Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

38 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 Nato, squadroni e commando addestrati dalla Cia, ecc.) per raggiungere i loro obiettivi di conquista del potere e rovesciamento selettivo (non tutti, cioè) di regimi dispotici loro avversi, laddove, appunto, sanno che non ci riuscirebbero dal «basso», con le sole ri- volte di piazza, non-violente e idealiste, o - come in Marocco - vincendo le elezioni (anche qui, come in Turchia, il partito «Giustizia e Sviluppo») senza ri- bellioni o scontri. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, l’islamofo- bia è sempre in agguato, e il pessimo e squallido vi- deo artigianale sulla vita del profeta Muhammad, «L’innocenza dei musulmani», diffuso su YouTube a settembre del 2012, ne è una delle tante prove. Esso aveva l’obiettivo di provocare l’ira dei musulmani, fe- riti dalle gratuite offese al profeta dell’Islam, addu- cendo nuovi pretesti per lo «scontro di civiltà» e per la guerra contro l’Iran, che una parte delle ammini- strazioni statunitense e israeliana vorrebbero scate- nare. Proprio su quest’ultimo conflitto e sulle politi- che da adottare verso l’Islam e il mondo arabo, la di- rigenza americana, e quella d’Israele, sono in con- flitto interno tra «falchi» e «colombe». Coerentemente con le strategie belliche dei loro pre- decessori (la famiglia Bush), i neocon Usa auspicano aggressioni e lo scontro diretto per realizzare le loro politiche imperialiste. La fazione obamiana, che ha dimostrato di amare la violenza e le guerre tanto quanto i suoi rivali - si pensi all’uso disinvolto dei droni in Afghanistan e Pakistan, ad esempio, e il golpe Nato contro la Libia -, adotta semplicemente metodi e strategie diverse: utilizza e manipola i mu- sulmani, siano leader o popoli arabi. FAMIGLIA AL-SAUD E STRATEGIE Nella sua lunga e dettagliata analisi sulle ragioni di quel filmetto a basso costo, Mahdi Darius Nazem- roaya, ricercatore di geopolitica presso il canadese «Centro di ricerca sulla globalizzazione», spiega: «La tempistica dell’uscita su YouTube del trailer de “L’innocenza dei musulmani”, un film di piccola pro- duzione che insulta il profeta Muhammad, non è solo una coincidenza. La data dell’11 settembre è stata scelta appositamente per l’associazione simbolica con i musulmani che viene fatta in maniera sbagliata e assurda da coloro che percepiscono gli attacchi come un crimine collettivo di tutti i praticanti isla- mici. Lo scopo di questo film offensivo è di incorag- giare l’odio e la divisione incrementando il divario tra i cosiddetti mondi occidentale e musulmano. «L’uscita del film oltre ad aspirare alla divisione del mondo è anche legata alla propaganda anti-Iran e al conflitto interno nella politica estera statunitense. Israele ha un ruolo fondamentale nella divisione in- terna tra le élite statunitensi e nell’antagonismo con- tro Teheran. L’analisi del ruolo israeliano non do- vrebbe essere svolta solo su una base nazionale che vede Israele e Usa separatamente, ma anche dal punto di vista internazionale, in cui riconoscere l’esi- stenza di alleanze tra gruppi diversi di élite nazionali che vanno oltre i confini dei singoli stati». «Non è certo per caso che una massiccia campagna pubblicitaria islamofoba, legata ai sostenitori dell’oc- cupazione del suolo palestinese e della guerra Usa- Israele contro l’Iran, sia stata intrapresa e intensifi- cata in concomitanza con l’uscita del video su You- Tube . Si tratta di un costante assedio all’immagine dei musulmani. In breve queste campagne mirano a rimodellare il Medio Oriente». Come è ormai noto, le grandi manifestazioni musul- mane organizzate nelle piazze di molte capitali mon- diali sono state orchestrate, almeno in fase iniziale, dal clan della famiglia Al-Saud (la dinastia al potere in Arabia Saudita) a Washington. Famiglia che, an- che questo è risaputo, sostiene economicamente i gruppi neo-salafiti in Egitto, Libia, Siria e in altre re- gioni asiatiche e africane, che stanno collaborando con Stati Uniti, Qatar e Israele, con il benestare di una parte della leadership della Fratellanza, a creare un nuovo assetto - si legga «destabilizzazione» - del Mediterraneo e del Medio Oriente, dopo aver infil- trato, manipolato e dirottato le primavere arabe. ERDOGAN, IL NEO-OTTOMANO Lo scenario geopolitico mediterraneo e mediorien- tale si sta dunque configurando su nuove guerre - di rapina delle risorse da parte dell’Occidente, e di po- tere e conquista politico-religiosa da parte degli al- leati tattici arabi e musulmani (sunniti). Questi ultimi sembrano avere un progetto di neo-ca- liffato che va dal Nordafrica, con appendici subsaha- riane, al Vicino e Medio Oriente. Gli attori che si spartiscono la scena, come abbiamo accennato so- pra, sono la Fratellanza musulmana e la variegata e discussa galassia del neo-salafismo. Tuttavia, uno dei co-protagonisti è anche la prospera Turchia, che sotto la direzione del partito «Giustizia e Sviluppo» del presidente Recep Tayyip Erdogan, emanazione anch’esso della Fratellanza, ha fatto passi da gigante, dal punto di vista economico e so- ciale, e ha offerto al mondo islamico una via di svi- luppo da seguire. Il cambiamento della propria politica estera, rispetto al lungo periodo laico kemalista, la vede impegnata maggiormente nelle aree che storicamente facevano parte dell’Impero Ottomano; tale aspirazione neo-ot- tomana la porta a una rivalità geopolitica con un’al- tra antica e illustre nazione mediorientale: la Persia, anch’essa musulmana non araba, e altrettanto inte- ressata al ruolo di guida del risveglio islamico in corso. Le ambizioni regionali da una parte e la partecipa- zione alla Nato dall’altra, fanno sì che il Paese anato- lico prenda parte, a livello militare e strategico, al war-game statunitense-israeliano, e salafita, e tra- scini i già più che convinti leader sunniti nella conflit- tualità contro la Siria e, per ora, nelle schermaglie contro l’Iran. SUNNITI CONTRO SCIITI Osservando gli eventi in corso sembra che il mondo islamico sunnita (almeno una parte di esso) stia an- dando alla «guerra», in senso politico, e religioso (questo fattore non deve essere dimenticato, in quanto è altrettanto determinante), contro la fazione minoritaria, lo sciismo. Lo si nota negli articoli che OSSIER

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