno uti- lizzato il fondamentalismo islamico jihadista come strumento per indebolire o sconfiggere il nemico – si ricordino al-Qaida e i taliban nell’Afghanistan occu- pato dalle truppe sovietiche; e si pensi ai recenti casi di Libia e Siria, dove hanno operato o operano attual- mente “ribelli” locali, forze occidentali e jihadisti . In Siria la presenza del terrorismo è nota. Hanno aperto le porte ai jihadisti provenienti da tutte le parti. L’Occidente può essere accusato di aver ali- mentato il terrorismo islamico che ha fatto morti ovunque». La Siria e Israele, non solo Alture del Golan... «Il grande problema d’Israele è che nel 2006 è cam- biata la situazione militare: Hezbollah ha utilizzato sistemi di difesa e dissuasione. Il governo di Tel Aviv aveva due gioielli: i merkawa (famosi carrarmati di produzione israeliana, ndr) e l’aviazione. Ma essi ser- vono se si hanno davanti sistemi potenti. Hezbollah ha usato razzi anti-carro: qui è iniziata la crisi israe- liana, di cui ha accusato la Siria. Erano razzi modifi- cati in Siria. Allora, molti leader di Hamas, Hezbollah e militari siriani sono stati uccisi negli anni succes- sivi. L’interesse di Israele è di privare la Siria della sua potenza, ma il suo arsenale bellico è ancora in piedi. Washington e Tel Aviv vogliono indebolire il re- gime siriano, non farlo cadere. La sua caduta cree- rebbe il caos». Che relazione vede tra i fatti di Bengazi dell’11 set- tembre 2012, in cui è rimasto ucciso l’ambascia- tore Usa e altre persone dello staff consolare, e la situazione in Medio Oriente? «A mio avviso, l’attentato di Bengazi è stata una ri- sposta al tentativo americano di ritirarsi dal fronte siriano, in quanto la guerra s’è trasformata in jihadi- OSSIER USARE I SALAFITI, UN GIOCO PERICOLOSO DI A NGELA L ANO Talal Khrais è un giornalista italo-libanese. Che racconta il conflitto siriano partendo da una prospettiva diversa da quella occidentale. SIRIA: UN CONFLITTO, TANTI ATTORI Qui sotto : gente in coda per acquistare pane ad Aleppo, in Siria. Pagina seguente : palestinesi al valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto. © George Kurian / IRIN

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