Missioni Consolata - Ottobre 2012

nare mai! Ma non solo il pae- saggio, anche la gente ti dà un impatto tutto particolare, con i suoi colori, i sorrisi sempre stampati sui volti, la sua vivacità. Ricordo il giorno in cui arrivai nel villaggio dove poi lavorai per alcuni anni: un numero infi- nito di bambini che gridavano accorsero a vedere questo nuovo padre che veniva in mezzo a loro. I bambini! Sono la meraviglia dell'Africa. Li trovi ovunque, anche dove pensi che non ci sia nessuno. Spuntano dal nulla! A differenza dell'Italia, non è difficile incontrare donne che spesso hanno un bimbo sulle spalle, uno per mano... e magari un altro nella pancia! I bambini più piccoli salutano sempre le persone adulte con molto ri- spetto dicendo: « Shikamoo », e alzano le mani in alto per met- terle sulla testa dell'adulto che si deve abbassare. Però - mi sono sempre doman- dato -, come fa questa gente a essere sempre allegra se è così povera, mentre noi in Italia spesso abbiamo il muso lungo nonostante abbiamo tutto e an- 60 amico OTTOBRE 2012 che di più del necessario? Se volevo continuare a stare in Africa e parlare con le persone avevo bisogno di conoscere la lingua del posto... così mi sono messo a studiarla attenta- mente. Una volta imparata, ho cominciato a visitare la mis- sione per conoscere bene an- che la realtà, quello che c'era da fare e come si poteva fare. La prima cosa era la Messa. La celebrazione della Messa non è mai noiosa, perché la gente la rende vivace con canti e danze al ritmo dei tamburi e di tanti altri strumenti a volte improvvisati. Dopo la Messa spesso ci si ritrova all'ombra di un albero, tutti in cerchio, per condividere la vita e per discu- tere i problemi della comunità e insieme si cerca qualche so- luzione. I bambini si radunano a parte e, insieme a un adulto, imparano le preghiere, il cate- chismo, i canti e le danze per la celebrazione successiva. Spesso capita che ci sia qual- che ammalato o anziano che non può muoversi, allora tutti insieme, oppure in un piccolo gruppo, si va a fargli visita per portare il nostro conforto. Visitare le comunità significa condividere anche il pasto con qualche famiglia che ti acco- glie. Allora mi siedo con loro e mangio alla loro maniera: un unico grande piatto dove tutti prendono il cibo... con le mani! Quando giunge il momento di partire è sempre complicato: ci sono troppe persone che chie- dono un passaggio in mac- china per arrivare alla mis- sione! Ma una macchina con cinque posti non può portare 50 persone! Viaggiare in Africa non è mai facile, le strade asfaltate sono pochissime, per cui una volta giunto in missione sono dav- vero stanco morto! Però sono anche felice per tutti gli incon- tri che ho avuto e le tante per- sone conosciute. © Af MC/D Corti 2012 © Af.MC/D. Corti 2012

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