Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

ro, come meglio proseguire con le attività di formazione e anima- zione missionaria. Il discernimento, illuminato an- che da padre Piero Trabucco, l’allora superiore generale, ci convinse a pubblicare una rivista missionaria ad gentes per la Co- rea. Essa sarebbe stata di forte aiuto per la nostra cerchia di a- mici, un prezioso mezzo di ani- mazione vocazionale, per attira- re altri giovani alla bellezza della vocazione missionaria, e un forte stimolo per la Chiesa coreana, molto attiva nell’annunciare il Vangelo ai vicini, ma molto meno nel farlo ai lontani. «LA CONSOLATA» IN COREANO Anche questa volta il discerni- mento ci spinse a lanciarci in una nuova avventura. Era il 1995. Nel frattempo erano arrivati altri missionari: Gianpaolo Lamberto, italiano, e Antonio Domenech, spagnolo, nel 1992; Rafael, ar- gentino, e Benjamin, colombiano, nel 1994; per il 1996 era previsto l’arrivo di Alvaro Pacheco, porto- ghese, e Juan Pablo, colombiano. Crescendo il nostro numero, au- mentava anche la capacità di la- va a purificarci ma sempre con un occhio di riguardo, risponde- va al nome di Kim Joseph. Que- sti, esperto di costruzioni, si fece carico di «sorvegliare» la costru- zione al posto nostro. Essa ci pa- reva enorme a quei tempi, men- tre adesso è diventata un nane- rottolo, schiacciato dai grattacie- li nel frattempo sorti accanto. Fin dall’inizio ci preoccupammo di avere gli spazi necessari per l’animazione missionaria e per altre eventuali attività non ancora previste. C’era infatti un giova- notto che ci si era avvicinato e ci «annusava» con curiosità e inte- resse, finché un giorno prese il coraggio a due mani e ci chiese se fosse potuto anche lui «diven- tare come noi». Iniziò così anche il discorso del discernimento vo- cazionale e quello più complesso della formazione. A quel Paolo ne seguì un altro, poi altri giovani ancora. Purtroppo, in fasi diverse della loro formazione, quei primi candidati coreani missionari del- la Consolata uscirono tutti, ma ebbero il merito di aprire il cam- mino, di farci riflettere su come agire con gli studenti coreani, quale formazione attuare con lo- voro. L’angelo di turno questa vol- ta si chiamava Choi Marino, gior- nalista di professione; era seria- mente ammalato, ma ci diede u- gualmente un aiuto decisivo, in- sieme a Shin Ki-jin, protestante, ma amico fedelissimo, che da quasi 20 anni continua ad essere l’editore della nostra rivista «La Consolata», naturalmente con caratteri coreani. L’esperienza di Marino, mancato purtroppo nel gennaio del 2000, si dimostò utile per indurci a pubblicare, accanto alla rivista, una serie di sussidi di formazio- ne missionaria che ebbero il loro momento di gloria, e per riorga- nizzare il Gruppo degli Amici, se- condo la classica struttura co- reana. Grazie a questo, abbiamo iniziato a organizzare «pellegrinaggi di esperienza missionaria», prima alle radici dell’Istituto in Italia, poi alle missioni in Kenya, alle nostre presenze in Spagna, in Portogallo e in Mongolia. A tali iniziative si aggiungono i problemi per trasmettere un au- tentico spirito missionario ad gentes alle persone, per accre- scere il numero dei benefattori, per diffondere la rivista... ed altri ancora. Nonostante gli enormi sforzi fatti dalla nostra équipe di Animazione missionaria vocazio- nale, non siamo ancora riusciti a formare un gruppo giovanile missionario stabile. Anche in Co- rea le vocazioni alla vita religiosa e missionaria sono drasticamen- te scese di numero. Eppure sia- mo convinti che il Padrone della Vigna sia ancora al lavoro, ma- gari sotto traccia, per noi. COREA DEL SUD 20 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 # Accanto, da sinistra: i padri Juan Pablo, Paco e Tamrat nel quartiere povero di Guryong (Seoul). # Sotto: primo incontro del gruppo Fa- miglia Consolata (20-11-2006). # A destra: inaugurazione del primo centro per il dialogo interreligioso a Ok-kil-dong (4-4-1999). # Pagina accanto: padre Diego, autore di questo articolo a colloquio con un monaco buddista. Alcuni giovani dell’associazione «Catena della pace».

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